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CAV - Centro di Accoglienza alla Vita Vogherese ODV

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di Ermes Dovico – da www.lanuovabq.it del 14 gennaio 2018 -
 
Una donna del Michigan si reca in clinica per abortire con la pillola RU-486, ma dopo una settimana il feto è ancora vivo. Così decide di portare a termine la gravidanza contro il parere dei medici e vince: da una gravidanza rifiutata e poi accolta nasce l'esperienza delle cliniche che aiutano le donne e contrastare gli effetti di quello che Lejeune chiamava il pesticida umano.
Pensava di essere fuori tempo massimo per riparare al suo errore più grande, di cui si era già pentita. Ma qualcosa, o Qualcuno, le ha fatto capire che c’era ancora speranza e lei è stata in grado di corrispondervi con tutta la sua buona volontà. Lisa, il nome è di fantasia, è una venticinquenne americana che nell’autunno del 2015 si era recata in un centro abortivo del Michigan per porre fine alla vita che custodiva nel suo grembo, attraverso l’aborto chimico. Vi era poi ritornata una settimana dopo aver assunto il mifepristone, l’anti-progestinico contenuto nella RU-486 (la pillola abortiva che il grande genetista francese Jerome Lejeune ha definito “pesticida umano”) e il cui scopo è inibire lo sviluppo dell’embrione, e quando aveva già ingerito anche la seconda pillola per indurre il travaglio ed espellere il bimbo senza vita. Vi era tornata perché, in mancanza delle attese contrazioni, aveva capito che qualcosa non aveva “funzionato”.
Come un intensissimo raggio di luce tra le tenebre, l’ecografia mostrò che l’aborto non era riuscito. La creatura dentro di lei era ancora viva. Senza nemmeno considerare la grazia ricevuta, il personale del centro abortivo presentò a Lisa due “opzioni”: fare un altro tentativo con la pillola abortiva o praticare l’aborto chirurgico. La donna le rifiutò entrambe. Voleva far nascere quella vita, ma non trovando alcun aiuto in quel centro di morte si rivolse a una vicina clinica pro-life, il Crossroads Care Center di Auburn Hills. Pur chiamando fuori dall’orario d’ufficio, le rispose il direttore della clinica Tim Stickel, che la indirizzò immediatamente verso un trattamento ginecologico d’emergenza.
Da quel momento, mentre la donna riceveva la necessaria assistenza medica, Stickel e altri membri del suo staff hanno trascorso ore in preghiera e con l’aiuto della Bibbia hanno guidato Lisa e il padre del nascituro a prendere consapevolezza del dono che avevano ricevuto con quel concepimento, che li rendeva collaboratori della più alta opera di creazione divina. Nella primavera del 2016, Lisa ha infine partorito una bambina. “È stato Dio a custodirla – ha detto Stickel. Non abbiamo mai pianto di più e pregato così tanto. È stato come un giro emozionante sulle montagne russe, un enorme investimento di tempo, ma solo dopo che Dio aveva preservato questa bambina”.
Non solo quella bambina ha arricchito la vita dei suoi genitori, ma la sua nascita è divenuta una sorgente di speranza anche per altri bambini vittime di un delitto che la cultura dominante celebra come autodeterminazione. Animato dalla volontà di aiutare altre madri in situazioni simili, dopo aver constatato con gioia il cambiamento interiore avvenuto in Lisa, il nome è di fantasia, e la gravidanza andata a buon fine, nel marzo scorso Stickel ha fatto aderire il suo centro all’Abortion Pill Reversal Network, una rete con oltre 350 cliniche specializzate che finora ha aiutato oltre 400 madri a salvare i loro bambini contrastando gli effetti della RU-486 (la percentuale di successo è del 55%, in base ai dati presentati sul sito del network).
Anche se i cantori dell’aborto come “libera scelta” si guardano bene dal parlarne, dal 2007 esiste infatti una procedura medica per invertire l’azione abortiva indotta dalla RU-486, dando alle madri che hanno cambiato idea la possibilità di salvare la vita del bambino che portano in grembo. Chiaramente prima si interviene e più aumentano le probabilità di evitare l’aborto chimico, che prevede appunto l’assunzione del mifepristone seguita quasi sempre da una seconda pillola a base di prostaglandina. Una procedura che uccide il bambino ed è pericolosa per le stesse madri, come ricordano i due decessi registrati in Italia nel 2014 in seguito all’assunzione della RU, la cui commercializzazione evidenzia tutta l’ipocrisia degli abortisti, che con la legge 194 avevano detto pretestuosamente di voler evitare l’aborto fai da te.
I medici americani che hanno elaborato il protocollo per fermare questo processo di morte e consentire il proseguimento della gravidanza attraverso l’iniezione di dosi di progesterone, capaci di riattivare lo sviluppo embrionale, consigliano di intervenire entro 24 o al più 72 ore dall’assunzione della prima pillola, ma esortano le donne a non perdere le speranze anche se sono passati tre giorni: potrebbe non essere troppo tardi, come ci ricorda la storia di rinascita di Lisa e della sua bambina.
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Meno aborti, ma sempre più «invisibili»

