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CAV - Centro di Accoglienza alla Vita Vogherese ODV

Via Mentana n. 43
27058 Voghera (PV)
Tel: 349 4026282
email: cavvoghera@virgilio.it

di Antonella Palermo - Città del Vaticano
da www.vaticannews.va/it
@Riproduzione Riservata del 21 aprile 2024

Nella Domenica dedicata a Gesù Buon Pastore, al Regina Caeli Francesco si sofferma sul senso del "dare la vita" per le proprie pecore. Il Pontefice insiste sul fatto che, per Cristo, ciascuno è insostituibile e non si tratta solo di un modo di dire. "Quante volte si finisce per buttarsi via per cose da poco!", osserva, invitando a mettersi alla presenza di Gesù e lasciarsi accogliere da Lui.-

Non determinare la propria autostima sulla base del giudizio altrui o degli obiettivi che si riesce a raggiungere, ma considerando l'amore di Dio per ciascuno, riscoperto ogni giorno mettendosi alla sua presenza. È quanto ricorda Papa Francesco nella catechesi del Regina Caeli della quarta domenica di Pasqua dedicata al Buon Pastore

Il Buon pastore sacrifica la vita

Per tre volte nel Vangelo di Giovanni al capitolo 10 si ripete che il pastore dà la propria vita per le pecore. "Gesù - spiega il Papa - non è solo un bravo pastore che condivide la vita del gregge; è il Buon Pastore, che per noi ha sacrificato la vita e, risorto, ci ha dato il suo Spirito". La precisazione riguarda il contesto storico del tempo del Messia:

Essere pastore, specialmente al tempo di Cristo, non era solo un mestiere, era tutta una vita: non si trattava di avere un’occupazione a tempo, ma di condividere le intere giornate, e pure le nottate, con le pecore, di vivere in simbiosi con loro. Gesù infatti spiega di non essere un mercenario, a cui non importa delle pecore (cfr v. 13), ma colui che le conosce (cfr v. 14). Lui conosce le pecore. È così: Lui ci conosce, ognuno di noi, ci chiama per nome e, quando ci smarriamo, ci cerca finché ci ritrova (cfr Lc 15,4-5).

L'amore di Gesù non è uno slogan

Gesù non è solo la guida, dunque, il Capo del gregge, ma soprattutto è chi pensa a ciascuno di noi come all’amore della sua vita. Così precisa ancora Francesco che aggiunge:

Pensiamo a questo: io per Cristo sono importante, lui mi pensa, sono insostituibile, valgo il prezzo infinito della sua vita. Non è un modo di dire: Lui ha dato veramente la vita per me, è morto e risorto per me, perché mi ama e trova in me una bellezza che io spesso non vedo.

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Piazza san Pietro al Regina Caeli

Lasciarsi accogliere dal Padre

La preoccupazione del Papa va a quelle persone, tante, che oggi si ritengono inadeguate o persino sbagliate. "Quante volte si pensa che il nostro valore dipenda dagli obiettivi che riusciamo a raggiungere, dal successo agli occhi del mondo, dai giudizi degli altri!", esclama il Pontefice. "Quante volte si finisce per buttarsi via per cose da poco!". E poi l'invito, per riscoprire il segreto della vita, a dedicare ogni giorno un tempo alla preghiera, a lasciarsi guardare con lo sguardo amorevole di Dio, nella raccomandazione a Maria affinché "ci aiuti a trovare in Gesù l’essenziale per vivere":

Oggi Gesù ci dice che noi per Lui valiamo tanto e sempre. E allora, per ritrovare noi stessi, la prima cosa da fare è metterci alla sua presenza, lasciarci accogliere e sollevare dalle braccia amorevoli del nostro Buon Pastore.

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Alcuni dei fedeli in piazza per ascoltare il Regina Caeli del Papa

da www.famigliacristiana.it
@Riproduzione Riservata del 16 aprile 2024

Più di 1 italiano su 4 afferma che il suo benessere psichico è peggiorato negli ultimi 3 anni e il 49% di chi ha fatto ricorso alla psicoterapia ha dovuto interrompere o ridurre le sedute per insostenibilità economica. Questo perché il servizio sanitario pubblico garantisce solo 2,38 psicologi per ogni 100.000 abitanti. Ma la salute mentale va di pari passo a quella fisica e occorre garantire a tutti la possibilità di essere aiutati.-

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Il numero di psicologi attivi nel Sistema Sanitario Nazionale è molto inferiore rispetto alle necessità espresse dalla popolazione italiana. Con 2,38 psicologi ogni 100mila abitanti nei consultori e 2,2 psicologi ogni 100mila abitanti negli ospedali pubblici, siamo molto lontani dall’avere 1 psicologo ogni 1.500 abitanti, rapporto che numerosi studi di settore indicano come necessario. In Italia le attività psicologiche e psicoterapeutiche, soprattutto quelle dedicate all’infanzia e all’adolescenza sono trattate come un bene di lusso e non sono ritenute essenziali. 

