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Torna la sifilide, diagnosi in crescita del 70 per cento

di Elena Meli
da www.corriere.it
@Riproduzione Riservata del 10 agosto 2019

La malattia ha ripreso a diffondersi a macchia d’olio, raddoppiati i casi tra gli uomini. Boom in Islanda e Irlanda. «È il risultato di fattori come il sesso non protetto».-

È una malattia dimenticata, il ‘mal francese’ in passato considerato una punizione divina per i facili costumi. Pochi ci pensano oggi, invece la sifilide è tornata: secondo i dati raccolti dall’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC), dal 2010 le diagnosi sono cresciute del 70 per cento e i casi confermati fra il 2007 e il 2017 sono oltre 260mila in 30 Paesi UE (Italia compresa), 33mila nel solo 2017, anno in cui si è verificato il picco di incidenza. Vietato abbassare la guardia, quindi, di fronte a una malattia sessualmente trasmessa che non è affatto un retaggio del passato.

In aumento fra gli uomini

Gli esperti ECDC sottolineano che dal 2007 al 2010 si era assistito a un decremento costante nel numero di diagnosi fino a un minimo di 19mila casi nel 2010, ma da quell’anno in poi la malattia ha ripreso a diffondersi a macchia d’olio, al punto che nel 2017 per la prima volta dagli inizi del 2000 la sifilide è risultata più frequente dell’HIV. Ci sono tuttavia differenze consistenti fra i vari Paesi: quindici dal 2010 hanno registrato incrementi superiori al 15 per cento, con picchi dell’876 per cento in più in Islanda e del 224 per cento in Irlanda; in Estonia e Romania invece i casi si sono dimezzati. In generale la tendenza è però assai diversa fra uomini e donne: analizzando i dati per genere, gli esperti fanno notare che fra gli uomini i casi sono raddoppiati mentre fra le donne la curva discendente non si è arrestata e anche dal 2010 al 2017 si è registrato un calo del 14 per cento delle diagnosi.

Sesso a rischio

I dati indicano che circa due terzi dei casi si sono verificati fra uomini omosessuali, il 23 per cento fra uomini eterosessuali e il 15 per cento fra le donne; la proporzione delle diagnosi in uomini gay varia da meno del 20 per cento in Lettonia, Lituania e Romania a oltre l’80 per cento in Francia, Germania, Irlanda, Olanda, Svezia e Regno Unito. «C’è tuttavia una relazione chiara fra comportamenti sessuali a rischio e sifilide: l’aumento di infezioni che vediamo in Europa è il risultato di elementi come il sesso non protetto, la tendenza ad avere partner sessuali multipli e la ridotta paura del contagio da HIV», spiega Andrew Amato-Gauci, direttore del programma ECDC su HIV, epatite virale e malattie sessualmente trasmesse. «Per invertire la rotta dobbiamo puntare su campagne per il sesso sicuro e promuovere regolari test per la sifilide e altre malattie sessuali fra gli adulti, in particolare fra chi ha comportamenti a rischio». Stanno invece continuando a diminuire i casi di sifilide congenita, trasmessa cioè dalla madre al bambino durante la gravidanza o il parto, soprattutto nell’Est Europa. «Serve però non abbassare la guardia perché in Europa Occidentale il tasso di sifilide congenita è lievemente aumentato: screening durante la gravidanza e interventi per tenere sotto controllo i contagi nella popolazione eterosessuale sono perciò fondamentali per mantenere bassi i tassi di sifilide congenita in tutto il Continente. Diagnosi e terapia della sifilide sono semplici ed economiche, se invece la malattia non viene trattata può portare a complicazioni gravi e favorire la trasmissione dell’HIV», conclude Amato-Gauci.

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