 Viviana Daloiso  - da www.avvenire.it di giovedì 11 gennaio 2018
Interruzioni di gravidanza al minimo da 40 anni, ma con il boom delle pillole del giorno dopo. Tutti i dati.
A legislatura finita, mentre la campagna elettorale è ai nastri di partenza – e forse alcuni temi possono risultare scomodi –, è stata depositata in Parlamento senza troppi annunci la Relazione annuale del Ministero della Salute sulla legge 194 relativa all’anno 2016. Che traccia un quadro in chiaroscuro della situazione italiana, facendo emergere numeri e tendenze tutto fuorché trascurabili. A partire da quelli sulla tanto vituperata obiezione di coscienza: che resta stabile al 71% (era al 70,9 nel 2015) e che tuttavia nessun problema crea all’“offerta” di interruzioni di gravidanza, come dimostrano i dati per la prima volta quest’anno raccolti struttura per struttura.
E se certo è una buona notizia che gli aborti siano ancora in calo (-3,1%), anche se meno marcato rispetto agli ultimi due anni e da ascrivere in buona parte al picco inaudito della denatalità, indiscutibile è l’aumento notevole del ricorso alle pillole del giorno dopo e dei cinque giorni dopo. Segno che della cosiddetta “contraccezione d’emergenza” – che nel caso una gravidanza si sia instaurata, quella gravidanza ha il potere di interrompere – bisognerà tenere sempre più conto in futuro per analizzare il tasso reale di abortività nel nostro Paese.
Meno aborti. Nel 2016 il numero di aborti riferito dalle regioni è stato pari a 84.926, con una diminuzione del 3,1% rispetto al 2015. Anno in cui la riduzione era stata sensibilmente maggiore (-9,3%). In ogni caso per il terzo anno di seguito il numero totale delle interruzioni volontarie di gravidanza è stato inferiore a 100mila, più che dimezzato rispetto ai 234.801 del 1982, anno in cui si era riscontrato il valore più alto in Italia. Di più: considerando solamente gli aborti effettuati da cittadine italiane, per la prima volta il valore scende al di sotto di 60mila (con un decremento percentuale del 74.7%). Stabili invece, e ancora altissime, le percentuali relative alle interruzioni di gravidanza delle donne straniere: sono un terzo di tutti gli aborti, e questo nonostante le immigrate siano molte meno di un terzo delle italiane. Seppur in leggera diminuzione, il loro tasso di abortività (15,7 per mille) resta quasi 3 volte più alto di quello delle donne italiane.
Obiettori e offerta del servizio. Stabile, si diceva, è anche la percentuale dei medici obiettori di coscienza: 71 su cento. Questo rende impossibile abortire, in Italia? Nient’affatto. Mentre il numero di aborti è pari al 18% delle nascite (era il 20% nel 2014), il numero di punti dove è possibile abortire è pari all’82% del numero di punti nascita (era il 74% nel 2014), di molto superiore rispetto a quello che sarebbe se si rispettassero le proporzioni fra aborti e nascite. Quanto al carico di lavoro medio settimanale di aborti per ogni ginecologo non obiettore, anche in questo caso si confermano i dati del passato: considerando cioè 44 settimane lavorative in un anno, il numero di aborti per ogni ginecologo non obiettore, settimanalmente, è stato mediamente di 1,6 nel 2016 (va ricordato che per un’interruzione di gravidanza si richiede un intervento della durata media di 20 minuti, fatta eccezione per gli aborti oltre le 12 settimane che rappresentano poco più del 5% del totale). Interessante notare che le criticità, quest’anno, per la prima volta sono state individuate dal Ministero. Che ha analizzato i carichi di lavoro struttura per struttura: risultato, su 356 strutture soltanto 5 hanno presentano valori di carico di lavoro per ginecologo non obiettore che si discostano molto dalla media regionale. È l’esempio di un ospedale siciliano, per esempio, dove si sono effettuati 18,4 aborti a settimana rispetto alla media regionale di 2,1: tornando al tempo richiesto per un intervento di questo tipo, si sta parlando di circa 6 ore di lavoro a settimana.