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Damiano Rizzi, fondatore e Presidente di Fondazione Soleterre
Per questo la Fondazione Soleterre, che si batte da oltre 22 anni affinché il diritto alla salute sia effettivamente riconosciuto ed esercitato e non un privilegio per pochi, lancia una campagna affinché sia inserito uno psicologo in ogni reparto ospedaliero italiano, con borsa di studio o specializzazione annuale, finalizzata nel lungo termine alla strutturazione a tempo indeterminato da parte del Sistema Sanitario Nazionale.
Questo tipo di ingaggio permette una presa in carico dei pazienti nel tempo, stabile e continuativa, condizione necessaria per una vera cura del paziente. I numeri purtroppo parlano chiaro, è in corso una vera e propria emergenza psicologica, che riguarda soprattutto il disagio emotivo dei giovani. In Italia 6 bambini su 10 sotto i sei anni e 7 su 10 sopra i sei anni mostrano problemi psico-comportamentali, con il rischio di sviluppare disturbi più severi tre volte maggiore rispetto al pre-pandemia; il 50% delle patologie psichiatriche esordisce prima dei 14 anni e il suicidio è la seconda causa di morte in Italia nei giovani tra i 15 e i 24 anni, preceduta solo da incidenti stradali. Inoltre, il 36% degli adolescenti afferma di sentirsi triste (campione intervistato da Soleterre-EMG Different nel 2021) e il 17,3% degli adolescenti pensa che sarebbe meglio morire o di volersi fare del male quasi ogni giorno o più della metà dei giorni (campione intervistato da Soleterre-EMG Different nel 2021). 
Più di 1 italiano su 4 afferma che il suo benessere psichico è peggiorato negli ultimi 3 anni e il 49% di chi ha fatto ricorso alla psicoterapia ha dovuto interrompere o ridurre le sedute per insostenibilità economica. In caso di malattia oncologica, solo 1 adulto su 5 riceve aiuto psicologico. Il numero di psicologi ospedalieri è scarso e la maggioranza dei servizi psiconcologici in ambito ospedaliero risulta affidata a professionisti precari, con contratti rinnovati di anno in anno o con borse di studio supportate dal Terzo Settore. Ad esempio, su 82 psicologi presenti nelle oncologie pediatriche italiane, solo il 28% ha un contratto di lavoro indeterminato. Questa tendenza pesa ovviamente sia sulla qualità di vita dei professionisti, sia sulla possibilità di garantire percorsi stabili ai pazienti e alle loro famiglie. 
Tutto questo interessa in maniera significativa anche la lotta al cancro infantile: il supporto psicologico è metà della cura. È provato che a un maggior benessere mentale corrispondano tassi di guarigione più alti.

Per questa ragione Soleterre ha creato una rete di supporto psicologico alle famiglie con bambini malati di cancro e con patologie croniche affinché nessun bambino malato debba essere lasciato solo. È fondamentale, tuttavia, un impegno pubblico perché all’interno degli ospedali sia garantito a pazienti e famiglie il supporto di professionisti della salute mentale per ridurre l’impatto del tumore e delle malattie croniche in età evolutiva. La rete sarà necessaria fino a che non verranno strutturati gli psicologici in tutti i reparti pediatrici italiani e non vi sarà accesso gratuito ai servizi di supporto psicologico territoriali. Per raggiungere questi obiettivi sono necessari importanti investimenti a livello nazionale poiché a oggi l’Italia si colloca agli ultimi posti in Europa per quota di spesa sanitaria dedicata alla salute mentale con risorse particolarmente carenti per i servizi ospedalieri e territoriali di neuropsichiatria infantile che in questi anni si trovano ad affrontare una vera emergenza (Fonte SINPIA Società italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza). Nello specifico, Soleterre chiede quindi che sia realizzato un programma di investimenti per portare la spesa in servizi ospedalieri e territoriali di neuropsichiatria infantile dal 3,4% attuale al 10% della spesa sanitaria complessiva.
«Nel corso del 2024 abbiamo ricordato Franco Basaglia, ci rattrista vedere quanto stiamo arretrando in termini di politiche pubbliche sanitarie rispetto alle sue intuizioni. » afferma Damiano Rizzi, fondatore e Presidente di Fondazione Soleterre. «Lo psicologo è fondamentale anche nella cura del cancro infantile. È provato che a un maggior benessere mentale corrispondano tassi di guarigione più alti. Crediamo non possa esserci salute senza salute mentale e non è più accettabile che nelle diverse situazioni di bisogno occorra pagare per accedere al supporto psicologico, è una chiara e gravissima violazione dell’articolo 32 della nostra Costituzione» conclude Rizzi. 
Grazie al supporto informativo da Rai Per la Sostenibilità – ESG, dal 15 al 21 aprile 2024 sarà inoltre trasmessa, attraverso i canali editoriali RAI, la nuova campagna SMS di Fondazione Soleterre “Una rete nazionale di supporto psicologico alle famiglie con bambini malati di cancro. Nessun bambino malato di cancro deve essere lasciato solo” per finanziare borse di studio/specializzazione per giovani psicologi all’interno dei reparti di oncologia pediatrica, con l’obiettivo di arrivare nel lungo periodo alla loro strutturazione a tempo indeterminato da parte del SSN. Un primo passo, questo, per affrontare la questione a livello nazionale e portarla nel dibattito pubblico e all’attenzione dei decisori politici.

