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«DAL BULLISMO AI REATI FINANZIARI ALLE GUERRE, IL CRIMINE VIAGGIA SEMPRE PIÙ ONLINE. DECISIVA LA FIGURA DELL’INVESTIGATORE CIBERNETICO»

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di Antonio Sanfrancesco
da www.famigliacristiana.it
@Rièproduzxione Riservata del 12 aprile 2024

Pedopornografia, attacchi a infrastrutture strategiche (e importantissime per la sicurezza nazionale), truffe, estorsioni. Il direttore della Polizia Postale Ivano Gabrielli: «I dati presenti sulla rete sono l’obiettivo più ambito delle organizzazioni criminali. Nei prossimi anni il giro d'affari della criminalità informatica a livello mondiale sarà di 10,5 trilioni di dollari. Servono nuovi metodi investigativi e un diritto penale cibernetico internazionale».-

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«Il dualismo tra vita reale e vita virtuale, o digitale, non esiste più. Viviamo in un mondo che ha accesso a una realtà aumentata e il digitale è sempre più parte integrante delle nostre vite e, quindi, anche i fenomeni criminali passano da qui».

Ivano Gabrielli è il direttore del servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni a cui fanno riferimento il Centro Nazionale per il Contrasto alla pedopornografia online (CNCPO), il Centro Nazionale Anticrimine Informatico per la Protezione delle Infrastrutture Critiche (CNAIPIC), la sezione sul Cyber terrorismo e quella per il contrasto al Financial cyber crime.

La Polizia Postale ha compiuto 25 anni l’anno scorso e i numeri dell’attività svolta nel 2023, tra attività di prevenzione e repressione, con il Servizio centrale e i Centri operativi per la sicurezza cibernetica (COSC) presenti in tutta Italia, restituiscono uno scenario in cui il cybercrime è sempre più presente (e pervasivo) nella nostra quotidianità. Il mondo dialoga e interagisce a grandissima velocità scambiando informazioni personali, finanziarie, politiche, affettive, sessuali. Tutto diventa fruibile da tutti. C’è più trasparenza ma siamo anche molto più vulnerabili. Questo riguarda le persone fisiche, ma ancora di più le strutture pubbliche, le banche, le istituzioni, i media.

«L’economia ha un importante sviluppo nel digitale, dalla logistica al commercio online, dalla distribuzione dei servizi all’attività delle pubbliche amministrazioni», spiega Gabrielli, «un fenomeno già in atto da decenni e che la pandemia ha accelerato in maniera formidabile. Oggi quasi tutti i reati contro il patrimonio passano dalla rete, lo stesso vale per i reati contro la persona che si svolgono quasi totalmente online con alcuni fatti di sangue che hanno i loro prodromi comunque in rete. Non c’è reato di stalking, né atto persecutorio, minaccia, diffamazione, anche nei confronti dei giornalisti, che non si svolga, in qualche modo, nell’ambiente digitale».

L’attività svolta dalla Polizia Postale nel 2023 – contenuta nel Report diffuso per i 172 anni della fondazione della Polizia di Stato che ricorrono il 10 aprile con il motto “Esserci sempre” – indicano gli ambiti d’intervento: prevenzione e contrasto alla pedopornografia online, protezione delle infrastrutture critiche di rilevanza nazionale, financial cyber crime, attacchi legati a conflitti in corso.

Uno dei temi più delicati riguarda i reati contro i minori: dal cyberbullismo alla sextortion (l’estorsione sessuale). L’anno scorso, si legge nel Report, il Centro Nazionale per il Contrasto della Pedopornografia online (CNCPO) ha coordinato 2.702 investigazioni, e indagato 1.239 persone. Sono stati analizzati i contenuti di 28.355 siti internet e inseriti 2.739 spazi web illeciti nella black list per inibirne l’accesso dal territorio italiano. Particolarmente significativi i dati relativi ai casi di adescamento online: dei 353 eventi delittuosi trattati, 207 hanno riguardato minori della fascia di età 10-13 anni.