Le pillole «d’emergenza».
La relazione rileva come l’andamento degli aborti in questi ultimi anni «potrebbe essere almeno in parte collegato alla determina Aifa del 21 aprile 2015» che ha eliminato per le maggiorenni l’obbligo di prescrizione medica dell’Ulipristal acetato, meglio noto come “pillola dei 5 giorni dopo” (EllaOne). I dati continuano a mostrare, infatti, un incremento significativo nel numero di scatole vendute: dalle 145.101 del 2015 si passa alle 189.589 del 2016 (+44.488). Stesso discorso per la “pillola del giorno dopo”: tolto l’obbligo di prescrizione medica del Levonorgestrel (Norlevo), nel 2016 quest’ultimo ha registrato un dato di vendita pari a 214.532 confezioni, in aumento di quasi 53mila rispetto al dato del 2015 (161.888).
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ARGOMENTI:

Seppellire i feti abortiti, l'esempio del Veneto.-

In Italia i bambini nel grembo materno sembrano non esistere.-

Questa la forte, ma purtroppo realistica, considerazione che emerge se si guarda alla normativa vigente in tema di aborto: ai nascituri non viene infatti riconosciuto né il diritto alla vita, né una dignità, essendo trattati – in caso di morte prematura – come «rifiuti ospedalieri speciali», almeno fino alla ventesima settimana di gestazione (ossia il quinto mese di gravidanza). Solo a partire da questo termine la polizia mortuaria contempla la sepoltura in caso di richiesta da parte dei genitori, mentre l’obbligo di registrazione all’anagrafe e il diritto alla cerimonia funebre per tutti i bambini scatta a partire dalla ventottesima settimana.
Negli anni, grazie a dei politici consci della dignità di ogni singola vita, questo stato di cose è stato integrato con il Dpr 285/1990 – che ha il fine di offrire trasporto e sepoltura anche ai bambini di età inferiore alle venti settimane – e, nel 1998, con la circolare del Ministro Carlo Donat-Cattin, che prevedeva la possibilità di sepoltura «anche in assenza di richiesta dei genitori».
Il tutto è però stato lasciato alla libertà delle singole Amministrazioni e i cimiteri per "bambini non nati" presenti oggi in Italia sono delle sparute oasi di umanità.
In Veneto, tuttavia, qualcosa si appresta a cambiare. Se fino a qualche giorno fa, infatti, per la sepoltura dei bambini non nati si rispettava la legge regionale n. 18 del 4 marzo 2010 ("Norme in materia funeraria"), che prevedeva appunto la tumulazione per i bambini non nati arrivati alle 28 settimane di gestazione, dal 20 dicembre tutti i bambini concepiti e non nati – indipendentemente dalla settimana di gestazione in cui la loro vita ha avuto termine – troveranno invece degna sepoltura. E questo anche in assenza di una esplicita volontà in tal senso da parte dei genitori, a spese della Azienda ULSS, con segnata la data dell’aborto.
Questo passo in avanti è stato reso possibile grazie all'approvazione alla quasi unanimità di un emendamento alla legge regionale n. 18 da parte del Gruppo Consiliare di Forza Italia composto da Elena Donazzan, Massimiliano Barison e Massimo Giorgetti. Un bel regalo di Natale per tutti i bambini e i loro genitori, in merito al quale La Nuova Bussola Quotidiana ha scambiato due parole con l'Assessore Elena Donazzan.
Assessore, come mai si è deciso di intraprendere questa iniziativa?
A mio avviso si è trattato di un'iniziativa tardiva, andava fatta prima. Si tratta di un atto di giustizia e di civiltà: riconoscere la vita e la degna sepoltura a tutti i bambini è un principio sacrosanto.
Una considerazione politica. Sorprende l'approvazione a larga maggioranza di questo emendamento...
Credo che, in questa occasione, il Consiglio Regionale del Veneto abbia dato un segno di civiltà, superando taluni schemi ideologici che spesso si trasformano in furore e che non aiutano a fare chiarezza.
L'unico voto contrario è stato quello del Collega esponente di "Liberi e uguali", mentre i Cinque Stelle hanno deciso di astenersi. Il PD, invece, non solo ha approvato la proposta di Forza Italia, ma ha anche chiesto di sottoscriverla. Si tratta di un segnale forte, che non è solo di giustizia nei confronti dei bambini e delle loro famiglie, ma è anche un segno di speranza: se si accetta la sepoltura, infatti, si ammette che fin da subito si è di fronte a una persona che va riconosciuta nella sua dignità.
Il vostro emendamento si muove dunque nell'ottica di favorire la presa di coscienza rispetto al fatto che si è di fronte a un bambino, e non a un "grumo di cellule", ma tiene conto anche di un ripensamento successivo dei genitori, che avranno quindi un luogo dove andare a trovare il loro bambino...
Sì, abbiamo fatto anche la previsione che non siano i genitori a richiedere la sepoltura perché, in un momento di grande dolore e dramma, possono non essere pronti a fare questo passaggio.
Se i genitori non fanno richiesta, il bambino viene comunque tumulato a spese dell'Azienda in un luogo pubblico, dove la gente può andare a pregare. In questo modo, i piccoli bambini non nati vengono riaccolti nella comunità, che è come una famiglia allargata. I genitori, se lo vorranno, sapranno poi dove andare a trovarli.
Un'ultima domanda: per il prossimo futuro, avete in mente altre iniziative politiche contro l'aborto, in favore della vita?
Personalmente sto facendo un lavoro quotidiano per la vita e credo che questo vada fatto soprattutto nei confronti dei giovani, che crescono senza conoscere un'alternativa all'aborto.
Credo anche, però, che accanto a questo sia importantissimo mettere in atto politiche di tutela e di aiuto per la famiglia, perché è questa che porta in sé la vita e un papà e una mamma sono la cosa più bella che si può dare un bambino.
Giulia Tanel
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Da www.lanuovabq.it del 26 dicembre 2017