di Marina Casini, Presidente del Movimento per la vita
da www.famigliacristiana.it
@Riproduzione Riservata del 18 aprile 2024

Riconoscere i diritti del nascituro è la prima tappa per realizzare una comunità davvero civile (di Marina Casini).-

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Le donne hanno il diritto di essere libere di accogliere i propri figli, di trovare una mano tesa se hanno difficoltà: hanno il diritto di non abortire. La soluzione con cui il Parlamento Europeo ha chiesto l’introduzione nella carta dei diritti fondamentali dell’UE il diritto di aborto ignora tutto questo rendendo la donna vittima insieme a suo figlio e calpesta molto altro giustizia, progresso, pace solidarietà, inclusività, giustizia, senso dell’Europa come organizzazione politica – perché riconoscere uno di noi in colui che conta di meno è il primo passo per realizzare una comunità davvero civile.
Tecnicamente le risoluzioni non sono vincolanti per gli Stati, ma hanno un forte potere culturale e politico specialmente se presentate come “conquiste” dai mezzi d’informazione. I sostenitori della risoluzione affermano che il “diritto di abortire” non impone obblighi, ma serve solo ad assicurare che la scelta di abortire non abbia ostacoli. In realtà non è così.

Sancire il “diritto di aborto” significa debilitare le motivazioni, le ragioni e le risorse dell’accoglienza di un nuovo essere umano e dell’aiuto alla sua mamma in difficoltà; bandire l’obiezione di coscienza; negare cittadinanza alle associazioni che operano a favore della vita nascente e della maternità durante la gravidanza; marcare il varco da cui passano o si rafforzano tutte le altre violazioni dell’uomo; distruggere la sorgente di ogni solidarietà; in definitiva significa legittimare senza scrupoli logiche di violenza. “Che cosa ci resta” si chiedeva Madre Teresa, grande donna e grande santa, se la società permette a una madre di sopprimere il bimbo nel suo seno?
E’ chiaro che non è un giudizio sulle donne, ma su una mentalità insana. Bisogna dunque cercare di fare un salto di civiltà uscendo dai paradigmi dogmatici dei falsi diritti. Logicamente e cronologicamente il più fondamenta di tutti i diritti è il diritto alla vita che nel caso di specie si declina come diritto a nascere. Ma il vero problema non è tanto affermare che esiste il diritto alla vita quanto riconoscere che fin dal concepimento c’è un essere umano il cui valore, chiamato dignità, è uguale a quello di tutti gli altri. Se il bambino concepito non viene riconosciuto come uno di noi, è chiaro che on è considerato tra i titolari del diritto alla vita.
Se non è chiaro che l’uomo è sempre uomo dal concepimento, che dire “persona” è come dire “essere umano”, che la dignità umana è uguale per tutti, allora tutti i diritti crollano o peggio diventano un campo di battaglia a favore dei più forti a danno dei più deboli. La posta in gioco è enorme perché il diritto a nascere è la “pietra di paragone”, la “cartina di tornasole”, il “sigillo di autenticità” di ogni altro impegno a servizio dell’uomo, della donna, della società.
Per questo vale la pena impegnarsi tutti insieme.

da www.vogheranews.it
@@Riproduzione Riservata del 17 aprile 2024

VOGHERA – Per gli amanti del trekking dal 28 al 31 maggio è possibile partecipare alla traversata della Via del Sale. Per gli interessati il ritrovo è alla Stazione FS di Voghera.

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La partenza sarà invece da Castellaro o da Colle Seppa. Le tre tappe saranno, Capanne di Cosola, Torriglia e Uscio, con arrivo a San Fruttuoso e partenza con il battello alla volta di Camogli.
Il rientro a Voghera in treno nella serata del 4° giorno.

