L'analisi. Legge 194: cosa ci dice il boom delle pillole abortive
di Assuntina Morresi
da www.avvenire.it
@Riproduzione Riservata del 18 giugno 2022
I dati sul 2020 nella relazione del Ministero della Salute dicono che gli aborti calano sempre più rapidamente ma l'uso della Ru486 sta crescendo a velocità impressionante. Come Norlevo ed ellaOne.-
I numeri della relazione al Parlamento del Ministero della Salute sull'applicazione della Legge 194 nel 2020, l’anno di arrivo del Covid, dicono come stia velocemente cambiando l’aborto in Italia (qui un riassunto generale del report).
Un calo forte rispetto al 2019: -9.3% in totale. Da 20.000 nei primi tre mesi a 15.000 nei tre trimestri successivi «verosimilmente a causa della pandemia da Covid-19». In effetti la diminuzione netta coincide con il primo lockdown, ma l’aborto non è stato un mezzo di controllo delle nascite: il calo è stato parallelo a quello dei nati, da fine dicembre 2020 a inizio 2021. Una diminuzione simile la vediamo anche nelle vendite della cosiddetta contraccezione di emergenza: sia per la pillola dei "cinque giorni dopo" (EllaOne) che quella del "giorno dopo" (Levonogestrel, o Norlevo) osserviamo un calo delle vendite nello stesso periodo – secondo trimestre del 2020. Per queste però da luglio le vendite risalgono, con massimi nei mesi estivi (luglio-settembre), e per EllaOne superano quelle degli anni precedenti.
È evidente quindi che nel secondo trimestre del 2020, nel periodo più cupo della pandemia, mentre si era tutti in casa, sono diminuiti nettamente i rapporti fisici potenzialmente fecondi, e quindi i concepimenti.
L’aumento della vendita della cosiddetta contraccezione di emergenza da luglio in poi, insieme alla stabilità degli aborti conteggiabili, mostra con chiarezza il ruolo significativo delle "pillole dei giorni dopo": sappiamo infatti che questi prodotti possono avere effetti sia contraccettivi – impedire la fecondazione – che antinidatori – evitare l’annidamento degli embrioni in utero – provocando quindi, in questo secondo caso, dei precocissimi aborti che non è possibile individuare (nella nuova relazione ministeriale con i dati che stiamo citando le Ivg sono quelle effettuate per via chirurgica e farmacologica dopo un test positivo di gravidanza). Se da luglio gli aborti restano costanti mentre le vendite di queste pillole aumentano è per la loro efficacia, sia anticoncezionale che antinidatoria, con un numero imprecisato di aborti precocissimi.
È infine evidente l’aumento dell’aborto farmacologico, specie dopo le linee di indirizzo del ministro della Salute Roberto Speranza dell’agosto 2020, che ha lo reso possibile fino a 9 settimane di gravidanza (prima erano 7), autorizzandolo anche nei consultori, in palese violazione della legge 194: nei primi tre mesi dell’anno la pillola abortiva è stata usata nel 29,6% delle Ivg, negli ultimi tre nel 42%.
I 66.000 aborti del 2020 (un terzo dei quali di donne straniere) restano comunque troppi, una cifra inaccettabile. Il trend è però evidente: l’aborto come l’abbiamo conosciuto fino a qualche anno fa tende a scomparire, sia perché diminuisce in proporzione al calo delle nascite, sia perché tende a essere sempre meno visibile, "nascosto" dai prodotti farmacologici, sempre più concentrato nelle prime settimane di gravidanza. L’intervento del medico in ospedale probabilmente, nel giro di pochi anni, sarà riservato agli aborti tardivi, portando a compimento la privatizzazione dell’aborto, assimilato a un qualsiasi atto medico personale: l’aborto non sarà più percepito come problema sociale.