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Il cardinal Martini, 40 anni dopo: «Seppe cogliere i cambiamenti»

di Marco Garzonio

da www.corriere.it

@Riproduzione Riservata del 09 febbraio 2020

Il 10 febbraio 1980 l’ingresso in diocesi., Fu un punto di riferimento nei cambiamenti della società: dall’immigrazione al lavoro, all’Europa.-

Il cardinal Martini, 40 anni dopo: «Seppe cogliere i cambiamenti»

Il 10 febbraio di 40 anni fa Martini fece il suo ingresso a Milano. Scelse di andare a piedi dal Castello in Duomo, con la Bibbia in mano. E adombrò gli impegni degli oltre 22 anni del suo episcopato, cioè: ascolto della Parola di Dio; condivisione dei dolori e delle speranze delle persone; dialogo con le molteplici anime della città; attenzione accogliente delle sfide che i cambiamenti di condizioni di vita, modelli culturali, costumi, ragioni stesse dello stare assieme ponevano alla Chiesa. La memoria è un dono e il ricordo un esercizio salutare se praticato non certo come rifugio, rimpianto, rimedio alle frustrazioni per un presente che delude. Ma come spunto per cogliere nel passato continuità con l’oggi e germi di futuro.

Martini arrivò inatteso (era fuori da terne ufficiali, estraneo a cordate: lo scelse personalmente papa Wojtyla) e sconosciuto ai più (non aveva esperienza di cura d’anime, né carriere ecclesiastiche: veniva dagli studi biblici ed era Rettore alla Gregoriana). La realtà s’incaricò di verificare capacità umane oltreché attitudini pastorali e ispirazione religiosa profonda del giovane Professore/Arcivescovo (avrebbe compiuto di lì a poco 54 anni: un record per un incarico di tanta portata). Fin dall’arrivo dovette fare i conti con uno dei lati oscuri della città, il terrorismo. In pochi mesi vennero assassinate otto persone: Michele Tantulli, Antonio Cestari, Rocco Santoro, Paolo Paoletti, Guido Galli, Walter Tobagi, Renato Briano, Manfredo Mazzanti. Martini spiazzò tutti, a cominciare dai cattolici. La sua prima lettera pastorale, del settembre sempre del 1980, aveva per titolo La dimensione contemplativa della vita. Era il «manifesto» di un uomo prima ancora che di un religioso (Martini era gesuita, come Bergoglio) che invitava a fermarsi, fare silenzio, riflettere. Per affrontare i problemi occorreva andare all’essenziale. Una rivoluzione per la mentalità ambrosiana, fondata sul fare prima che sull’essere anche nella Chiesa.

I due decenni di fine secolo e introduzione al nuovo Millennio sono stati un susseguirsi di eventi e di trasformazioni epocali. Milano ha rappresentato un vertice d’osservazione privilegiato. Martini ha avuto la sensibilità di cogliere i cambiamenti, accompagnarli e in alcuni casi di governarne le implicazioni da diventare punto di riferimento per la città intera, non solo per i cattolici. Un ripasso sommario di storia contemporanea rievocare i capitoli, ripensando al ruolo giocato dall’arcivescovo. La rapida fine della grande industria e di quel modello di sviluppo, avvio della crisi economica, delocalizzazioni, impianti smantellati; gli operai andavano in curia e da Martini a chiedere sostegno e molti interventi del cardinale contro il profitto suscitarono le ire di taluni imprenditori. Le prime immigrazioni. Fu Martini, presidente dei vescovi europei a evocare un «esodo biblico» e il dialogo con l’Islam.

Autunno del 1989, crolla il Muro di Berlino; pochi mesi prima a Basilea si svolse la prima assemblea ecumenica dopo 500 anni, presieduta dal Metropolita dell’allora Leningrado Aleksij e da Martini. Tangentopoli esplose il 17 febbraio 1992. L’anno prima l’arcivescovo scrisse «Alzati, va’ a Ninive», la grande città, richiamando l’impegno contro la corruzione. Rilanciò anche il bisogno di far fronte alla crisi delle rappresentanze politiche, sindacali, culturali e di rispondere con riforme vere. Quanto all’Europa, che si stava affermando sotto il profilo delle istituzioni, nel 1997 per il Centenario di Sant’Ambrogio, proclamò «Alla fine del Millennio lasciateci sognare», per dire che l’Europa era un ideale da perseguire, non un affare da lasciare a banche e mercati. A sette anni dal suo ingresso, Martini volle fare un bilancio dei suoi inizi, per prospettarsi il seguito. Lo sintetizzò alla sua maniera attraverso la parabola del Seminatore. Questi sa che il seme può cadere su un terreno fertile o finire tra le rocce o esser disperso dal vento. Ecco, Martini seminatore, il 10 febbraio 1980 e oggi. E nelle stagioni a venire.

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