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Roma, a 4 anni ingoia una pila da videogame: salvato al Bambino Gesù

di Ester Palma

La batteria è in grado di provocare emorragie e ulcere mortali. Il bambino è stato operato con un protocollo speciale dopo solo un’ora dalla diagnosi. Dall’anno scorso nell’ospedale oltre 90 interventi per rimuovere oggetti ingeriti dai piccoli pazienti.-

Piccola, rotonda, lucente: la disk battery, la pila a bottone di uso comune nei videogiochi e in altri dispositivi, deve essere stata una tentazione irresistibile per il piccolo D., quasi 4 anni. L’ha messa in bocca e poi ingoiata. Poco dopo ha iniziato a avvertire forti dolori addominali che hanno costretto i genitori, ignari di quanto era successo, a portarlo al Pronto soccorso. Ma la piccolissima pila era del tutto invisibile all’esame ecografico e ad altri tipi di indagini: dopo giorni di ansia sono stati i medici dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma a scoprire la presenza della batteria nell’esofago grazie a una radiografia addominale, effettuata per il persistere dei sintomi.

«A 3 millimetri dall’aorta»

Intanto la pila aveva sprigionato la sua carica elettrica bruciando i tessuti interni del bambino e mettendone a rischio la vita. Individuata l’origine del malessere, sono state immediatamente attivate le procedure di emergenza previste dal protocollo nazionale ed europeo per questo tipo di eventi. Si tratta delle linee guida Sigenp ed Espghan-Esge, alla cui stesura hanno partecipato anche gli esperti di Chirurgia Endoscopica Digestiva del Bambino Gesù. E’ stata organizzata un’equipe multidisciplinare per rimuovere l’oggetto estraneo in condizioni di massima sicurezza. «Le batterie di questo tipo sono dette “killer” perché le lesioni che provocano possono essere talmente gravi da causare la morte, per le emorragie gravissime che provocano. E nel caso del nostro piccolo paziente la pila era a soli 3 millimetri dall’aorta - spiega Luigi Dall’Oglio, responsabile di Chirurgia Endoscopica Digestiva dell’ospedale - La semplice rimozione endoscopica “improvvisata”, perché dettata dall’urgenza, può essere causa di una perdita di sangue irrefrenabile e potenzialmente mortale. In questi casi è sicuramente necessaria la tempestività, ma bisogna agire attivando ogni possibile sistema di protezione e senza lasciare nulla al caso». Proprio per evitare ulteriori rischi, lo scorso 14 luglio, dopo solo un’ora dalla diagnosi, gli anestesisti, i chirurghi endoscopici digestivi, i cardiochirurghi, il radiologo e gli infermieri di sala, hanno effettuato l’intervento di rimozione per via endoscopica. I successivi esami hanno confermato l’assenza di sanguinamenti o di altre complicanze. Il piccolo paziente ha lasciato il reparto di rianimazione ed è in buone condizioni. Considerata la possibile insorgenza di emorragie anche a distanza di alcuni giorni, è rimasto in ospedale, sotto osservazione, per due ulteriori settimane.

Dal Bambin Gesù fanno sapere che da gennaio 2017 ad oggi sono giunti oltre 500 bambini che avevano ingerito un corpo estraneo, la maggior parte dei quali poi per fortuna espulsi per le vie naturali. Ma in oltre 90 casi c’è stato bisogno di interventi di estrazione endoscopica per estrarre gli oggetti più disparati: monete, spille da balia, chiodi, viti, ami da pesca, pezzi di plastica, ciondoli, bottoni. Tra i più pericolosi, proprio o magneti e le batterie.

da corriere.it

@Riproduzione Riservata del 02 agosto 2018

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