La gita prevede 3 pernottamenti a mezza pensione in albergo o B&B; e il trasporto di piccolo bagaglio personale con auto al seguito. Le prenotazioni vanno fatte entro il 20 aprile 2024.
Per informazioni più dettagliate: scrivere o telefonare a Mario Panizza (mario.panizza@libero.it tel. 3917302479) accompagnatore ambientale escursionistico professionale.

da www.vogheranews.it
@Riproduzione Riservata del 18 aprile 2024

VOGHERA – Per il 160° anniversario del Collaudo definitivo della Caserma di cavalleria, nel fine settimana in città si terrà una tre giorni culturale in onore del monumento vogherese.

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A seguire il programma

VENERDÌ 19 APRILE 2024
Mattinata riservata alle scuole.
Conversazione sulla caserma di cavalleria e visita guidata all’ex quartiere militare a cura di Pier Vittorio Chierico

SABATO 20 APRILE 2024

ore 16:00
Presso la sala conferenze del Museo Storico G. Beccari via Gramsci 1/bis a Voghera, la presentazione del libro “Voghera, soldati a cavallo Storia di una caserma e dei suoi reggimenti” di Pier Vittorio Chierico.

DOMENICA 21 APRILE 2024

ore 15:30 – 18:00
Le uniformi dei soldati a cavallo di guamigione a Voghera.
Mostra delle opere a tempera di Tino Vescovo della collezione conservata presso il Museo Storico Beccari
(visitabile anche venerdì mattina e sabato pomeriggio).
ore 16:00
Conversazione sulla caserma di cavalleria e visita guidata all’ex quartiere militare a cura di Pier Vittorio Chierico

da www.vogheranews.it
@Riproduzione Riservata del 18 aprile 2024

VOGHERA – Domenica 21 aprile sarà un giorno speciale per il Tempio Sacrario della Cavalleria italiana di Voghera. Proprio nella ricorrenza di san Giorgio sarà infatti inaugurato il percorso storico e didattico dedicato alla chiesa più antica della città, la cosiddetta “chiesa rossa”. Lo rende noto la Fondazione della Comunità della Provincia di Pavia, che sarà presente con il presidente Giancarlo Albini.

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Il percorso arriva al termine (quasi) dei lavori di riqualificazione dell’area esterna del Tempio, che sono stati co-finanziato dalla Fondazione, grazie ai fondi territoriali di Fondazione Cariplo, con un contributo di 24.000 euro all’interno del II Bando del 2023 dedicato al settore della “tutela, promozione e valorizzazione di beni di interesse storico e artistico”.

Un progetto nato dall’idea del cancelliere del Tempio Giovanni Giorgi. La direzione dei lavori, invece, è stata affidata all’atelier di architettura di Melegnano di Luigi Carafoli. Fra gli sponsor la patronessa benemerita Gabriella Lanzuolo Gandini, recentemente scomparsa, che ha devoluto le sue offerte in ricordo del colonnello Luigi Lanzuolo, ultimo comandante del Reggimento “Cavalleggeri di Monferrato” alla cui memoria sarà dedicata la riqualificazione.
Come molti già sanno, attorno al Tempio si estende un’area verde, che è stata riqualificata attraverso la sistemazione del terreno sul quale è stato tracciato un percorso didattico, storico e culturale.

Sono infatti oggi presenti 7 totem illustrativi (che spiegano le origini del Tempio e gli eventi storici della gloriosa Arma di Cavalleria), che segnano il camminamento pedonale in pavimentazione graniglia calcarea calcestre con cordoli di contenimento interrati, di circa 60 metri.

Completano il progetto un’isola circolare posta frontalmente alle panchine in acciaio cor-ten; il ripristinato del manto erboso e delle essenze arboree; l’impianto di illuminazione notturno con lampade a led.
Il percorso potrà essere visitato di giorno, in particolare ogni domenica mattina, quando il Tempio è aperto ai turisti; oltreché in occasione di richieste specifiche.
Una particolare attenzione è stata rivolta ai gruppi e alle scolaresche accompagnate dai loro docenti che, sempre più frequentemente, si recano al monumento e, per questo motivo, è stata pensata un’area con panchine, in modo tale da permettere un ascolto della guida nelle migliori condizioni.

Tutta la comunità è stata coinvolta in questa iniziativa di valorizzazione, fra cui il Comune di Voghera che ha rilasciato il benestare ai lavori facendosi anche carico di supportare l’esecuzione di alcune sue fasi. Insieme al Comune – come detto – hanno partecipato l’impresa di costruzioni vogherese e l’Associazione Nazionale Arma di Cavalleria con i suoi associati che si sono fatti carico personalmente delle incombenze organizzative e delle spese relative alla stesura del progetto stesso.
L’evento di domenica prossima prenderà il via alle ore 10.

