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Tra padre e figlio. Tappe di crescita

La Redazione

Mentre per anni ci si è concentrati quasi esclusivamente sul rapporto che si instaura tra madre e figlio, osservandone e sviscerandone ogni minimo aspetto, attualmente l’attenzione si rivolge in maniera forte anche sul ruolo del papà e le varie dinamiche che gli competono all’interno di un nucleo familiare.

Attenzione che si è focalizzata sull’aspetto paterno della famiglia, soprattutto da quando sono state introdotte norme e leggi a tutela dei padri separati, una “categoria” lasciata per molto tempo nel buio e nell’incertezza, specialmente da un punto di vista giuridico.



DA 0 A 3 ANNI

Per quanto riguarda il rapporto tra bebè e padre, uno studio condotto dalla European Psycho-Analitic Association, ha rivelato come si possano individuare delle fasi fondamentali al suo interno. Da questo importante studio, inoltre, sono emersi anche altri fattori importanti, come quello che colloca i papà italiani all’ultimo posto in Europa, per quanto riguarda il tempo dedicato ai propri figli.


La prima di queste fasi è quella che va da 0 a 3 anni, probabilmente la più delicata, nella quale si formano le strutture portanti della personalità del piccolo. In questo periodo della sua vita, il bebè sfrutta la sua mente come se fosse una spugna, assorbendo inconsapevolmente tutti i dati che l’ambiente gli propone. La figura del papà in questo periodo dovrebbe essere protettiva e allo stesso tempo stimolante, per incoraggiare il piccolo e la sua autonomia.

DAI 3 AI 6 ANNI

La seconda fase va dai 3 ai 6 anni, una fase che precede quella scolastica e che associa alla mente “assorbente”, la mente “cosciente”, organizzando logicamente i contenuti assorbiti precedentemente. In questa fase il papà dovrebbe giocare con il piccolo in maniera costruttiva, stimolando in lui la curiosità e stabilendo delle regole educative.

 

DA 6 A 10 ANNI

Dai 6 ai 10 anni, si apre un altro periodo di sviluppo pienamente scolastico, nel quale il bambino raccoglie tutti i frutti seminati nella fase precedente. Il padre deve essere sempre presente, autorevole ma non autoritario, in grado di lasciare al piccolo la sua autonomia.

DALL'ADOLESCENZA IN SU

Ulteriore fase è quella che va dai 10 ai 18 anni. Il ruolo del padre a questo punto diventa decisivo, poiché deve cercare di punire, ma anche di premiare il ragazzo, fornendo delle regole e dei valori ai quali poter fare sempre riferimento.
L’ultima fase è quella che va dai 18 anni poi. In questa parte della vita, il padre può quasi esclusivamente raccogliere i frutti di quello che ha seminato negli anni passati, poiché la gran parte del lavoro è ormai fatto, almeno da un punto di vista formativo.
Si tratta del momento di confronto, nel quale si svela quello che effettivamente un padre è riuscito a insegnare e regalare ai propri figli, da un punto di vista educativo e morale. Il dialogo resta sempre fondamentale, soprattutto per aiutare i ragazzi ad orientarsi nelle scelte di vita che si troveranno a dover affrontare.
Il lavoro del papà non si esaurisce mai, è un impegno a tempo pieno, che regala moltissime soddisfazioni, preoccupazioni e anche qualche dispiacere. Un piccolo prezzo che si paga volentieri.

da www.bambinopoli.it
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