Sono stati, invece, 104 i minori denunciati per condotte riconducibili al fenomeno del cyberbullismo e 291 i casi complessivamente trattati, che hanno interessato principalmente la fascia di età 14-17 anni. In aumento anche i reati contro la persona perpetrati sulla rete, sono 9.538 i casi trattati di stalking, minacce, molestie, sextortion, sostituzione di persona, illecito trattamento di dati personali, hate speech, propositi suicidari, per i quali sono state indagate 1.249 persone. Per quanto riguarda il reato di diffamazione online, sono 2.060 i casi trattati e 526 le persone indagate. In continuo aumento l’attività di contrasto al revenge porn, con 283 casi trattati (di cui 29 in danno di minori) e 115 formative sempre nuove ed efficaci.

«Questi numeri», afferma Gabrielli, «sono una sfida anche per noi perché per prevenire e contrastare questo tipo di reati bisogna ripensare la formazione, pensare a momenti di reclutamento diversi e ad hoc, adeguare la nostra organizzazione che con i suoi 18 centri operativi sul territorio, quasi uno per ogni capoluogo di regione, ha una presenza diffusa e capillare che permette di svolgere un’attività costante d’indagine ma anche di analisi dei vari fenomeni».

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Il direttore della Polizia Postale e delle Comunicazioni Ivano Gabrielli e, a destra, alcuni agenti al lavoro (Ansa)

Oggi Gabrielli gestisce circa 1.800 agenti ma l’evoluzione digitale, che marcia velocissima, è una sfida anche per chi deve contrastarne i crimini che passano dalla rete. «La Polizia Postale è nata nel 1998 attorno al Centro per il contrasto della pedopornografia online ma è stata una delle prime che si è occupata di cybercrime», sottolinea Gabrielli, «il nostro modello di organizzazione a “competenze verticali” – agenti molto specializzati in pochi centri con l’attività ordinaria gestita da chi si occupa di contrastare il crimine – è copiato da altri Paesi europei come ad esempio la Francia che sta creando una propria cyber gendarmeria con 10mila uomini».

Tra le novità illustrate da Gabrielli c’è la figura dell’investigatore cibernetico con un concorso, appena bandito, per reclutare 177 persone con competenze specifiche: «Contiamo di chiuderlo entro l’anno e partire con il corso di formazione», spiega, «si tratta della prima figura di poliziotto viene reclutato direttamente per le proprie competenze cibernetiche da affiancare, ovviamente, a quelle investigative. Finora abbiamo fatto scouting all’interno della Polizia di Stato, individuando persone che poi venivano formate in maniera specifica, ora puntiamo a chi ha delle capacità tecniche per svolgere l’attività di prevenzione e contrasto al cybercrime. I candidati di questo concorso, infatti, non saranno selezionati solo in base alla conoscenza dei temi giuridici o di cultura generale, come avviene oggi, ma saranno sottoposti a prove specifiche di sicurezza cibernetica. Quindi si tratta di esperti e analisti informatici, sistemisti, esperti di reti e di sicurezza informatica, cioè di apparecchiature che servono a tutelare le infrastrutture informatiche, esperti di cripto valute. Questo know-how va integrato con le competenze investigative per arrivare a quello che io chiamo il cyber poliziotto, cioè un agente che sa leggere e riconoscere il fenomeno criminale ma ha anche le capacità tecniche per poter investigare. Non a caso, oggi svolgiamo tre corsi specifici per la specializzazione di queste figure: uno legato all’attività d’indagine sotto copertura, un altro dedicato all’indagine su fonti aperte e un altro ancora dedicato alla risposta in caso di attacchi informatici ad alta complessità».