COME CAV CI PERMETTIAMO DI AGGIUNGERE QUESTO:

Dal 2007 la Regione Lombardia (ma anche la Campania dal 2012 s.e.& o.) ha approvato specifico regolamento che dà ai feti di età inferiore alle 20 settimane lo stesso trattamento che la normativa nazionale garantisce a quelli di età superiore alle 20 settimane. Gli ospedali hanno l’obbligo di spiegare ai genitori che possono chiedere la sepoltura e celebrare il funerale. Se i genitori non lo vorranno (dopo 24 h dall’aborto cessa ogni diritto di proprietà) l’embrione sarà comunque sepolto in un’ area di cimitero dedicata.

Pensiamo che resti di embrioni e feti abortiti debbano essere rispettati come le spoglie degli altri esseri umani e il rito religioso che si sta diffondendo in tante città italiane possa far crescere la consapevolezza del valore della vita umana, possa risvegliare le coscienze, e possa aiutare la prevenzione contro l’aborto. (Noi cristiani crediamo che colui che è morto è già alla presenza di Dio in una vita che non morirà mai più).In attesa di un rito religioso specifico si applica quello previsto dalla Cei per i bambini non battezzati. E’ per questi motivi che periodicamente IL CAV si dedica alla cura dell’area comune del cimitero di Voghera riservata a questo tipo di sepolture e ha donato al Comune i cipressi e cippi.

 

