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Se ti senti un genitore «imperfetto», allora c'è qualcosa che devi sapere

di Monica Coviello

da www.vanityfair.it
@Riproduzione Riservata del 31 gennaio 2023

La psicologa americana Susan Pollak propone un diverso modo di guardare alle difficoltà della genitorialità: imparare a perdonarsi per imparare a perdonare. Le abbiamo chiesto di aiutarci a capire come crescere figli felici prendendoci cura di noi stessi.-

Essere genitore è un compito molto complesso. Quando le cose non vanno come erano state immaginate (e succede, praticamente, sempre), le madri e i padri se ne fanno una colpa, rimproverano i figli, cercano di recuperare il controllo e finiscono per sentirsi peggio di prima. C’è un modo per uscire dal vicolo cieco?

Nella sua Guida per genitori imperfetti: come crescere figli felici prendendosi cura di sé, uscita per Erickson, la psicologa americana Susan M. Pollak sintetizza i risultati di oltre trent’anni di esperienza come genitore e con i genitori, proponendo un diverso modo di guardare alle difficoltà della genitorialità: imparare a perdonarsi per imparare a perdonare. Le abbiamo chiesto di aiutarci a capire come invertire la direzione, rivolgendo a se stessi un po’ di gentilezza e di compassione.

Ci sono segnali d'allarme che ci segnalano la necessità di staccare la spina, prima di sentirci esauriti?
«Sì, ci sono, e sono diversi per tutti. Prendetevi un momento e riflettete su quali sono i vostri "segnali di preallarme". Notate che avete meno pazienza? Che siete più irritabili, che le piccole cose iniziano a infastidirvi (i giocattoli sul pavimento, il latte versato, i bambini che fanno rumore)? Che siete sull’orlo di una crisi di pianto o che potreste cominciare ad urlare senza motivo? Bisogna prestare attenzione a se stessi: spesso siamo così concentrati sugli altri che dimentichiamo di includerci nel cerchio. Mentre, invece, lo meritiamo: i nostri bisogni contano. Quindi, fare caso a quando ci si sente persi o esausti fa un'enorme differenza. C'è un antico detto Zen che mi piace: "Meglio coglierlo sul nascere, piuttosto che in piena fioritura". Abbiamo meno probabilità di esaurirci se notiamo i segnali di pericolo».

Esistono tipi di genitori più a rischio di burnout genitoriale?
«Penso che tutti i genitori attivi siano vulnerabili al burnout. È un lavoro enorme e molto importante, che la società non sempre apprezza o premia. Penso che sia umano sentirsi sovraccarichi dai compiti della genitorialità. Tuttavia, se si è un genitore single, che non ha sostegno finanziario, famiglia, amici o assistenza all'infanzia, si può essere a maggior rischio di esaurimento. Come dice il proverbio, "Ci vuole un villaggio per crescere un bambino". È molto difficile farlo da soli. Abbiamo bisogno di comunità. Abbiamo bisogno di supporto».

Cosa significa prendersi cura di noi stessi? Come possiamo farlo?
«Dobbiamo pensare di essere gentili con noi stessi. Avete un buon amico che è premuroso e comprensivo? Cosa vi direbbe? Prendetevi un momento per immaginare come vi risponderebbe questo amico se gli diceste che vi sentite stressati ed esausti. Questo può aiutarvi a vedere le cose in prospettiva. Molte persone fraintendono e pensano che prendersi cura di se stesse significhi concedersi un trattamento termale, una manicure/pedicure, un massaggio. È tutto fantastico, ma di solito non ha effetti durevoli. Quello di cui parlo nel libro è, piuttosto, la capacità di trattare se stessi come si tratterebbe un caro amico, rispondendogli con gentilezza e sottolineando tutte le cose positive e amorevoli che sta facendo per i suoi figli (è divertente, cucina con loro, fa giardinaggio, legge per loro, ci gioca a calcio). Quindi, piuttosto che criticare noi stessi o sminuirci, possiamo concentrarci su ciò che stiamo facendo bene. Ricordando che nessuno è perfetto».

