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Sindrome del bambino scosso: otto cose da sapere!

di Miriam Cesta

da www.bimbisaniebelli.it

@Riproduzione Riservata del 14 febbraio 2020

Per la sindrome del bambino scosso sono fondamentali informazione e prevenzione. Un importante vademecum arriva dalla campagna "Non scuoterlo" di Terre des hommes.-

La sindrome del bambino scosso è più comune di quanto si creda. Il bambino viene scosso violentemente, di solito per reazione al suo pianto inconsolabile, con conseguente trauma sull’encefalo e successive sequele neurologiche che possono portare anche alla morte. È quello che accade nella Sbs, la Shaken baby syndrome, ovvero la Sindrome del bambino scosso.

Secondo la Società italiana di neonatologia (Sin) i principali fattori di rischio che potrebbero aumentare la probabilità di incorrere nella Sbs sono famiglia mono-genitoriale, età materna inferiore ai 18 anni, basso livello di istruzione, uso di alcool o sostanze stupefacenti, disoccupazione, episodi di violenza in ambito familiare e disagio sociale. Ma purtroppo a volte è solo l’esasperazione di genitori inconsapevoli e poco informati a spingere nella direzione di una “manovra consolatoria” dettata dall’esasperazione, qual è appunto lo scuotimento violento.

“Non Scuoterlo” di Terre des hommes

Terre des hommes, uno dei più grandi movimenti al mondo per la difesa dei diritti dei bambini, ha stilato un elenco di cose per informare genitori, ma anche nonni, educatrici di asilo nido e baby sitter, sui rischi che si corrono in caso di scuotimento di un bambino. Elenco riportato anche dalla Società Italiana di pediatria (Sip) nel suo sito ufficiale.

1. Cos’è la Shaken baby syndrome?

La “Shaken baby syndrome” (Sbs) ovvero “Sindrome del bambino scosso” è la conseguenza di una grave forma di maltrattamento fisico prevalentemente intra-familiare ai danni di bambini generalmente al di sotto dei 2 anni di vita: nei primi mesi di vita, infatti, i muscoli cervicali del collo dei neonati sono ancora deboli e non riescono a sostenere la testa; se un bambino viene scosso con forza, dunque, il cervello si muove liberamente all’interno del cranio, provocando ecchimosi, gonfiore e sanguinamento dei tessuti: in poche parole, lesioni gravissime.

2. A che età si manifesta il picco di incidenza di questo fenomeno?

Il picco di incidenza della Sbs si ha tra le 2 settimane e i 6 mesi di vita, che corrisponde al periodo di massima intensità del pianto del neonato e all’età in cui il bambino non ha ancora il controllo del capo e la struttura ossea è molto fragile.

3. Quali sono i fattori scatenanti questa “sindrome”?

Scuotere il bambino, in genere, è la risposta a un pianto “inconsolabile”, di cui gli adulti spesso non riescono a cogliere il significato. Sentendosi quindi impotenti, possono attivare – anche inconsapevolmente –  dei comportamenti inappropriati (come lo scuotimento) nel tentativo di calmare il neonato. Spesso, lo scuotimento avviene proprio per mano degli stessi genitori o delle figure educative con cui si condivide l’accudimento dei bambini: nonni, babysitter, educatrici del nido.

4. Quali danni può provocare lo scuotimento violento?

Le conseguenze della Sindrome del bambino scosso possono essere di diversa intensità e gravità. I danni di tipo neuro-psicologico provocati dallo scuotimento possono manifestarsi, nei primi mesi di vita del bambino, sia da un punto vista motorio che del linguaggio. Le conseguenze più gravi riguardano disturbi dell’apprendimento, dell’attenzione, della memoria e del linguaggio, disabilità fisiche, danni alla vista o cecità, disabilità uditive, paralisi cerebrale, epilessia, ritardo psicomotorio e ritardo mentale. In genere le conseguenze dipendono molto dalla gravità dell’abuso e si stima che solo nel 15% dei casi non ci siano ripercussioni sulla salute del bimbo.

5. La Sbs può essere causa di morte?

La Sbs può portare anche al coma o alla morte del bambino fino al 25% dei casi diagnosticati (uno su quattro).

6. Quali comportamenti i genitori dovrebbero assolutamente evitare di fronte al pianto di un neonato?

Il pianto del bambino, nei primi mesi di vita, sembra davvero inconsolabile. Di fatto però, piangere è l’unico strumento che il neonato ha per comunicare: può avere fame, sonno, caldo, freddo, il bisogno di essere cambiato o semplicemente di coccole o del contatto fisico per essere rassicurato. Qualunque sia il motivo, non bisogna mai scuoterlo per calmarlo. Perché anche se può sembrare un gesto banale, i danni sul bambino potrebbero essere gravissimi.

7. Quali sono i comportamenti da attuare per calmare il bimbo che piange?

Sono tante altre le soluzioni che si possono mettere in atto per cercare di calmare il pianto di un neonato: cullarlo nella carrozzina, fargli fare un giro in macchina, fargli un bagnetto rilassante, fasciarlo con un lenzuolo piegandogli gli arti in modo che ritorni nella posizione fetale, o ancora fargli sentire un fruscio o un rumore continuo (come un phon o un aspirapolvere).

8. E se il pianto diventa esasperante?

Se il pianto non si ferma e diventa esasperante la cosa migliore da fare è lasciare il piccolo in un posto sicuro e allontanarsi fino a quando non si è riacquistato un certo equilibrio. Importante anche imparare a chiedere aiuto ad altri membri della famiglia e agli amici e lasciare che un medico visiti il bambino se ci sono dei dubbi sul suo stato di salute.

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