L’Arsenale dell’Armonia oggi diventa realtà l’idea di Madre Teresa

- di Umberto Folena -
Da www.avvenire.it martedì 7 novembre 2017 -
Sermig, il presidente Mattarella inaugura la struttura d’ospitalità per piccoli malati -
Sarà il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a inaugurare oggi pomeriggio alle 15.30, all’Eremo del Pecetto ( Torino), il quarto Arsenale del Sermig. Dopo l’Arsenale della Pace a Torino, l’Arsenale della Speranza a San Paolo in Brasile e l’Arsenale dell’Incontro a Badaba in Giordania, l’Arsenale dell’Armonia accoglierà bambini con gravi malattie e ragazzi disabili. Il nuovo Arsenale fondato da Ernesto Olivero è dedicato a Madre Teresa di Calcutta. L’Arsenale nasce dalla ristrutturazione del vecchio Eremo dei Camaldolesi, regalato da una contessa ai padri Somaschi i quali a loro volta, tredici anni fa, lo donarono al Sermig. In tutto, una struttura di tremila metri quadrati con 35 mila di terreni. Il restauro comincia nel 2011 e vede la collaborazione di migliaia di giovani volontari di ogni regione italiana. A lavori ultimati, ospita anche una piccola fraternità del Sermig che, insieme a molti volontari, la fa vivere. Gli ospiti saranno per la gran parte minori stranieri provenienti da aree (Europa dell’Est, Asia centrale e Sud America) dove non esistono strutture ospedaliere in grado di curare la loro malattia. I bambini sono seguiti da associazioni internazionali operanti nell’ambito della tutela dei diritti dei bambini malati. Il Sermig offre ospitalità al bambino e alla sua famiglia per tutto il tempo necessario alle cure. (altro…)

Obiezione e Ru486 i veri obiettivi dell'assalto alla 194 -

di Assuntina Morresi -

Negli ultimi anni abbiamo assistito a un vero e proprio assalto alla 194 – della quale nel 2018 cadono i 40 anni dall’approvazione – imbastito da chi l’aveva fortemente voluta e rivendicata come segno di libertà delle donne.

Un assalto costruito intorno a due favole: la prima, quella dell’aborto facile con la pillola abortiva Ru486, di cui si chiede una promozione massiccia anche fuori dagli ospedali, somministrata in consultori e ambulatori e con aborti  casalinghi, che avvengono "a domicilio"; la seconda, quella che vorrebbe cancellare l’obiezione di coscienza dei medici, perché a obiettare sarebbero in troppi. (altro…)

Hanno portato tra la gente l'entusiasmo che li anima ogni giorno nel mettersi gratuitamente a disposizione del prossimo, mostrando che il cuore di Voghera è davvero generoso. Sono stati complessivamente più di cento i volontari, in rappresentanza di 25 associazioni, che sabato fino a sera hanno animato piazza Duomo, nella giornata principale del Festivol, il festival del volontariato (foto Alessandro Vancheri)
Da www.laprovinciapavese.gelocal.it 30 settembre 2017

L'Italia è una Repubblica fondata anche sul dono -

di Andrea Di Turi -

La giornata nazionale si celebra mercoledì 4 ottobre e serve a far crescere una cultura alternativa a quella del mercato. Perché esiste anche un'economia del dono. Una piccola legge dal grande significato. Si può dire così per spiegare la portata della Legge 110 del 14 luglio 2015, primo firmatario l’ex presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, che ha istituito il Giorno del Dono che si celebra in tutt’Italia mercoledì 4 ottobre. Poche righe, tre articoli soltanto, che mettono però in connessione le «attività donative» con la «crescita della società» e con i «valori primari della libertà e della solidarietà affermati dalla Costituzione» (art.1). (altro…)

Colloquio con il presidente della Cei. Non servono politici «baciapile» ma «dialogo rinnovato e responsabilità condivise». «Immorale» speculare sul lavoro. Sostegno alla famiglia. Impegno dei laici.-
Sulle pagine di sabato 4 giugno e domenica 5 ha scritto a penna: “Visita pastorale all’unità pastorale della Santa Famiglia”. Nell’agenda del cardinale Gualtiero Bassetti non compare la parola “Roma”. «Ma ci sarà, ci sarà...», sorride l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve che da poco più di una settimana è il nuovo presidente della Conferenza episcopale italiana. E fra una tappa e l’altra del viaggio che sta compiendo fra le comunità della diocesi Bassetti dialoga con Avvenire in un'ampia intervista che esce questa domenica.

