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IL BRANO DI ARISA PER LA FONDAZIONE FRANCESCA RAVA E IL PROGETTO DELLE NEOMAMME IN TEMPI DI COVID

di Fulvia Degl'Innocenti 

da www.famigliacristiana.it

Riproduzione Riservata del 15 giugno 2020

Intervista alla cantante che ha donato il brano Nucleare per sostenere il Progetto Maternità Covid-19. "Possiamo trovare Dio negli occhi di un bambino, creatura indifesa che ci sa indicare la giusta direzione".-

Fondazione Rava è scesa in campo anche in aiuto a mamme e bambini, con il Progetto Maternità Covid-19. La cantante Arisa, volontaria della Fondazione, insieme all'artista Manupuma, sostengono questo importante progetto dedicando un inedito e bellissimo brano alle mamme e ai loro bimbi, nati nell'emergenza.
L'obiettivo del Progetto è quello di allestire nei Reparti di Maternità di alcuni ospedali italiani, percorsi ad hoc per le mamme affette e non da Covid-19, affinchè possano affrontare il parto in totale sicurezza per se stesse e per i loro bambini e vivere serenamente il giorno più bello. Il Progetto è attivo su scala nazionale presso la Clinica Mangiagalli e l’Ospedale Luigi Sacco di Milano, indicati dalla Regione Lombardia quali Hub per il territorio metropolitano milanese e presso ulteriori strutture ospedaliere di altre città: Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS di Roma, l’Ospedale Sant’Anna di Torino e l’Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia. A fianco della Fondazione Rava in questo progetto c’è la cantante Arisa, che ha donato un brano inedito: “Nucleare”, scritta dalla cantautrice Manupuma ed interpretata da Arisa e Manupuma.  Il video del brano, in cui si susseguono le immagini di neonati e delle loro mamme, è visibile qui.
Nucleare è disponibile da oggio in digital download e su tutte le piattaforme streaming: il ricavato sarà interamente devoluto al Progetto Maternità Covid-19 della Fondazione Francesca Rava N.P.H.Italia Onlus.

Arisa come nasce questo progetto?
«L’idea di questo progetto nasce dalla volontà che nessuno rimanga indietro. Nel periodo del covid di fronte a un’emergenza che ha travolto la sanità ci sono stati pazienti in un certo senso trascurati o che hanno corso rischi in più, come le mamme in attesa».Nel video ci sono le foto di tanti neonati. Da dove arrivano?
«Alcune dalla Fondazione Rava, altre dai miei fan. Durante la quarantena mia madre mi ha mandato una mia foto di quando ero bambina, mi ha dato un senso di speranza mi ha portato a pensare che tutto sarebbe andato bene e allora ho chiesto ai miei fan di mandarmi le loro foto. C’è anche la foto di quando aveva appena partorito della conduttrice Melita Toniolo».

Perché hai scelto questo brano da dedicare al progetto?
«Manupuma, che lo canta con me e che lo ha scritto, lo aveva già inciso prima della pandemia, e farà parte del suo nuovo album. Quando l’ho sentito ho pensato che sarebbe stato perfetto, mi sono innamorata del ritornello che dice “Se io fossi Dio cercherei l’amore negli occhi di un bambino”. Credo sia una grandissima verità».

Che idea ha di Dio?
«Credo nella sua esistenza, e lo immagino come un’entità superiore. Già nella mia canzone del 2016 Guardando il cielo esprimevo il mio credo. Per me Dio coincide con l’energia suprema dell’universo, con il miracolo della nascita e della creazione. Tutti i grandi profeti della storia sono persone che sono entrate in relazione con questa energia, si sono sintonizzate sulla sua stessa frequenza».

Che rapporto hai con i bambini?
«Li amo molto, ci suggeriscono la retta via. Immagino la croce come l’unione di meridiano e parallelo che si incontrano in un punto che è la direzione. I bambini sono questa direzione, ci disarmano con la loro semplicità».

Come hai conosciuto la Fondazione Francesca Rava?
Era il 2016 e stava andando in biciletta quando ho ricevuto una telefonata di Francesca Turci, la sorella della cantante Paola Turci. Mi ha proposto di fare un concerto per la Fondazione, e io ho detto sì, a patto che mi portassero con sé nei loro viaggi. E così sono stata ad Haiti, in Messico, nelle scuole abruzzesi, nel carcere di san Vittore. Io ho voluto dedicarmi completamente alla loro causa non soltanto metterci la faccia».

Hai avuto occasione di andare nei reparti di maternità?
«Non ancora, ma mi auguro di poterlo fare presto perché significherebbe che tutto è tornato alla normalità».

Come pensi che un artista possa contribuire alle cause umanitarie?
«Essenzialmente con la mia musica Quando ero una ragazzina nel 1994 rimasi molto colpita da un album di Jovanotti che toccava tantissimi argomenti con grande umanità. Ho capito che la musica può mandare importanti messaggi senza essere pedante. Chi fa musica deve essere consapevole che ha l’importante dono di poter comunicare con tantissime persone. Quando faccio una canzone mi chiedo prima: “se avessi un figlio vorrei che l’ascoltasse?” e infatti nella maggior parte delle mie canzoni cerco di dare un messaggio. A partire da Sincerità dove dico “Tutto quanto potrebbe finire ma l’amore no”. E prima che io le canti al pubblico queste canzoni aiutano me indicandomi la strada da percorrere».

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