Spiega il Priorato “Il prossimo 21 aprile, presso il Tempio Sacrario della Cavalleria in Voghera, si terrà la solenne celebrazione di San Giorgio, Patrono Celeste di tutti i Cavalieri d’Italia. Al termine della cerimonia religiosa seguirà l’inaugurazione del Percorso Storico “La Cavalleria dal XVII al XX secolo”, dedicato al Col. Luigi Lanzuolo M.O.V.M., attualmente in fase di completamento”.

(fonte Fondazione della Comunità della Provincia di Pavia)

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di Tommaso Scandroglio
da www.lanuovabq1.it
@Riproduzione Riservata del 17 aprile 2024

Le opposizioni insorgono di fronte all'emendamento al Pnrr che permette alle Regioni di avvalersi di associazioni che offrano sostegno alla maternità. Per i "paladini" della libertà, la donna è libera solo di abortire.-

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Emendamento al dl Pnrr, su cui il Governo ha messo la fiducia, a firma di Lorenzo Malagola di FdI: le Regioni nell’organizzare i servizi dei consultori, possono «avvalersi, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, anche del coinvolgimento di soggetti del terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità». Tradotto: associazioni pro-life, se le Regioni lo permetteranno, potranno avere un loro spazio nei consultori, luoghi in cui l’unica soluzione prospettata a fronte di una gravidanza indesiderata è sempre l’aborto. Il testo è passato in Commissione Bilancio.

Banale a dirsi, non sono mancate le reazioni scomposte dell’opposizione. I rappresentanti del M5S nelle commissioni Affari Sociali di Camera e Senato: «Viviamo in un Paese in cui il diritto all’aborto, all’interruzione di gravidanza è già sotto attacco, in cui è già difficile accedere alla pratica, in cui le donne devono viaggiare fuori provincia o addirittura fuori regione per riuscire ad abortire. E mentre altri Paesi inseriscono la tutela del diritto all’interruzione di gravidanza in Costituzione, l’Italia sceglie di fare un ulteriore passo indietro. Noi continueremo a opporci a questa politica oscurantista del governo Meloni».

Dal Pd arrivano le critiche di Silvia Roggiani e Marco Furfaro (responsabile welfare del partito): «Questo governo continua nella sua battaglia contro le donne e contro i loro diritti e lo fa attaccando in primis la legge 194 e il diritto all’interruzione di gravidanza. È vergognoso. Ci batteremo in Parlamento e fuori, affianco alle associazioni femministe, per impedire alla destra questo ennesimo attacco ai diritti delle donne».

In realtà – e siamo al limite del grottesco – l’emendamento non attacca la 194, ma la applica. Infatti l’emendamento della discordia potrebbe essere inutile, dato che prevede una facoltà già indicata dalla stessa 194 all’art. 2: «I consultori sulla base di appositi regolamenti o convenzioni possono avvalersi, per i fini previsti dalla legge, della collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato». Dunque si dà attuazione alla 194, non la si attacca.

Seconda considerazione: le Regioni possono avvalersi delle associazioni pro-life, non sono obbligate. Le opposizioni si sono così dimostrate avverse all’autonomia decisionale delle Regioni. Terza considerazione sempre sotto il profilo giuridico: l’emendamento fa riferimento a «soggetti del terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità». Oggi l’espressione “sostegno alla maternità” può essere tranquillamente intesa anche nel senso opposto a quello ordinario: il sostegno alla maternità può configurarsi come orientamento pro-choice, quindi a favore dell’aborto. Anche gli organismi internazionali afferenti all’ONU usano l’espressione “tutela della salute sessuale e riproduttiva” per indicare l’aborto. Dunque nulla vieta, ahinoi, che quell’emendamento possa permettere ad associazioni abortiste di entrare nei consultori. E quindi: perché le opposizioni si lamentano? Potrebbero usare quell’emendamento per portare acqua al proprio mulino.

Ulteriore riflessione che abbiamo già articolato in passato. Se usiamo la grammatica dei pro-choice, uno dei fondamenti dell’aborto è la libertà della donna, la sua autodeterminazione. Ma non esiste libertà senza opzioni. Partiamo da un esempio. Irene, alle 19:25, entra in un negozio di abbigliamento, l’unico del suo paesino, perché ha bisogno urgentemente di un tailleur per una cena di lavoro la sera stessa. Il negozio ha solo un modello della sua taglia. Irene si vede costretta a comprare quel tailleur. Molte donne non scelgono l’aborto, sono costrette ad abortire perché non si presenta a loro una soluzione alternativa. Non solo nella situazione specifica e concreta, ma anche dal punto di vista culturale dato che, nella mente di molti, gravidanza indesiderata equivale spesso ad aborto.