Il cardinale presidente parla di «dialogo rinnovato, responsabilità condivise, profonda unità di intenti» nella Cei e deplora ogni «tentazione di potere» ecclesiale. Quindi annuncia: «Bisognerà percorrere nuove strade che ci portino verso gli ultimi e non certo verso le strutture di potere». Cita don Milani, don Mazzolari, don Barsotti ma anche don Diana e don Puglisi per affermare che «fra Chiesa e mafie non sono ammessi “inchini”» e «chi vive nelle organizzazioni criminali è fuori dalla comunione ecclesiale anche se si ammanta di religiosità». Torna a ricordare lo storico sindaco di Firenze, Giorgio La Pira, per evidenziare che il Paese vive una «crisi profonda della politica» che è «sempre più autoreferenziale e distaccata dai problemi veri della gente» perché non si affronta «la nuova questione sociale» la quale tiene insieme migrazioni, ambiente, bioetica ed economia. E a proposito dell'impegno dei cattolici nelle istituzioni ribadisce che non servono politici «baciapile e più clericali del clero» e che lui sogna politici «che ascoltino la gente, che trovino lo spazio per pregare, che pratichino la giustizia, che diano voce agli ultimi». Poi esorta a «ripartire dallo spirito che animò l’allora Giovanni Battista Montini, poi Paolo VI, il quale si spese per formare schiere di giovani “adulti nella fede” in grado di dedicarsi allo sviluppo del Paese. Una scuola di sana laicità che fa bene a tutti», sottolinea il cardinale.
Bassetti si sofferma anche un tema a lui caro: quello del lavoro. La mancanza di occupazione è l’«emergenza della nostra Italia» e il lavoro «è la vera priorità per il Paese, come ricorda anche la Costituzione». Poi definisce «immorale» ogni forma di sfruttamento in questo ambito: «Giovani e meno giovani mi raccontano di situazioni di autentico sfruttamento in cui vengono comminati stipendi da fame in un regime di flessibilità che si traduce in un precariato permanente; in cui si impone il lavoro nero; in cui si nega il necessario riposo. Tutto ciò è immorale».
Bassetti ripercorre la sua infanzia in montagna e confida che «la povertà è la mia maestra di vita». E denuncia la povertà crescente nella Penisola. «C’è urgenza di un nuovo stile di vita e soprattutto di un’attenzione autentica, anche da parte della politica, ai problemi della povertà», ammonisce. Guardando ai fenomeni migratori, il presidente della Cei chiede di vincere «un’indole del rifiuto favorita dalla crisi e amplificata dalla demagogia». E prosegue: «L’equazione migrante-criminale, proposta anche dai media, non è solo una falsità statistica ma anche un pregiudizio radicato nell’egoismo. E’ necessario superare l’indifferenza e anteporre ai timori un generoso atteggiamento di accoglienza. La Chiesa italiana sta dando l’esempio anche ricevendo critiche cui, però, non bada. Inoltre tante famiglie e associazioni sono diventate “abbraccio caloroso” per chi fugge dalla guerra e dalla povertà». Poi un richiamo all'Europa e al rispetto delle regole: «Di fronte agli sforzi italiani, l’Europa dovrebbe fare molto di più. Basta muri, fili spinati, decisioni di stampo nazionalistico. Se l’Europa vuole essere casa comune, deve partire proprio da un rinnovato e differenze impegno nel campo dell’accoglienza. Accoglienza che significa anche rispetto da parte di chi arriva di regole e tradizioni. Il che non vuol dire cancellazione delle differenze ma arricchimento reciproco senza imposizioni o stravolgimenti».
Nella conversione con Avvenire il cardinale Bassetti esalta il «talento» dei giovani che «non hanno bisogno di qualcuno che indichi loro che cosa sognare perché sono capaci a farlo da soli» e chiede che sia annunciata la bellezza della «famiglia fondata sul matrimonio fra uomo e donna e aperta ai figli» che va sostenuta dalle istituzioni. Tra i temi affrontati anche quello degli anziani, del dialogo fra le fedi a partire dal basso e in particolare con l'islam, del ruolo dei vescovi e dei preti oggi, del futuro della Chiesa italiana chiamata a essere «inquieta».
da www.avvenire.it
@ Riproduzione Riservata del 04 giugno 2017


E' in corso presso i Padri Barnabiti di Via Garibaldi - Voghera - la tradizionale Festa della Birra
che si svolge il 1° - 2 - 3 - 4 giugno 2017 a partire dalle ore 19.00 -
Le sperimentate grigliate  ed altre prelibatezze culinarie assicurano tutti gli anni una grande partecipazione di giovani e famiglie.
Anche il CAV Vogherese, unitamente ad  altre associazioni di volontariato, è presente sia per rendersi visibile alla popolazione sia come forma di gratitudine nei confronti dei Padri Barnabiti che ci offrono la Sede per la nostra attività.
 

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L'Associazione Vogherese di volontariato, che aiuta gratuitamente la donna in difficoltà ad accogliere la vita, superando le difficoltà.

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