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Patto educativo digitale di Milano, Pellai: «Necessario un progetto educativo familiare» per tutelare i minori

di Chiara Barison

da www.corriere.it
@Riproduzione Riservata del 27 aprile 2023

Proseguono gli incontri alla Fabbrica del Vapore. Il 29 aprile si parlerà dell'impatto che gli schermi hanno sul benessere psicofisico di bambini e ragazzi.-

Proseguono gli incontri all’insegna dello sviluppo di un «Patto educativo digitale» della città di Milano. Dopo quello del 25 marzo sulle conseguenze sociali e psicopedagogiche del digitale, si prosegue il 29 aprile – sempre alla Fabbrica del Vapore di via Procaccini alle 10.30 – con un focus su come l’utilizzo degli schermi ormai tanto familiari – che siano computer, tablet o smartphone - abbia un impatto sul benessere psicofisico da non sottovalutare.

L’incontro sarà moderato dal caporedattore della redazione Login del Corriere della Sera Federico Cella e vedrà la partecipazione di Alice Arienta, presidente della commissione servizi civici, rapporti con i municipi e digitalizzazione, Nicola Iannaccone, responsabile s.s. promozione salute dell’Ats di Milano, Marina Picca, pediatra e presidente della società italiana delle cure primarie pediatriche Lombardia, Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta dell’Università degli Studi di Milano, Paolo Nucci, oculista dell’Università degli Studi di Milano e Francesca Maisano, psicologa clinica e psicoterapeuta presso il centro Adolescenti – casa pediatrica Asst Fatebenefratelli Sacco.

Secondo il dottor Pellai il senso del «Patto educativo» è di «identificare un problema» sul quale non si era riflettuto prima coinvolgendo la comunità per risolverlo. Finora, «la voce dei pediatri è stata poco sentita», spiega Pellai, e come in tanti altri ambiti lo spartiacque è stata la pandemia. «La tecnologia è diventata un modo per i genitori di tutelare l’incolumità fisica dei propri figli: non andare in giro in bicicletta che potresti farti male, stai nella tua stanzetta con i tuoi device che sei al sicuro». A cambiare è stata anche l’età del bambino dalla quale ci si inizia a preoccupare: «Si è abbassata l’età di utilizzo, infatti il problema si pone sin dalla scuola dell’infanzia. Ma anche perché ci si rende sempre più conto che è necessario un progetto educativo familiare, di responsabilità sociale comune, di una dimensione che deve essere attivata già con un bambino neonato in casa».

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