L’anticultura ben rappresentata dai politici critici del presente emendamento in realtà non vuole le donne libere, bensì schiave dell’aborto. Questa anticultura esige che l’aborto sia l’unica soluzione possibile non solo di fronte ad una gravidanza indesiderata, ma anche di fronte ad una gravidanza semplicemente inaspettata.
L’unica gravidanza degna di proseguire è quella voluta, pensata, decisa e ripensata da tempo. Ci deve essere premeditazione nella maternità. Le altre scelte è bene che finiscano nei rifiuti speciali, come il corpicino dei figli abortiti.

di Francesco Dal Mas, Oderzo (Treviso)
da www.avvenire.it
@Riproduzione Riservata del 17 aprile 2024

Celebrati i funerali della mamma, malata di tumore, morta dopo che aveva interrotto le terapie per non danneggiare il figlio, che oggi ha 8 mesi.

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Un primo piano di Azzurra - Ansa

«La famiglia vuole ringraziare Dio per il dono che Azzurra è stata per loro per 34 anni: domani avrebbe compiuto 34 anni. Li festeggerà in cielo e voi festeggiatela qui in terra. Perché sì lei sarà sempre con voi e perché una persona così si piange per il distacco, ma soprattutto si celebra e si festeggia per la grande, abbagliante luce che trasmette. Vivete in questa luce: una luce di coraggio, una luce di fortezza, una luce di amore: Non c’è amore più grande che dare la vita».

Così don Massimo Rocchi, direttore dell’Istituto Brandolini Rota, dei padri Giuseppini del Murialdo, al funerale dell’ex allieva Azzurra Carnelos, morta di tumore, dopo aver dato alla luce il figlio Antonio, 8 mesi, a seguito della sospensione delle terapie da lei stessa voluta per non recare danno al piccolo. All'ingresso del Duomo di Oderzo, i familiari hanno posizionato l'immagine di Azzurra felice e spensierata durante una gita in montagna. Sull'altare, invece, una foto ancor più emblematica e struggente: quella in cui la giovane mamma sorride felice al suo bimbo appena nato.

«Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio»: queste parole della prima lettura scelta dalla mamma di Azzurra, ha detto, nell’omelia, padre Rocchi, «esprimono sia il dolore per la partenza per il cielo di Azzurra, sia la grande fede che come famiglia tutti ci state testimoniando, voi genitori Antonella e Fabrizio, voi fratelli Davide e Andrea, soprattutto voi Francesco e il piccolo Antonio. Una fede in Gesù risorto, che dona a tutti noi una vita nuova, eterna, senza fine».

Il sacerdote ha quindi evidenziato che nella preghiera della Salve Regina «diciamo spesso alla Madonna: a te ricorriamo gementi e piangenti in questa valle di lacrime… Sì la malattia di Azzurra penso sia stata una valle di lacrime, tra segni premonitori, cure, speranze e ricadute, ma questa valle ora è illuminata da una luce abbagliante, da un grande arcobaleno luminoso che unisce la terra al cielo. Ed è la luce di Azzurra. Una luce piena di amore, una luce piena di speranza. Il vescovo ha scritto: Azzurra ha scritto una pagina di Vangelo».

È stato ricordato che Azzurra, prima di tre fratelli ha fatto per loro da seconda mamma, prendendosi sempre cura di loro, specie del più piccolo, in casa la precedenza era sempre per i fratelli. Brillante a scuola, ma umile. Al Brandolini ha fatto le medie, così come i suoi fratelli e la mamma prima. Studentessa brillante, laureata con lode in Economia bancaria e Finanza, ha incontrato Francesco nel 2015 all’università. Due anime gemelle. «Il loro amore non è stato fermato della notizia nel 2019 della malattia, dopo il sogno della nonna che la invitava a farsi visitare – ha ricordato ancora il sacerdote -. Azzurra si è sottoposta a esami che hanno rivelato la presenza del tumore. Ha affrontato le cure con determinazione. Ed è momentaneamente guarita».

Nel 2022 si sposa con Francesco. «Primo pensiero era quello che non avrebbe potuto diventare mamma a causa delle cure. E invece è arrivato Antonio, un dono di Dio dal cielo. Ma la malattia si ripresenta, più forte e aggressiva di prima e con ben poche speranze. Il suo più grande desiderio era di diventare madre e questo desiderio era così grande da rinunciare anche alla sua salute. Una scelta sofferta e condivisa col marito, ma lo sguardo era al dono della vita».

