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STRADELLA - VOGHERA UNITI PER LA PET-THERAPY

di Gabriella Draghi
Per la prima volta la pet-therapy è entrata nel reparto pediatrico  dell’ospedale Civile di Voghera grazie all’iniziativa del Lions Club Stradella – Broni Montalino che ha voluto offrire questo tipo di esperienza utilizzando i fondi raccolti durante l’anno lionistico con presidente la dottoressa Valeria Bassanini la quale aveva già finanziato un progetto  simile presso la struttura per persone con disabilità di Vescovera. Dato il successo dell’esperienza precedente, il Lions Club ha presentato un progetto e richiesto le autorizzazioni per offrire una seduta di pet-therapy a contatto con i bambini e dopo un’attesa di quasi un anno, la terapista qualificata Silvia Razzini ,componente dell’Associazione “ConFido in un sorriso” ha potuto coinvolgere i ricoverati nel reparto di pediatria in un momento di gioco e serenità con la cagnolina Isotta.
Come spiegato dall’Azienda socio-sanitaria territoriale di Pavia: “La pet-therapy, terapia dolce e alternativa che non sostituisce in alcun modo le cure tradizionali, può aiutare i pazienti, in particolare i bambini, a sopportare meglio i disagi connessi al ricovero in ospedale. I piccoli riescono ad instaurare con il cane un rapporto mimico e gestuale, riscoprendo la capacità non verbale di comunicazione ed affinando la propria sensibilità e ricettività ai segnali esterni di piacere e di stress del compagno di giochi tante volte visto in tv e magari mai conosciuto nella realtà. è ormai provato  anche dalla scienza che l’interazione uomo-animale determina innumerevoli benefici che possono manifestarsi a livello motorio, cognitivo, sensoriale, comunicativo, di socializzazione, attività occupazionali, fisiologico, psicologico.”
Abbiamo incontrato Silvia Razzini per capire meglio  il suo lavoro di terapista con i cani.
Per svolgere la sua attività, l‘Associazione “ConFido in un sorriso” ha dovuto ottenere quale tipo di certificazione?
«Nel 2018 abbiamo ottenuto l’idoneità come coadiutore del cane  e come referente di progetto dal Ministero della Salute che ha incaricato Il Centro Nazionale di Referenza, l’Istituto Zooprofilattico delle Venezie, per  fare l’ “attività assistita dal cane” con i cani che sono a loro volta certificati. Siamo un gruppo di persone che  lavoriamo insieme dal 2011 ed in particolare svolgiamo l’attività io, Alessandra Maffina  e siamo coadiuvati dal nostro veterinario di fiducia, il dottor  Vittorio Garbagnoli della Clinica “Sant’Anna” che visita periodicamente i nostri cani che devono essere sempre in perfetta salute per operare al meglio».
Quanti cani avete?
«Attualmente abbiamo 5 cani qualificati e certificati che vengono scelti in base al luogo dove dobbiamo svolgere le sedute perché per esempio in pediatria a Voghera per interagire con i bambini ho portato la nostra Isottina che è un meticcio piccolino, a misura di bambino».
C’è una razza particolarmente adatta per svolgere la pet-therapy?
«Non ci sono razze di cani escluse tranne naturalmente quelle più aggressive. Diciamo che i Labrador, i Golden Retriver in generale sono i più adatti perché è più facile educarli a questo ruolo».
Che percorso fanno i cani per avere la qualifica?
«Innanzitutto cerchiamo di prenderli da allevamenti  selezionati. Ma non escludiamo anche i meticci come la nostra Isottina di cui conosciamo i genitori e la storia. Quando sono cuccioli iniziamo a manipolarli perché dobbiamo insegnare  loro a farsi toccare perché devono dare questa disponibilità ai pazienti e non reagire, in quanto noi andiamo a lavorare o con persone portatori di handicap o con bambini che  non sanno come interagire con  loro.  Poi cominciamo a portarli nei luoghi dove ci sono dei rumori un po’ atipici come gli ospedali o le scuole o le case di riposo, rumori a cui loro non sono abituati. Dobbiamo esporli  anche agli odori non usuali. Un cane non lavora mai prima di un anno ma viene abituato a seguirci nei luoghi in cui svolgiamo la terapia con altri cani.
Devono sempre rimanere tranquilli e rilassati a contatto con persone vestite in maniera strana come i medici con mascherine e camici. è un’educazione ad assistere, cioè a stare vicino a persone che hanno dei problemi».
Con quali pazienti avete iniziato?
«Abbiamo iniziato prima di tutto con gli anziani perché sono i soggetti diciamo  “più semplici” nel senso che  sono persone più tranquille, si muovono più lentamente. I cani vengono inseriti gradualmente nell’ambiente, prima al guinzaglio e poi sciolti e i tempi sono abbastanza lunghi. Lavoriamo per progetti che vengono studiati dalla nostra equipe e ci interfacciamo con la struttura dove andiamo ad operare per scegliere le persone che possono partecipare all’attività. Operiamo per piccoli gruppi o singolarmente una volta alla settimana per un periodo di qualche mese. Naturalmente dipende dalla disponibilità finanziaria della struttura».
Veniamo al lavoro con i bambini del reparto di pediatria di Voghera. Che tipo di esperienza è stata?
«è stato un primo approccio importantissimo perché abbiamo fatto vedere che cosa si può fare con i bambini in un progetto un po’ alternativo, perché in ospedale i bambini non sono mai gli stessi.  In genere questo laboratorio intende far capire ai bambini come devono rapportarsi con il cane e diventare suoi amici. Spesso si dà per scontato che il bambino debba essere amico del cane. In realtà il bambino e il cane, se non sono entrambi educati, non hanno naturalezza di relazione. Il cane non comprende il linguaggio del bambino perché il bambino è imprevedibile nei movimenti  e questo rappresenta una minaccia per l’animale. Molto spesso i nostri laboratori iniziano con delle fiabe didattiche, preparate da noi, dove si spiega  come diventare amici dei cani. In queste storielle mettiamo i segnali che il cane dà, ad esempio quando socchiude gli occhi vuol dire che vuole pacificare, se gira la testa significa che ha un po’ paura.
Indichiamo i vari segnali dati dai  movimenti della coda  e poi insegniamo dove il cane deve essere toccato perché spesso e volentieri la prima cosa che un bambino tende a fare è toccare il cane sulla testa quando bisogna toccarlo ai lati. Passiamo poi all’approccio del bambino con l’animale e facciamo alcune attività ludiche molto divertenti».
Qual è stata la reazione dei bambini?
«Abbiamo donato momenti di gioia, sorpresa, magia e poi abbiamo visto anche che i bambini che mostravano inizialmente paura, vedendo gli altri che svolgevano  le attività riuscivano a rilassarsi. Sono stati momenti molto belli in un ambiente come l’ospedale che spesso e volentieri ha un’atmosfera un po’ pesante. Abbiamo preparato molto bene l’intervento con il personale sanitario e siamo stati accolti con grande disponibilità dall’equipe del  Primario prof. Chiara. Il Lions Club Stradella- Broni Montalino si è già attivato per  la presentazione di un progetto per il prossimo anno per potere proseguire questa attività in ospedale vista la disponibilità data dall’ASST».
da www.ilperiodiconews.it
@Riproduzione Riservata del 11 febbraio 2019

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