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MONTESSORI: L'EDUCAZIONE COME “AIUTO ALLA VITA” IN UN PROCESSO DI CRESCITA PERSONALE

di Stefano Stimamiglio
da www.famigliacristiana.it
@Riproduzione Riservata del 01 marzo 2022

Premiata dalla Società Italiana di Pedagogia la professoressa Valeria Rossini, autrice di un libro sulla grande scienziata marchigiana. La sua missione: orientare il bambino «verso la costruzione di un mondo giusto, democratico, inclusivo e pacifico».-

È appena stata premiata dalla SIPED, la Società Italiana di Pedagogia, per la pubblicazione del suo interessante libro “Maria Montessori. Una vita per l’infanzia, una lezione da realizzare” (San Paolo). Valeria Rossini, 47 anni, professoressa associata di Pedagogia generale e sociale presso l’Università degli Studi di Bari “A. Moro”, dove insegna Pedagogia sociale e interculturale e Pedagogia della marginalità, è madre di due figli adolescenti. Componente di numerosi gruppi di ricerca nazionali e internazionali, tra cui il CISF di Milano, è autrice di circa 100 pubblicazioni scientifiche, tra cui 5 monografie e lavora da oltre 20 anni nel campo della consulenza pedagogica e della formazione docente, occupandosi in particolare di inclusione scolastica, disagio educativo e relazioni familiari. In occasione della premiazione l’abbiamo intervistata.

La foto di Maria Montessori e di un bimbo esposta al Vittoriano, a Roma, 9 dicembre 2011 (Foto ANSA).
La foto di Maria Montessori e di un bimbo esposta al Vittoriano, a Roma, 9 dicembre 2011

Cosa l’ha attirata alla figura di Maria Montessori e al suo metodo pedagogico?

«Maria Montessori rappresenta una figura importante per tutti coloro che operano in campo educativo e non solo, essendo tra i personaggi italiani più famosi del mondo. Ho iniziato a studiare i suoi libri durante il mio percorso universitario, sia all’interno del Corso di laurea in Scienze dell’educazione, sia durante il successivo dottorato di ricerca. Della sua personalità, mi ha letteralmente rapita la determinazione e il coraggio nel perseguire i propri sogni, tracciando un percorso inedito di autorealizzazione in un campo professionale ancora sostanzialmente interdetto alle donne. Del suo metodo, mi ha attirata in particolare la grande fiducia nelle potenzialità di sviluppo del bambino, considerato nella sua unicità, e non in funzione delle aspettative o degli stereotipi degli adulti. Infine, posso dire che la prospettiva montessoriana mi abbia attirata per le straordinarie opportunità di rinnovamento della scuola e dell’educazione che il trascorrere del tempo non ha esaurito».

Quali sono i cardini della visione pedagogica montessoriana e qual è l’attualità del suo insegnamento e della sua pratica oggi?

«La pedagogia montessoriana è molto complessa, in quanto si lega a una visione interdisciplinare dello sviluppo infantile che affonda le sue radici nell’antropologia e nella medicina. Tuttavia, è possibile individuare nella predisposizione di un ambiente a misura di bambino, nella libera scelta delle attività e nel materiale scientifico i cardini fondamentali del suo metodo che, come sappiamo, è stato sviluppato all’interno delle Case dei Bambini dopo alcune esperienze che la dottoressa ha svolto, sia in Italia sia all’estero, nel campo della rieducazione dei bambini allora definiti “frenastenici”. L’attualità del suo insegnamento si lega a una visione dell’educazione quale “aiuto alla vita”, in un processo di emancipazione individuale e sociale verso la costruzione di un mondo giusto, democratico, inclusivo e pacifico».

I giovani, in particolare gli adolescenti, sono al centro del dibattito odierno. Sono diversi dagli adolescenti di un tempo? Quali fragilità e quali risorse presentano? Cosa ci direbbe Montessori a riguardo?

«Sebbene sia prevalentemente associato all’educazione infantile, l’approccio montessoriano abbraccia anche l’adolescenza e la giovinezza. Se riusciamo a cogliere i bisogni autentici di ogni fase della vita umana, ci accorgiamo che gli adolescenti di oggi non sono diversi dagli adolescenti di un tempo. Piuttosto, diverse sono le condizioni storiche e ambientali nelle quali essi vivono. I ragazzi del terzo millennio si mostrano forse più incerti rispetto al proprio futuro e maggiormente vulnerabili nei confronti del rischio psicosociale, ma contestualmente possono contare su una maggiore apertura mentale e una più avvertita sensibilità verso temi fondamentali quali i diritti umani e la tutela dell’ambiente. Maria Montessori era perfettamente consapevole dell’importanza di questo passaggio esistenziale nella costruzione del sé, che spinge l’adolescente a cercare la propria indipendenza dalle figure di riferimento per riuscire a trovare il proprio posto nel mondo. Per aiutarli ad affrontare questo delicato compito, Montessori continuerebbe a investire nel valore della socialità e del lavoro cooperativo, quali strumenti di formazione personale e partecipazione sociale».