«Con il suo sacrificio ci ha donato la vita», ha detto Francesco, che ha abbandonato il lavoro per starle vicino ogni giorno. «Lei aveva un solo desiderio: far nascere nostro Antonio». Anche durante la sua battaglia finale contro la malattia, Azzurra è rimasta positiva e ottimista, trasmettendo speranza anche agli altri. «La malattia le faceva perdere anche la vista, ma lei voleva continuare a vedere bene, per ammirare suo figlio. Abbiamo sempre pregato tanto - dice la mamma -. Venivamo sempre a Messa la domenica sera. E quando le ho ricordato la Messa mi ha detto: sì sempre! Continuate a tenere un posto per lei, lei ci sarà sempre. Stai tranquilla mamma andrà tutto bene… le ha detto nelle ultime parole a lei… insegna tu le preghiere ad Antonio… e poi lascia fare a Francesco, ci pensa Francesco».

«Una mamma che dà alla luce un figlio, dà sempre la vita, tanto più quando questo può compromettere la sua salute. E Azzurra non ha esitato a fare così. Ora lei è l’angelo della vostra famiglia, l’angelo del suo piccolo Antonio e di suo marito – ha concluso padre Rocchi, rivolgendosi direttamente ai familiari -. Un esempio per tutti noi, una testimonianza che la vita è più forte della morte e che, come ci ha detto Gesù “non c’è amore più grande che dare la vita”».

di Costanza Oliva

da www.avvenire.it
@Riproduzione Riservata del 18 aprile 2024

Gli specialisti guidati dal direttore del Dipartimento di Pediatria dell'ospedale Buzzi, chiedono al sindaco che la statua sia valorizzata: «È un messaggio di vita ed è un messaggio per tutti».-

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Statua della donna che allatta il suo bambino - ANSA

«È un messaggio di vita», non di parte. Ed è un messaggio più che mai importante. I pediatri milanesi prendono posizione e difendono la statua raffigurante la donna che allatta il suo bambino al centro delle polemiche nei giorni scorsi. Capofila, il direttore del dipartimento di Pediatria dell’ospedale dei bambini Buzzi di Milano, Gian Vincenzo Zuccotti, che il testo ha deciso di inviare al sindaco di Milano Beppe Sala in persona, in questi giorni impegnato a decidere con la sua giunta dove collocare la statua.

L’opera in bronzo “Dal latte materno veniamo”, realizzata da Vera Omodeo, è presto stata rinominata la statua della discordia. I figli dell’artista avrebbero voluta donarla alla città di Milano affinché venisse esposta in una piazza intitolata a un’altra donna, Eleonora Duse. Ma la commissione tecnica di Palazzo Marino, che si occupa di valutare le opere d’arte da inserire negli spazi pubblici, ha bocciato la proposta all’unanimità perché «rappresenta valori certamente rispettabili ma non universalmente condivisibili da tutte le cittadine e i cittadini». Dichiarazioni che hanno suscitato polemiche sia nel Centrodestra che nel Pd, in maggioranza in Consiglio comunale.

I pediatri sottolineano nella lettera che «la maternità non può essere un tabù ed è la cosa più naturale che ci sia». Un messaggio chiaro indirizzato al sindaco Giuseppe Sala, che peraltro aveva dichiarato di essere rimasto in prima persona sorpreso dalle dichiarazioni della Commissione, alla quale avrebbe chiesto di riesaminare la decisione. La statua era poi stata “invitata” in Senato dal presidente Ignazio La Russa e alla Regione Lombardia dall'assessora alla Cultura Francesca Caruso.

Il gruppo di medici specialisti è convinto che «la proposta di esporre la statua di Vera Omodeo a Milano, nel contesto di un pubblico luogo, aperto a tutta la cittadinanza, come era stato inizialmente proposto, sia una idea valida, condivisibile e di grande significato civile specie in questo momento storico». La questione del luogo in cui collocare la statua è ancora aperta. Il sindaco Sala aveva fatto sapere, tramite il proprio profilo su X, che si stava valutando l’ipotesi di ospitarla nei giardini che circondano l’ospedale Mangiagalli. Il primo cittadino aveva sottolineato che si sarebbe trattato di un «gesto oltremodo simbolico, proprio in questo momento storico in cui la denatalità è uno dei problemi principali del nostro Paese».

