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“Quante volte te lo devo ripetere?” La sfida di comunicare in modo efficace con i figli adolescenti

di Maura Manca, Psicologa

da www.adolescienza.it
@Riproduzione Riservata del 01 febbraio 2023

Quante volte ai genitori capita di dover ripetere le stesse cose ai figli adolescenti e fare e rifare le stesse richieste senza ottenere nulla in cambio, se non proteste o risposte come “che stress” o “lo faccio dopo” o “adesso non ne ho voglia”? In queste situazioni, ci si aspetta di poter ottenere anche un minimo di reazione in un breve lasso di tempo visto che la maggior parte delle volte le richieste non sono poi così impegnative. Tali aspettative, però, non corrispondono ai comportamenti dei figli oppure non tengono conto delle modalità di pensiero e funzionamento specifiche della loro fascia di età, per cui si può sperimentare un vissuto di rabbia, frustrazione e impotenza.

Essere genitori consapevoli significa fare i conti con le dinamiche tipiche della crescita, conoscere i meccanismi, anche cerebrali, che si nascondono dietro i loro comportamenti, per trovare modalità più efficaci di comunicare. Quando prevale la sensazione di dover “ripetere diecimila volte le stesse cose” agli adolescenti, dobbiamo fare lo sforzo di comprendere che non si tratta di pigrizia o disinteresse, ma il loro cervello funziona in modo differente da quello adulto ed influenza le loro risposte alle nostre richieste.

L’importanza di una comunicazione efficace

È fondamentale focalizzarsi sul modo in cui si chiedono le cose ai figli, perché reagiscono alle parole utilizzate, al tono, ai gesti, agli sguardi: nelle relazioni ci si influenza reciprocamente. Urla, critiche e commenti svalutanti possono innescare un braccio di ferro continuo, con il rischio di innervosirsi ancora di più. Se le critiche nella fase della crescita sono associate a emozioni negative si sperimenta un apprendimento negativo che fa rivivere quelle stesse emozioni anche solo quando si richiama alla memoria quella situazione o si sperimenta qualcosa di simile.

Inserire delle domande prima di reagire impulsivamente è una buona strategia per essere più efficaci e aumentare le probabilità di essere ascoltati. Pensare alle parole giuste, quelle che accolgono prima, e direzionano poi, è un passaggio fondamentale. Leggere con gli occhi/cervello di chi si ha davanti permette di essere efficaci. Che parole scelgo di usare? Mi prendo il tempo necessario per spiegare come determinate cose andrebbero fatte o mi aspetto che capisca al volo e lo sappia già fare?

Esseri chiari, non usare troppe parole, armarsi di pazienza e spiegare ciò che devono fare, con suggerimenti ed esempi concreti, è un modo efficace per accompagnarli gradualmente ad assumersi più responsabilità e acquisire autonomia.

Anche se al genitore non lo diranno mai apertamente, hanno bisogno di una guida e di qualcuno che si fidi di loro e delle loro capacità.

Cervello ancora immaturo: cosa tenere in considerazione?

La percezione dei genitori è che i figli siano impermeabili a ciò che viene chiesto, come se avessero i tappi nelle orecchie o abitassero su un altro pianeta.

“I miei genitori ogni giorno mi dicono sempre le stesse cose, a quel punto stacco la spina del cervello, e per me diventa solo un suono senza senso”

Certamente è sfidante trovare un bilanciamento in questa fase, in cui la corteccia prefrontale si sta ancora sviluppando e i ragazzi stanno gradualmente acquisendo diverse competenze cognitive, come ragionare in modo critico, controllare i propri impulsi e inibire atteggiamenti inappropriati, pianificare e prendere decisioni. Oltretutto, le neuroscienze hanno evidenziato che i rimproveri disattivano momentaneamente alcune aree del cervello degli adolescenti, impedendo loro di  comprendere le intenzioni e il punto di vista degli altri.

“Durante l’adolescenza si verificano un insieme di cambiamenti determinanti a livello cerebrale, che danno origine a nuove capacità, potenzialità e funzioni (…) spesso celate alla vista, ma possono essere portate alla luce e valorizzate in modo più efficace se sappiamo dove cercarle e come coltivarle” (La mente adolescente di D. Siegel).

Quindi, anche quando si ha la sensazione che le parole dei genitori rimbalzino su un muro di gomma, è importante lavorare sul creare una relazione “sufficientemente buona” con loro, coinvolgendoli maggiormente nelle questioni che li riguardano e mettendo in conto che non basterà dirglielo una o poche volte, ma tutte le volte che sarà necessario.

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