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"Non lasciateci sole", sui social le madri rivelano le difficoltà del post parto: esauste, abbandonate per ore senza aiuti

di Viola Giannoli, Eugenia Nicolosi

da www.repubblica.it
@Riproduzione Riservata del 23 gennaio 2023

Dopo il caso del neonato soffocato al Pertini di Roma, centinaia di donne raccontano le loro storie. E su Change si moltiplicano le petizioni per chiedere che un familiare sia sempre presente accanto a chi ha dato alla luce un bimbo, durante tutta la degenza ospedaliera.-

"La prima notte dopo il parto mi sono sentita molto male. Avevo avuto una brutta emorragia. E avevo paura, tremendamente. Eravamo a luglio 2020. Dopo le prime 24 ore nessuno poteva più stare con me causa Covid quindi ero sola. Ho chiamato l'infermiera, le ho chiesto di prendere la bambina, avevo paura di morire e di farle del male. Mi ha buttato una coperta in più addosso e mi ha detto 'le madri stanno coi neonatì e se ne è andata".

Di storie così, di stanchezza fisica e psicologica, di dolori, di traumi, di paure, di sensi di colpa, inadeguatezza e abbandono in ospedali e cliniche ne sono uscite a centinaia da tutta Italia poche ore dopo la tragedia del Pertini di Roma. In attesa che la magistratura, che indaga per omicidio colposo, chiarisca e accerti la vicenda fin qui c'è una mamma che si addormenta profondamente, un neonato che muore soffocato, un papà che accusa: "L'hanno lasciata sola".

"Non lasciateci sole"

E "non lasciateci sole" è il grido che si leva dal coro di mamme che hanno tirato fuori sui social le loro testimonianze sulle difficoltà del post parto, sull'allattamento nello stesso letto, sul rooming in forzato, o sulla fortuna, invece, di incontrare professionisti attenti e un nido a cui affidare nella notte o nella stanchezza i neonati.

"Leggere di questa mamma che ha perso il bimbo in quel modo, mentre allattava, mi lacera. Siamo fragili dopo aver partorito, stanche, svuotate, non potete pretendere che sappiamo già cosa fare e come farlo solo perché abbiamo fatto un corso. Non dobbiamo essere noi a chiedere aiuto, deve esserci del personale preparato a livello medico e umano, perché noi in quei momenti lì non abbiamo neanche l'energia per pensare", si legge ancora.

E ancora: "La prima notte mi sono addormentata mentre allattavo Alice. Sono letteralmente svenuta, 7 ore di travaglio più il cesareo. Vengo svegliata di soprassalto da una puericultrice che mi urla 'Non si dorme mentre si allatta in quella posizione che la bimba può cadere!'. Ero così cotta che non sono riuscita a spiegare subito che ero crollata", scrive l'utente Twitter Lademonologa.

"Quella mamma potevo essere io"

"Quella donna potevo essere io", dicono le donne che raccontano. "Mi sono addormentata, il mio Filippo me lo sono ritrovato in fondo al letto che dormiva anche lui. Un abbraccio immenso a questa mamma, non è certo colpa sua". "Io ho pianto tanto dopo il cesareo d'urgenza, con le infermiere che mi spronavano ad attaccare il bambino al seno, lui non ci stava, io mi sentivo una buona a nulla, stanca, ricucita, dolorante e non riuscivo neppure a tenere attaccato il bambino. Tre giorni da incubo", si legge subito sotto, tra i commenti. E ancora: "Primo figlio, parto indotto. Partorisco a mezzanotte dopo un'ora mandano a casa mio marito e mi mettono in stanza con il bambino... mi sono addormentata mentre allattavo e per fortuna mi son svegliata di soprassalto perché ho sentito che mi stava per cadere". "È successo anche a me - aggiunge un'altra - prima figlia, mi addormento con lei in braccio, passa un'infermiera che mi sveglia e mi aiuta. Succede, purtroppo succede, è umano".