Anche il tema della denatalità viene affrontato con forza nella lettera dei pediatri, che sottolinea come l'esposizione pubblica della statua sia proprio un’occasione per riparlare di maternità in questo periodo così difficile: «È un modo per sensibilizzare, per dare un ruolo centrale alla maternità, alla donna e anche all'allattamento». Ricordano anche il ruolo fondamentale dell’allattamento come prima fonte di protezione del neonato. I pediatri ritengono che «l'atto di allattare il proprio bambino, e renderlo visibile all'esterno può avere oggi un significato più grande: ci può fare riflettere sul valore complessivo della maternità, in un mondo nel quale i bambini sono sempre meno e la sensibilità su questo tema è sempre più appannata». Anche per questo, riprendono i medici nella loro lettera, «come pediatri milanesi, da sempre sensibili ai temi della maternità, della salute fisica e mentale del bambino e della sua famiglia, riteniamo che portare questo tema umanitario all'attenzione delle istituzioni cittadine e dei milanesi tutti sia non solo importante, ma doveroso». Il dottor Zuccotti e i suoi colleghi ci tengono a precisare: «Non si vuole affatto stigmatizzare chi non riesce ad allattare, perché ci sono alcune donne che purtroppo, per motivazioni pur molto contingentate, non possono farlo e non vanno certo fatte sentire inadeguate». Ma quella statua serve, e serve a tutti.

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di Mario Pischetola

da www.chiesadimilano.it
@RiproduzIone Riservata del 18 aprile 2024

Il 25 e il 26 maggio a Roma festa all'Olimpico e Messa in San Pietro (per partecipare iscriversi entro il 21 aprile). Ma si potrà vivere l'evento anche nella propria comunità, secondo le indicazioni per l'animazione e la preghiera fornite dalla Fom.-

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Gli oratori ambrosiani celebreranno la prima Giornata mondiale dei Bambini (GMB), in comunione con papa Francesco che l’ha indetta per sabato 25 e domenica 26 maggio. Come previsto dal Dicastero per la cultura e l’educazione, a cui è stata affidata l’organizzazione e la promozione dell’evento, la Giornata si celebrerà a un duplice livello: universale, con sede a Roma, e diocesano, lasciando l’organizzazione alla creatività delle singole comunità e ponendosi in sintonia con il desiderio di papa Francesco di incontrare i bambini e le bambine di tutto il mondo.

Le parrocchie e le comunità, i gruppi e le famiglie che vorranno partecipare agli eventi di Roma, in particolare al pomeriggio di festa allo Stadio Olimpico di sabato 25 maggio, dovranno iscriversi entro domenica 21 aprile sul sito www.giornatamondialedeibambini.org (seguendo le istruzioni per la registrazione), per assicurarsi i posti che saranno richiesti. Chi andrà a Roma, alla festa all’Olimpico e alla Messa della domenica 26 maggio in piazza San Pietro, rappresenterà i bambini del mondo e parteciperà al cuore dell’iniziativa. A chi non andrà a Roma la Fondazione Oratori Milanesi propone di celebrare in oratorio la Giornata nell’ambito di una festa finale dell’anno oratoriano, da fissare in coincidenza con le date indicate dal Papa: si potrà così condividere con i bambini e le bambine che saranno a Roma la dimensione della festa e lo spirito della proposta, che mette al centro i bambini nella logica della comunione e dello “stare insieme” secondo lo stile del Vangelo.

Il Papa: «Dobbiamo tornare come voi»

Rivolgendosi direttamente a loro, papa Francesco ha scritto il suo primo Messaggio per la Giornata Mondiale dei Bambini che fa comprendere la “portata” dell’iniziativa: «Ci ricordate che siamo tutti figli e fratelli, e che nessuno può esistere senza qualcuno che lo metta al mondo, né crescere senza avere altri a cui donare amore e da cui ricevere amore». Parlando ai più piccoli, il Papa dimostra di parlare a tutti, richiamando la necessità di “tornare come bambini”: «Gesù ci dice: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose” (Ap 21,5); sono le parole che ho scelto come tema per la vostra prima Giornata mondiale. Queste parole ci invitano a diventare agili come bambini nel cogliere le novità suscitate dallo Spirito in noi e intorno a noi. Con Gesù possiamo sognare un’umanità nuova e impegnarci per una società più fraterna e attenta alla nostra casa comune, cominciando dalle cose semplici, come salutare gli altri, chiedere permesso, chiedere scusa, dire grazie. Il mondo si trasforma prima di tutto attraverso le cose piccole, senza vergognarsi di fare solo piccoli passi».

Le sollecitazioni del Papa nel suo Messaggio, richiamando anche le sofferenze dei bambini in tantissime parti del mondo, aiuteranno a impostare la Giornata nelle comunità, mettendo al centro naturalmente la celebrazione dell’Eucaristia e considerando alcuni momenti di animazione e di gioco, in cui le diverse generazioni comunicano il desiderio di «crescere insieme».

CAV Voghera

L'Associazione Vogherese di volontariato, che aiuta gratuitamente la donna in difficoltà ad accogliere la vita, superando le difficoltà.

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