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Chi sono i giovani d’oggi? Concentrati sul presente e con più voglia di valori»

di Chiara Daina

https://www.corriere.it/
@Riproduzione Riservata del 05 luglio 2022

Le conseguenze del Covid: i risultati dell’ultimo Rapporto curato dall’Istituto Toniolo della Cattolica. Rosina: «In ambito lavorativo non si adattano più al ribasso. Meglio partire».-

La vita è adesso. Il futuro non si ipoteca più. I giovani, provati da oltre due anni di pandemia, danno priorità soprattutto alle relazioni personali, al tempo libero e alla tutela dell’ambiente che li circonda e meno alla carriera, all’istruzione e al progetto di metter su famiglia. È l’istantanea scattata dal «Rapporto Giovani 2022», a cura dell’Istituto Toniolo, ente fondatore dell’Università Cattolica. La ricerca si basa su un campione di settemila giovani di età compresa tra 18 e 34 anni, intervistati tra novembre 2021 e febbraio 2022. «La pandemia ha avuto un impatto profondo sulle nuove generazioni. Non solo perché hanno dovuto cambiare temporaneamente le modalità di lavoro, di studio e di stare con gli altri, facendo tutto da remoto, ma perché attraverso questa esperienza hanno anche trasformato i loro valori. Danno più importanza al presente e tolgono spazio alla progettualità verso il futuro», riassume Alessandro Rosina, ordinario di Demografia e statistica sociale all’Università Cattolica di Milano e coordinatore scientifico dell’indagine.

L’emergenza sanitaria, con il suo bagaglio di ansie e misure di distanziamento e isolamento, ha inciso negativamente sulle cosiddette soft skills, o competenze trasversali (distinte dalle competenze prettamente tecniche), che riguardano le abilità personali di fare squadra e comunicare con gli altri. E che dipendono in buona parte dal grado di autostima e benessere interiore. Stando al Rapporto, i giovani millennials e della generazione z che hanno un’idea «molto» o «moltissimo» positiva di sé sono passati dal 53,2 per cento del 2020 al 45,9 del 2022. Quelli che hanno un sogno nel cassetto sono scesi dal 68,4 per cento al 61,3. Scema anche l’entusiasmo nelle proprie azioni (-7 per cento), il desiderio di imparare (-5,7 per cento), la capacità di perseguire un traguardo (meno sette per cento), di lavorare in team (-5) e l’empatia (-6,7). Cala l’abilità comunicativa (-5,8), quella di gestire conflitti (-5) e dopo il Covid ne risente anche l’attitudine alla leadership (-3,8).

Le palestre d’impegno

«La letteratura internazionale dimostra che nel contesto lavorativo le competenze personali trasversali fanno la differenza. È quindi fondamentale - sostiene Daniela Marzana, ricercatrice di psicologia sociale all’Università Cattolica, tra i redattori del Rapporto - investire sul loro sviluppo. Palestre preziose sono l’associazionismo, il volontariato, l’attivismo civico, il servizio civile e il service learning, cioè le azioni solidali nei confronti della comunità che un ragazzo presta durante il percorso scolastico e universitario». Se da una parte, documenta l’indagine, sono in diminuzione i giovani che hanno una visione della vita in generale positiva (da 52,7 a 47,6), dall’altra i maggiorenni under 35 ora sentono il bisogno di assicurare qualità alla propria esistenza.

«Ripartono da quello che vogliono dalla vita - osserva Rosina - e non da quello che la realtà offre loro. Non intendono più adattarsi al ribasso, perché altrimenti non ci sarà più limite. Oggi è il mondo del lavoro ad avere bisogno del contributo di giovani qualificati, non il contrario. Se i datori di lavoro non sapranno valorizzarli se ne andranno ancora all’estero.

I giovani - sottolinea il professore - hanno necessità di sentirsi parte attiva del cambiamento del Paese e allo stesso tempo vanno messi anche loro nelle condizioni di migliorare la loro situazione». Non c’è, insomma, più tempo per rimandare ancora. Urge piuttosto cambiare le regole del gioco per il bene di tutti.

Cosa conta

Secondo la ricerca, dopo la crisi di Covid oltre il 50 per cento di chi ha tra 18 e 34 anni riconosce un’importanza maggiore al tempo che si trascorre insieme con i figli e il partner. Per la metà la salute ha un peso più rilevante rispetto al passato. Per più di quattro su dieci il tempo libero e l’attenzione per l’ambiente contano di più di prima. Mentre per i meno giovani sono diventati più significativi le prospettive di carriera (37 per cento), l’istruzione (34) e la possibilità di costruire una famiglia (31). Anche il lavoro ideale diventa più sostenibile: per il 60 per cento del target 18-22

anni deve essere un’occasione per aiutare il mondo e deve essere svolto all’interno di un’azienda di cui si condividono i valori; mentre per il 52 per cento l’azienda deve impegnarsi contro l’inquinamento ambientale. La nota dolente è che del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) per rilanciare l’economia dopo il Covid questi giovani sanno poco e niente.

Quasi il 35 per cento di chi ha tra 18 e 22 anni non sa di che cosa si tratti, il 28 per cento ne ha solo sentito parlare ma non ne sa molto e appena il 6 per cento ne conosce bene i dettagli. Eppure oltre il 50 per cento è convinto che il Pnrr possa servire a superare la crisi economica e a migliorare le condizioni e le opportunità di lavoro. «I giovani non sono rassegnati ma il governo non li ha coinvolti abbastanza nella stesura del piano di rilancio del Paese, sui temi della digitalizzazione, dell’innovazione, della rivoluzione verde. Invece i giovani vanno presi sul serio», conclude Rosina.

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