«Mi furono guida il gran rispetto alla loro sventura e l’amore che questi infelici fanciulli sanno destare in chi li avvicina», riporta lei nel libro riguardo ai ragazzi disabili che la studiosa incontrò. È l’empatia la chiave del metodo Montessori e, in generale, dell’azione educativa? Non vale, però, per tutte le vocazioni professionali (avvocati, giudici, medici, impiegati, operai…)?

«Questa frase di Maria Montessori racchiude molto bene il senso del suo impegno a favore del diritto all’assistenza e all’istruzione di una categoria di cittadini allora dimenticati dalla politica e abbandonati dalla società. Per entrare nel mondo di questi fanciulli che non rientravano in ciò che era considerata la “normalità”, era necessario adottare un atteggiamento empatico che Maria Montessori pone alla base della preparazione spirituale dei maestri.  L’empatia, soprattutto nel campo dell’educazione dei minori con disabilità, è infatti la chiave dell’azione educativa, nel senso che apre alla relazione di cura. Senza dubbio, si tratta di una competenza essenziale in tutte le professioni a forte valenza vocazionale, che assume però una connotazione specifica nelle cosiddette professioni di aiuto. Avendo come fine il supporto alla crescita delle persone come dei gruppi, esse si basano su un bagaglio di competenze emotivo-affettive e socio-relazionali che richiedono una formazione mirata, oltre che una predisposizione innata».

Il libro di Valeria Rossini edito da San Paolo.

Si legge nel suo libro l’interesse della scienziata, nell’educazione dei ragazzi problematici, alla dimensione affettiva e religiosa. Ci può spiegare meglio, anche in relazione alla sua passione per Fogazzaro?

«Maria Montessori ha nutrito sin da bambina un grande interesse per i temi religiosi, probabilmente anche grazie all’influenza dell’abate Antonio Stoppani, cui era legata da una presunta parentela. Alcuni studiosi, tra cui Scocchera, parlano addirittura di una fase confessionale del montessorismo, di cui sono prova la pubblicazione di volumi dedicati alla fede negli anni Venti e Trenta del secolo scorso, e l’applicazione del suo metodo all’educazione religiosa cattolica. In realtà, il rapporto che Montessori strinse con la Chiesa Cattolica fu parecchio ambivalente, perché la visione montessoriana, definita da De Giorgi vitalismo immanente, era lontana da alcuni principi religiosi, sia dal punto di vista dell’ermeneutica teologica (pensiamo alla interpretazione del peccato originale), sia dal punto di vista delle pratiche educative (il riferimento è qui all’autorità dell’adulto). In ogni caso, possiamo senza dubbio affermare che Maria Montessori ha investito il suo metodo di una dimensione affettiva e religiosa che ha potuto coltivare negli ambienti del femminismo cattolico e del modernismo, in un’epoca di grande rinnovamento di alcune prospettive scientifiche, quali il positivismo, e di alcuni approcci pedagogici, quali il froebelismo, sulla scia di una tensione mistica, spiritualistica e filantropica che appunto condivideva, tra gli altri, con Antonio Fogazzaro».

Nel farle i complimenti per l’assegnazione del premio SIPED 2022 per il libro da lei scritto per San Paolo “Maria Montessori. Una vita per l’infanzia. Una lezione da realizzare”, quale ritiene che siano stati i punti forti del testo apprezzati dalla giuria?

«Ringraziandola per i complimenti, ammetto onestamente che le motivazioni del Premio non sono state ancora rese pubbliche. Tuttavia, ritengo che la monografia sia stata apprezzata dalla Giuria del Premio Siped per essere riuscita a coniugare l’impostazione scientifica con il taglio divulgativo, recuperando alcuni aspetti centrali della pedagogia montessoriana da rileggere in chiave contemporanea, ad esempio con riferimento alle sfide della convivenza interculturale e della cittadinanza globale. Non è facile orientarsi nella infinita letteratura nazionale e internazionale su Maria Montessori. Il mio testo costituisce un piccolo contributo alla valorizzazione dello sguardo pedagogico-sociale su un personaggio che ci ha lasciato, come riportato nel sottotitolo, una fondamentale lezione da realizzare. Il mio auspicio è che essa sia un’eredità da tutelare non solo per gli insegnanti e per gli educatori, ma per tutti coloro che hanno a cuore il futuro dei bambini, e dunque del mondo».

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