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Pipì a letto: cosa fare e come gestirla

di Annamaria Sapuppo, Pediatra
da www.uppa.it
@Riproduzione Riservata

La pipì a letto è un aspetto comune dell’infanzia che spesso si risolve da sola. È importante avere pazienza, comprensione e adottare alcune strategie pratiche.-

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Il fenomeno della “pipì a letto” o “enuresi notturna” si riferisce alla perdita involontaria di urina durante il sonno, che si verifica almeno due volte a settimana in bambini di età superiore ai 5 anni per almeno 3 mesi. A questa età, infatti, oltre il 90% dei bambini è ormai continente, cioè è in grado di trattenere le urine e svuotare la vescica in modo controllato, mentre circa un 10% risulta non continente. 

Questo disturbo è, quindi, molto comune nei bambini ed è spesso oggetto di preoccupazione nelle famiglie. Se pensiamo alle storie di tanti personaggi famosi che ne hanno sofferto, come James Joyce, George Orwell e persino Barbara Streisand, si comprende come questo disturbo sia noto in realtà da secoli, ma purtroppo è ancora spesso ritenuto una sorta di “tabù” a livello sociale e non se ne parla abbastanza.

Perché avviene? È un aspetto comune dell’infanzia che spesso si risolve da solo. Con pazienza, comprensione e alcune strategie pratiche, è possibile aiutare il bambino a superare questa fase in modo sereno e senza traumi. Infatti, l’enuresi notturna tende a risolversi spontaneamente con l’età nella quasi totalità dei casi, ma alcuni pazienti continuano a fare la pipì a letto anche da adulti, per cui è importante che venga segnalato precocemente al pediatra, se presente, in modo da trattarlo opportunamente.

Perché i bambini fanno la pipì a letto?

La pipì a letto è un fenomeno abbastanza comune, soprattutto nei bambini piccoli. È importante, però, distinguere tra: l’enuresi primaria è quella che si verifica in un bambino che non ha mai raggiunto la continenza per un periodo continuativo di almeno 6 mesi dopo i 5 anni ed è la più diffusa; e l’enuresi secondaria è quella che ha un esordio dopo un periodo di continenza notturna di almeno 6 mesi. 

Il disturbo  coinvolge maggiormente il sesso maschile e può esserci una maggiore incidenza della forma primaria all’interno della stessa famiglia. Gli studi più recenti riportano una prevalenza del sintomo, con frequenza almeno mensile, del 10% a 6 anni e del 5% a 10 anni. A livello italiano, tra i 6 e i 14 anni, è  stata riscontrata una prevalenza complessiva pari al 3,8% dei bambini, con riduzione progressiva del disturbo dal 9,4% all’età di 6 anni al 2,3% all’età di 11 anni. 

Le cause della pipì a letto possono essere varie, tra cui:

  • sviluppo incompleto della vescica: nei bambini, la vescica potrebbe non essere ancora abbastanza grande o la sua funzione non completamente matura per trattenere l’urina durante la notte. Il fatto che il fenomeno della pipì a letto tenda a scomparire naturalmente nella quasi totalità dei casi, fa ipotizzare che questi bambini presentino una maggiore “lentezza” nel pieno sviluppo dei meccanismi che regolano la funzione vescicale;
  • ridotta produzione notturna di vasopressina: si tratta di un ormone che regola la produzione di urina. Nei bambini che soffrono di enuresi notturna, può esserci carenza di questo ormone con conseguente incremento della quantità di urina prodotta di notte;
  • ereditarietà: come già accennato, fare la pipì a letto è un disturbo che potrebbe avere una componente ereditaria. Se uno dei genitori ha avuto questo problema da bambino, c’è una maggiore possibilità che anche suo figlio lo abbia;
  • sonno profondo: alcuni bambini dormono molto profondamente e arrivano a non sentire il bisogno di urinare. La presenza di disturbi del sonno o eccessiva sonnolenza, specie se persistente nel tempo, vanno sempre attenzionati con il pediatra;
  • cause psicologiche come stress o ansia: situazioni stressanti o cambiamenti nella vita del bambino, come l’inizio della scuola o l’arrivo di un nuovo fratellino, possono contribuire all’enuresi notturna;
  • altri problemi medici: in rari casi, la pipì a letto può essere causata da problemi medici come infezioni urinarie (che causano anche bruciore durante la minzione, pollachiuria, urgenza minzionale) o diabete (la glicemia elevata nel sangue comporta un aumentato carico di glucosio nei reni, che finisce anche nelle urine), o sindromi neurologiche complesse (spina bifida, malformazioni a carico del sistema nervoso), che alterano i meccanismi neurologici alla base della continenza urinaria.

Pipì a letto: fino a quando è normale?

La prima domanda a cui dobbiamo rispondere è: fino a quando i bambini fanno la pipì a letto? In generale, in ambito pediatrico è considerato normale che i bambini non abbiano una piena continenza urinaria fino all’età di 5-6 anni. Tuttavia, alcuni bambini possono continuare a fare la pipì a letto occasionalmente anche fino all’età di 7-8 anni, specialmente in condizioni stressanti, come un litigio familiare o un brutto voto a scuola, senza che questo costituisca un vero problema. 

