«"Padre, ti offro il Corpo e il Sangue di Cristo..." Come posso, non è mio!?»
Ho un dubbio su queste parole della coroncina alla Divina Misericordia: «Eterno Padre, ti offro il corpo e il sangue, l’anima e la divinità del tuo dilettissimo Figlio e Signore nostro Gesù Cristo, in espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero». Come posso io, povera creatura, offrire a Dio quello che non è mio? Preferisco la formula dell’Apostolato della preghiera che dice così: «Cuore divino di Gesù, io ti offro per mezzo del Cuore immacolato di Maria, madre tua e della Chiesa, in unione al sacrificio eucaristico, le preghiere e le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno: in riparazione dei peccati e per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre». Se può illuminarmi su questa questione le sarei infinitamente grato.
Germano
Risponde Don Rizzolo:
Caro Germano, il riferimento, in entrambe le preghiere, è alla Pasqua del Signore, cioè alla sua passione, morte e risurrezione. Mediante il dono di sé stesso, il suo sacrificio, il Figlio di Dio ci ha manifestato il suo amore fino alla fine e ha dato la sua vita per noi, per amore dell’umanità. Questo sacrificio si rinnova nel sacramento dell’Eucaristia, mediante il quale ci viene donata la vita divina e siamo così conformati a Cristo nutrendoci del suo corpo e del suo sangue. Il sacrificio di Cristo è l’unico vero sacrificio gradito a Dio. Noi siamo chiamati a unirci a questo sacrificio, accogliendo l’amore gratuito di Dio per noi e conformando a esso la nostra vita. Come scrive san Paolo ai Romani: «Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio» (12,1). Le due preghiere esprimono in forma diversa questa unione al sacrificio di Cristo, l’accoglienza del suo amore. Nella coroncina alla Divina Misericordia questo è espresso in modo particolare, come se fossimo noi stessi a ripresentare a Dio Padre il dono d’amore del suo Figlio, quasi come se glielo “ricordassimo”. In realtà il ricordo serve soprattutto per noi, che così comprendiamo ancora una volta, con stupore, l’amore infinito di Dio per noi.
da www.famigliacristiana.it
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