Le testimonianze

Come in una catena infinita, ancora storie: "Ricordo di non aver chiuso occhio per tre giorni. La parte più traumatica del mio parto la ricordo legata a quei tre giorni, sola, senza aiuto, con la stanchezza che sembra divorarti", dice Marika. "Ricordo quando quella notte, dolorante e sofferente sia fisicamente che psicologicamente dovetti chiedere per l'ennesima volta che prendessero la mia bambina e la portassero via e con fare arrogante la portarono via. Mi sentii la peggiore delle madri del mondo", racconta Valentina. "Il rooming in imposto è una violenza", dice Elisa. "A essere pericoloso non è il rooming in, ma l'abbandonare la madre", risponde Alice. "Non si può lasciare una donna che ha appena partorito, da sola, permettendolo un aiuto un'ora e mezzo al giorno. Una madre dopo un parto è stravolta e con la gioia più grande della propria vita tra le braccia. Ma è stanca, sola e senza aiuti. Un'ora e mezzo su 24 ore è poco, pochissimo. In questo caso i protocolli Covid sono pericolosissimi", aggiunge Marta.

"La maternità non è il sacrificio di un'eroina"

A legare tutti i racconti un filo rosso che fa luce su un sistema da ripensare: "C'è un enorme problema nei reparti di ostetricia: personale sotto numero e non sempre attento, mancanza di care giver per le madri, l'atteggiamento patriarcale e colpevolizzante nei confronti delle donne, la cui salute fisica e mentale e il cui diritto al riposo sono considerati pretese da bambine viziate", scrive Mammeanudo.

Francesca Fiore e Sarah Malnerich, creatrici dell'account "MammeDiMerda", raccontano come il "rooming in obbligatorio sia una pratica barbara, un metodo usato talvolta per risparmiare sulla cura e sul personale ospedaliero, davanti a donne sole, devastate dai dolori del parto naturale o del cesareo, senza montata lattea". "C'è l'idea che più una donna si immola - aggiungono - più è una buona madre. E invece dobbiamo pretendere aiuto dopo il parto". Nel loro libro (Non farcela come stile di vita), di fronte a una puericultrice che afferma che "la maternità è sacrificio", ragionano: "No, la maternità non è questa, intesa come il viaggio solitario dell'eroina, stoica, come sacrificio estremo fine a se stesso. Questa è sofferenza inutile".  E ricordano un proverbio africano che recita così: "Serve un villaggio per crescere un bambino".

Le petizioni

Su Change sono spuntate petizioni per chiedere che un familiare sia sempre presente accanto a chi ha partorito durante tutta la degenza ospedaliera. C'è chi propone invece raccolte firme. Francesca Bubba, content creator, attivista della maternità, ha deciso di provare a lavorare su una proposta di legge popolare per regolamentare gli spazi dedicati alla maternità e i corsi pre-parto. "Alla matrice della violenza ostetrica, della mal gestione del rooming in, c'è la stessa matassa ingarbugliata di stereotipi e dogmi sulla maternità intensiva, totalizzante e sulla visione romantica del dolore e del sacrificio materno. Resistere al crollare nel sonno subito dopo il parto può essere una impresa impossibile. È impensabile che si dia per scontato uno sforzo sovrumano. L'impalcatura di questo sistema costruito sui nostri corpi ora deve crollare".

La ricerca sulla violenza ostetrica

Sulla violenza ostetrica c'è una ricerca fatta dalla società di analisi di mercato Doxa ormai qualche anno fa su un campione di oltre 5 milione di mamme. Una su tre non ha avuto assistenza: il 27% del campione ha dichiarato di essersi sentita seguita solo in parte dall'équipe medica, mentre un ulteriore 6% ha affermato di aver vissuto il parto in totale solitudine. E sull'allattamento il 27% delle madri ha lamentato una mancanza di sostegno e di informazioni.

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