Ma allora, quando preoccuparsi per la pipì a letto? Richiede l’attenzione di un pediatra se:

  • il bambino ha più di 7 anni e fa pipì a letto regolarmente;
  • il bambino ha fatto pipì a letto in passato, ha smesso per un periodo e poi ha ricominciato (enuresi secondaria);
  • ci sono altri sintomi come dolore durante la minzione, urgenza minzionale, sete eccessiva (polidipsia) o cambiamenti nel comportamento del bambino, specialmente durante il sonno.

In presenza di una di queste situazioni, è opportuno contattare il proprio pediatra per valutare eventuali accertamenti o strategie da adottare.

Soluzioni per la pipì a letto: come intervenire

A tal proposito, ci sono diverse soluzioni che possono aiutare a gestire e ridurre questo problema. Iniziamo da cosa fare per la pipì a letto:

  • rassicurazione e supporto al bambino:è importante non punire o sgridare il proprio figlio o figlia per la pipì a letto; al contrario, rassicurarlo/a che non è colpa sua e che molti bambini e bambine passano attraverso questa fase potrebbe aiutarlo ad affrontare il problema. È fondamentale che si senta compreso e non colpevolizzato;
  • stabilire una “routine del bagno”: incoraggiare ad andare in bagno prima di andare a letto e, se necessario, svegliarlo una volta durante la notte per farlo urinare;
  • limitare l’assunzione di liquidi prima di andare a dormire: ridurre l’assunzione di liquidi nelle ore serali, specialmente bevande come il latte, l’acqua o il succo di frutta, che possono aumentare la produzione di urina. Questi accorgimenti potrebbero aiutare a diminuire la quantità di urina prodotta durante la notte;
  • protezione del letto: usare coprimaterassi impermeabili può aiutare a gestire i disagi e facilitarne la pulizia. Tenere un kit di riserva di lenzuola già pronto per l’uso può facilitare il cambio notturno;ù
  • tecniche di rinforzo positivo: premiare il bambino o la bambina per le “notti asciutte” può essere motivante, ad esempio, tenendone traccia su un calendario. Allo stesso modo, festeggiare i progressi con piccole ricompense o adesivi può essere una strategia di rinforzo positivo per motivare il bambino o la bambina;
  • consultazione medica: come già detto, in caso di situazioni specifiche o se il fenomeno della pipì a letto persiste nonostante opportuni accorgimenti, sarebbe opportuno consultare il proprio pediatra, che valuterà se sia necessario procedere con ulteriori esami per escludere eventuali problemi medici sottostanti. In alcuni casi, esercizi specifici per rafforzare la vescica possono essere utili, previo sempre consiglio medico.

Vediamo ora cosa non fare se il bambino fa la pipì a letto:

  • non ignorare il problema: pensare che il problema si risolverà da solo senza alcun intervento può non essere la soluzione migliore. È importante affrontare la situazione in modo costruttivo, coinvolgendo il proprio pediatra;
  • non punire o rimproverare, e soprattutto non umiliare né ridicolizzare il bambino: questo potrebbe aumentare il suo senso di vergogna e ansia, peggiorando la situazione. È importante evitare di fare commenti umilianti o di paragonare il bambino ad altri che non hanno questo problema. L’enuresi notturna è spesso al di fuori del controllo del bambino. È quindi importante mantenere un atteggiamento positivo e comprensivo;
  • non limitare eccessivamente i liquidi: limitare l’assunzione di liquidi nelle ore serali può essere utile, ma non bisogna farlo in modo eccessivo, poiché potrebbe portare a disidratazione o altri problemi, specialmente nel periodo estivo. I liquidi vanno assunti normalmente nelle ore diurne, soprattutto l’acqua. In caso di dubbi, è sempre bene far riferimento al proprio pediatra;
  • non creare un ambiente stressante: cercare di ridurre l’esposizione del bambino a situazioni di stress e ansia, poiché questi possono contribuire all’enuresi notturna;
  • non usare il problema come una minaccia: evitare di minacciare il bambino con punizioni in caso di pipì a letto. Questo può creare paura e senso di colpa;
  • non usare allarmi senza preparazione: sono stati creati diversi sistemi di allarme per segnalare l’enuresi notturna. Ad esempio, allarmi indossabili, allarmi di tipo pad e allarmi wireless, che rilevano l’umidità e si attivano di conseguenza, producendo spesso un suono. Quelli indossabili, i più diffusi, sono relativamente piccoli e sono progettati per il comfort generale durante l’uso. L’unità di rilevamento dell’umidità è posizionata sugli indumenti nella zona pelvica e un piccolo cavo flessibile che scorre sotto gli indumenti collega il sensore all’allarme. Sono dispositivi per l’enuresi notturna che possono essere utili, ma devono essere utilizzati correttamente e con il supporto del bambino. L’uso improprio può causare frustrazione;

Non ignorare il problema: anche se la pipì a letto è comune, non va ignorata. Offrire supporto e cercare soluzioni pratiche è importante per aiutare il bambino a superare questa fase.

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