Perché prendersi cura di se stessi è così importante per l'equilibrio di tutta la famiglia?
«C'è un detto popolare negli Stati Uniti: "Se la mamma non è felice, nessuno è felice" (“If mama isn’t happy, no one is happy”). L’infelicità è contagiosa, così come la felicità. Siamo tutti interconnessi, specialmente in una famiglia. Se sei depresso, esausto, stressato o preoccupato, tutti ne risentiranno. Tutti in famiglia contano. E c'è un altro detto utile sull'importanza di percepire ciò che sta accadendo: “What we feel, we can heal”. Ignorare i problemi spesso li peggiora».

Quali sono gli errori più comuni che commettiamo nella gestione della routine quotidiana? 
«Penso che un malinteso comune sia che i nostri figli avranno successo se li teniamo sotto pressione e se siamo duri con loro. Esistono ricerche che dimostrano che i bambini rispondono meglio alla gentilezza e sono più motivati dalla comprensione che dalla paura e dalla rabbia. Spesso pensiamo che le urla o le punizioni fisiche ci porteranno alla cooperazione e all’obbedienza, ma non è così».

Modificare il nostro modo di essere genitori è difficile, o almeno lo è in tempi ragionevoli: come si può fare?
«Basta cambiare solo una cosa per volta, modificando il modo in cui si svolge una attività ordinaria. Ad esempio, amate cucinare? Quando lo fate per la vostra famiglia, se è una giornata difficile, stressante o alienante, prendetevi un momento per provare un po' di gratitudine. C'è una ricerca secondo cui la gratitudine può fare una grande differenza nel benessere e nell’umore. Non serve molto tempo e non c’è bisogno di fermarsi o meditare con gli occhi chiusi. Basta un minuto. Potreste sentire gratitudine per il fatto di avere del cibo. Potreste ringraziare vostra madre o vostra nonna che vi hanno insegnato a cucinare. Aggiungere semplicemente un po’ di gratitudine a questa semplice attività quotidiana può aiutare a sentirsi un po' più felici. Non è complicato».

Anche se non esistono genitori perfetti, quali sono le caratteristiche di un bravo genitore?
«Un meraviglioso pediatra britannico di nome D.W. Winnicott ha introdotto il concetto della madre “sufficientemente buona” come madre adeguata. Trovo che questa definizione possa aiutare i genitori a rilassarsi. Un sociologo ha intervistato 135 madri negli Stati Uniti, in Italia, Germania e Svezia su cosa fosse una "buona madre". Gli americani hanno citato gli esperti e le conoscenze che avevano appreso da podcast, libri, lezioni, ma non avevano definizioni personali. Le donne europee hanno parlato di tratti che volevano instillare nei loro figli, come stabilità, indipendenza, gentilezza e senso di protezione e amore. Una mamma europea ha detto: “Passare del tempo con loro”. Quindi, pensate a ciò che conta per voi. Non preoccupatevi di essere dei “super genitori”: fidatevi di ciò che sapete e di ciò che avete imparato».

Situazione tipo: mattina prima di andare a scuola, bambini poco collaborativi, ritardo, capricci. Nel suo libro suggerisce esercizi di consapevolezza, ma come è possibile fermarsi nel bel mezzo del caos e ritrovare l'equilibrio?
«Questo è il mio esercizio preferito. Mi dico: "In questo momento le cose stanno così", e questo aiuta a non aggiungere tensione alla situazione. E non mi dico: “Questo non dovrebbe accadere. Perché sta succedendo proprio a me? Devo essere una mamma terribile. Sono inadeguata. Perché i miei figli sono così difficili? Li odio!". C’è un esercizio che aiuta a fermarsi, in mezzo al caos. Si chiama: "Due piedi, un respiro". Bisogna semplicemente sentire entrambi i piedi sul pavimento. Sentire il terreno che li sostiene. Lasciarsi abbracciare. E poi prendere fiato. Per poi dire ai figli: “Ok, possiamo sempre ricominciare. Proviamo di nuovo”. Cercate di recuperare il vostro umorismo, se possibile. Un giorno, dopo un crollo (succede a tutti noi), quando finalmente ho fatto salire i bambini in macchina, ho iniziato a guidare verso la scuola. E, naturalmente, il primo semaforo era rosso. Per la frustrazione ho quasi ringhiato nel modo in cui lo fa un cane, dicendo: "Grrrrrrr". I bambini hanno iniziato a ridere, abbiamo iniziato tutti a fare il verso del cane, e poi a ridere, e così abbiamo ristabilito un po’ di equilibrio. Gli insegnanti Zen dicono: "La vita è un errore dopo l'altro". È così per tutti noi».

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