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L'ABORTO NELLA COSTITUZIONE UE È IL PRIMO PASSO VERSO LA BARBARIE

di Marina Casini, Presidente del Movimento per la vita
da www.famigliacristiana.it
@Riproduzione Riservata del 18 aprile 2024

Riconoscere i diritti del nascituro è la prima tappa per realizzare una comunità davvero civile (di Marina Casini).-

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Le donne hanno il diritto di essere libere di accogliere i propri figli, di trovare una mano tesa se hanno difficoltà: hanno il diritto di non abortire. La soluzione con cui il Parlamento Europeo ha chiesto l’introduzione nella carta dei diritti fondamentali dell’UE il diritto di aborto ignora tutto questo rendendo la donna vittima insieme a suo figlio e calpesta molto altro giustizia, progresso, pace solidarietà, inclusività, giustizia, senso dell’Europa come organizzazione politica – perché riconoscere uno di noi in colui che conta di meno è il primo passo per realizzare una comunità davvero civile.
Tecnicamente le risoluzioni non sono vincolanti per gli Stati, ma hanno un forte potere culturale e politico specialmente se presentate come “conquiste” dai mezzi d’informazione. I sostenitori della risoluzione affermano che il “diritto di abortire” non impone obblighi, ma serve solo ad assicurare che la scelta di abortire non abbia ostacoli. In realtà non è così.

Sancire il “diritto di aborto” significa debilitare le motivazioni, le ragioni e le risorse dell’accoglienza di un nuovo essere umano e dell’aiuto alla sua mamma in difficoltà; bandire l’obiezione di coscienza; negare cittadinanza alle associazioni che operano a favore della vita nascente e della maternità durante la gravidanza; marcare il varco da cui passano o si rafforzano tutte le altre violazioni dell’uomo; distruggere la sorgente di ogni solidarietà; in definitiva significa legittimare senza scrupoli logiche di violenza. “Che cosa ci resta” si chiedeva Madre Teresa, grande donna e grande santa, se la società permette a una madre di sopprimere il bimbo nel suo seno?
E’ chiaro che non è un giudizio sulle donne, ma su una mentalità insana. Bisogna dunque cercare di fare un salto di civiltà uscendo dai paradigmi dogmatici dei falsi diritti. Logicamente e cronologicamente il più fondamenta di tutti i diritti è il diritto alla vita che nel caso di specie si declina come diritto a nascere. Ma il vero problema non è tanto affermare che esiste il diritto alla vita quanto riconoscere che fin dal concepimento c’è un essere umano il cui valore, chiamato dignità, è uguale a quello di tutti gli altri. Se il bambino concepito non viene riconosciuto come uno di noi, è chiaro che on è considerato tra i titolari del diritto alla vita.
Se non è chiaro che l’uomo è sempre uomo dal concepimento, che dire “persona” è come dire “essere umano”, che la dignità umana è uguale per tutti, allora tutti i diritti crollano o peggio diventano un campo di battaglia a favore dei più forti a danno dei più deboli. La posta in gioco è enorme perché il diritto a nascere è la “pietra di paragone”, la “cartina di tornasole”, il “sigillo di autenticità” di ogni altro impegno a servizio dell’uomo, della donna, della società.
Per questo vale la pena impegnarsi tutti insieme.

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