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MARIA MARTELLO: «IMPARIAMO A COSTRUIRE RELAZIONI INTELLIGENTI»

di Chiara Pelizzoni

da www.famigliacristiana.it
@Rièptoduzione Riservata del 18 ottobre 2021

Costruire relazioni intelligenti, A relazionarsi si impara... ma nessuno lo insegna!. Si intitola così il libro di Maria Martello edito San Paolo. Un volume attuale, una guida teorica, ma anche molto pratica per avviarci a una buona vita.-

Il volume San Paolo

Utile più che mai oggi in un momento in cui il Covid ha esasperato gli animi.

«Assolutamente sì, regnano rabbia e odio che si esprimono scaricando senza filtri le pulsioni in modo istintivo. E noi restiamo sgomenti di fronte a questo disagio. Stiamo uscendo dalla pandemia sconquassati dentro; quel senso di pericolo, incertezza sul futuro, isolamento, solitudine hanno ucciso la speranza e la fiducia. Tra le persone non c'è più complicità, ma prevale la paura dell'altro e l'ostilità. Solo le relazioni possono salvarci».

Abbiamo bisogno di ricostruire, non solo relazioni intelligenti.

«Sono più che mai convinta che il seme e il bisogno di relazionarsi siano insiti in ogni essere umano. È soddisfacendo questo bisogno che possiamo arrivare a stare bene. Le relazioni, però, non sono solo un fatto istintivo, ma il frutto di un modo colto di saperle gestire. A tutte le persone rabbiose non dedico molto tempo perché non mi voglio sentire vittima di nessuno e perché ritengo di essere un personaggio attivo nel costruire un contagio positivo. Al virus voglio sostituire la virtus relazionale. Non ho tempo da perdere per lagnarmi di nessuno».

Che proposta fa?

«Faccio una proposta con un obbiettivo alto e dico a tutti possiamo essere costruttori di relazioni intelligenti. Con l'editore San Paolo abbiamo trovato un titolo efficace: le relazioni sono l'effetto di ciò che noi possiamo costruire indipendentemente da ciò che costruisce l'altro. Cominciamo allora a imparare l'ABC di questa costruzione. Lei si farebbe operare da un chirurgo che va a intuito? Di certo no, sceglierà un chirurgo con una competenza. Così non possiamo pensare che le relazioni siano frutto di spontaneismo, ma di competenze».

Le relazioni come danza...

«Costruire relazioni è un bisogno da sempre dell'uomo ancor più in questo momento post Covid. E come nella danza dobbiamo conoscere i passi. È un bisogno che va coltivato. Diventare artisti della relazione significa dedicarci tempo. La formazione alla relazione costruttiva deve diventare uno dei primi obiettivi che ogni essere umano si deve dare. Perché dalla qualità delle relazioni che costruisco dipende la mia felicità, ma anche il mio successo professionale. Ecco perché il libro mette alla pari giovani e adulti: siamo tutti incompetenti. Ci hanno buttato nel mare delle relazioni senza averci insegnato insegnato a nuotare».

Ci dà qualche “istruzione” per costruire relazioni intelligenti?

«Scoprire la banalità e l'inefficacia di tanti luoghi comuni che ci condizionano sul tema delle relazioni. Luoghi comuni che impietosamente discredito. Quando si dice: “Si metta nei miei panni...”. Lei che sente questa espressione dice “è un saggio consiglio, è una proposta ragionevole”. Per relazionarci dobbiamo metterci nei panni degli altri. Io mi aspetto che lei si metta nei panni. Se non lo fa ho un'aspettativa delusa e mi arrabbio. Fermiamoci un attimo, questo è l'esercizio che invito a fare nei giochi di ruolo. Chiedo a chi è con me di togliersi le scarpe, poi calzarne una a caso e farsi una passeggiata nei corridoi. L'uomo si ritroverà col tacco e la punta stretta; la ragazza col 38 in stivali del 36. Tutti avranno sperimento che non si sta bene nei panni degli altri. È come la compenetrazione dei corpi. Si sta malissimo nel corpo di un altro. Ecco questa è una delle più grandi e frequenti illusioni che ci viene data, ma che non ha senso; posso chiedermi come stare accanto a un altro, come avvicinarmi il più possibile al suo mistero. Così comincio a maturare dentro a me la categoria del “forse”, del “che ne sappiamo di lui”. Il forse ci apre veramente alla relazione perché ci rende rispettosi dell'originalità di ognuno e allo stesso tempo ci mette in ascolto e ci limita nel giudicare azione che non fa che chiudere la relazione».

Gli esercizi di ruolo sono utili in tutti gli ambienti (famiglia, lavoro, scuola)?

«Più che le parole serve fare esperienza, questo fa la differenza. Ecco perché suggerisco i giochi di ruolo. Se si riesce a farli in gruppo ancor meglio, ma se si è da soli va benissimo lo stesso. Basta calarsi nella situazione e sperimentare ciò che avviene in quella situazione. In questo caso il libro verrà utilizzato come uno strumento di una formazione che passa attraverso l'operatività».

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