Un altro campo in cui agisce il cybercrime sono i conflitti in atto nel mondo, come per esempio quelli in Ucraina e nella Striscia di Gaza: «Oggi le guerre sono anche cibernetiche e il conflitto russo-ucraino ha definitivamente dimostrato come il dominio del cyberspazio abbia un ruolo fondamentale», spiega Gabrielli, «la Polizia ha il compito di essere preparata per investigare in maniera sempre più efficace».

Nel 2023, si legge nel Report, il Centro Nazionale Anticrimine Informatico per la Protezione delle Infrastrutture Critiche (CNAIPIC) ha gestito 632 attacchi a sistemi informatici di strutture nazionali di rilievo strategico, 79 richieste di cooperazione nel circuito High Tech Crime Emergency e avviato 96 indagini e indagato 98 persone. L’attività di prevenzione è stata caratterizzata dalla diramazione di 77.012 alert. Attraverso i NOSC (Nuclei Operativi Sicurezza Cibernetica), presso le articolazioni territoriali della Specialità, il CNAIPIC ha coordinato la gestione di 11.469 attacchi a infrastrutture critiche, operatori di servizi essenziali, privati e aziende e indagato 126 persone. «Si tratta di attacchi informatici gravi che colpiscono piccole e medie imprese, grandi industrie, pubbliche amministrazioni, istituti sanitari e la matrice è sempre criminale», sottolinea Gabrielli, «le modalità con cui agiscono questi cyber criminali sono diverse, ad esempio intromettendosi in grosse transazioni finanziarie simulando di essere l’amministratore delegato che ha condotto la trattiva e riuscendo a distrarre milioni di euro. È la criminalità del presente ma soprattutto del futuro con la quale dovremmo confrontarci in maniera sempre più forte».

Anche sul cybercrime finanziario e monetario i numeri dicono molto. Nel 2023 ci sono stati 10.755 casi per i quali sono state indagate 927 persone. Nonostante la difficoltà operativa di bloccare e recuperare le somme frodate, dirottate soprattutto verso paesi extraeuropei (Cina, Taiwan, Hong Kong), grazie alla versatilità della piattaforma OF2CEN (On line fraud cyber centre and expert network) per l’analisi e il contrasto avanzato delle frodi del settore, la Polizia Postale ha potuto bloccare e recuperare alla fonte 6.232.280 euro, su una movimentazione di 18.897.566,59 mentre, spiega il report, sono in corso attività di cooperazione internazionale finalizzate al recupero delle restanti somme. A seguito dell’adesione a campagne internazionali ad alto impatto come EMMA 9 (European Money Mule Action), coordinata dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni con la collaborazione di altri 27 Paesi stranieri e di Europol, sono state identificate nel mondo più di 10.750 persone e indagati 879 soggetti in Italia. Le transazioni fraudolente investigate dalla Polizia Postale sono state 1.276, per un totale di oltre 22,5 milioni di euro, di cui oltre 6 milioni bloccati o recuperati.

L’emergenza del prossimo futuro è legata all’invasione della criminalità organizzata in questo settore: «Nell’ultima assemblea generale di Interpol, che si è svolta a New Delhi nel 2022, è stato stimato che nei prossimi tre anni il giro d’affari della criminalità informatica sarà di 10,5 trilioni di dollari. Questo significa che le organizzazioni criminali organizzate e le mafie guardano alla cyber finanza come a un settore strategico che fornirà non soltanto know-how per quel che riguarda le comunicazioni, ma anche il riciclaggio di altro profilo e sarà fonte di introiti enormi da reinvestire in altre forme di criminalità o nella stessa cybercrime. 
Non è un caso che la maggior parte delle forze di polizia del mondo hanno messo al primo posto nella loro agenda il contrasto al cybercrime. Per questo bisogna essere attrezzati a livello di normative nazionali e sovranazionali. Ormai è tempo di pensare ad un diritto penale cibernetico internazionale che offra agli investigatori gli strumenti per poter contrastare efficacemente questi fenomeni».

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