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«IL 17 AGOSTO 2016 IL MIO LUCA È RINATO»

di Chiara Pelizzoni
da www.famigliacristiana.it
@Riproduzione Riservata del 05 agosto 2023

Helene Pacitto ogni estate ricorda la sera in cui il suo bimbo di 4 anni è caduto in piscina e il padre Ambrogio l’ha ritrovato senza sensi, ma per fortuna è riuscito a rianimarlo (in copertina una foto dei giorni di ospedale). «È un dramma senza fine che si ripete tutti gli anni. Un senso di colpa che ti divora; una distrazione, però, che può capitare a tutti».-

L’ultimo  bimbo, in ordine cronologico, a perdere i sensi nella piscina di casa è stato un piccolo di due anni di Valgera di Asti, in Piemonte. Ma è un dramma senza fine che ogni estate si ripete quello degli annegamenti o del rischio di tali nelle piscine di casa e che ha visto, solo nel mese di Luglio, quattro bambini al di sotto dei tre anni perdere la vita. Helene Pacitto ogni anno ricorda quando il dramma ha sfiorato lei e la sua famiglia.

«Era agosto del 2016» racconta «ed eravamo in vacanza in Spagna, a Palma di Maiorca, avevamo preso in affitto una casa con la piscina. Una sera dopo cena eravamo tutti dentro a fare qualcosa, io ero in cucina a sistemare, Luca aveva 4 anni e mi girava intorno ed Andrea, che aveva un anno, era nel passeggino a bere il suo biberon di latte. Mio marito stava facendo una riunione con la produzione su un docufilm che aveva appena realizzato e che doveva essere presentato al festival del cinema di Venezia il mese successivo. Luca doveva fare la pipì e non voleva andare al bagno da solo, ma io ero troppo presa a finire di pulire la cucina perché non vedevo l’ora di mettermi seduta a rilassarmi un po’. Il bagno era accanto alla cucina per cui gli ho detto di andare ed ho controllato che entrasse. Mai avrei immaginato che appena voltata sarebbe uscito in giardino».

E invece… «Lo ha fatto. Dopo poco, ho provato una sensazione stranissima, un gelo mi ha trapassato il corpo e ho iniziato a gridare “Luca, Luca, dove sei?”. Luca non rispondeva alla chiamata, mio marito e mio nipote sono istintivamente corsi in giardino verso la piscina e trovarono Luca che galleggiava a testa ingiù… Lo tirarono immediatamente fuori ma lui non c’era più… un’immagine che non lasciava spazio alla razionalità, quel corpicino tutto bianco con le vene blu e gli occhi sbarrati verso il nulla. Era gelido, come il pavimento sul quale lo sdraiammo. Io urlavo senza sosta. Luca ci aveva lasciato. Non ho mai urlato così forte e così tanto in vita mia. A quel punto mio marito (il mio eroe) iniziò a praticargli un massaggio cardiaco con accanto mio cognato (altro mio eroe) che gli faceva la respirazione bocca a bocca. Non c’era verso di rianimarlo. Luca non reagiva. Il tempo scorreva e nulla cambiava. Eravamo disperati. Ma Ambrogio, mio marito, non ha voluto accettare un destino che ormai ci aveva travolto e senza sosta ha proseguito con tecniche di rianimazione».

Inaspettatamente dopo un tempo inimmaginabile, «Luca ha iniziato a muovere le labbra, poi a tossire. Gli praticarono anche la manovra di Heimlick perché era ostruito con il cibo della cena. Un miracolo. Luca il 17 agosto del 2016 è rinato. Corremmo in ospedale, perché non sapevamo quali sarebbero state le conseguenze neurologiche: non parlava bene, farfugliava. In macchina mio marito andava a 180 km all’ora e io con il cuore in gola, lo stringevo a me sussurrandogli frasi dolci. In ospedale ci ricoverarono in codice rosso, era una corsa ad attaccarlo all’ossigeno, a mettergli ECG, prelievi del sangue, radiografie, saturazioni ecc. Una volta stabilizzato andammo in terapia intensiva, poi in reparto e poi a casa. Arrivò l’esito degli accertamenti neurologici… “nessun danno e nessuna conseguenza”. Anche il nostro pediatra a Roma faticava a credere all’epilogo di questa storia. Un miracolo».

La famiglia al completo: da sinistra, Ambrogio; Andrea; Luca ed Helene Pacitto

Tuttavia il senso di colpa «mi ha soffocata, ero distrutta. L’anno successivo sono stata fisicamente malissimo, avevo il sistema immunitario a pezzi. Ci ho messo anni per riprendermi. Sono stata in terapia dalla dottoressa Gloria Pinzuti che ha seguito sia me sia mio figlio Luca facendo un lavoro straordinario e riconsegnandomi quel sorriso che avevo perso. Quel senso di colpa non è mai andato via, ma ho imparato a gestirlo. Diciamo che ho iniziato a perdonarmi. Ma non del tutto. Ogni anno, d’estate, quando leggo di bambini che muoiono annegati rivivo quel dolore e quel senso di colpa che mi fa esplodere il cuore. Siamo esseri umani. Non siamo infallibili. Per cui prima di parlare di mille occhi e proclamarci infallibili, ricordiamoci che siamo essere umani. Purtroppo sbagliamo, tutti. Purtroppo pensiamo che “una disgrazia” a noi non capiterebbero mai. Tutti ci distraiamo, a volte siamo solo più fortunati. Certe tragedie non dovrebbero mai accadere, dovremmo essere tutti più concentrati su quello che facciamo, ma vi prego non puntate il dito perché vi assicuro che è sufficiente quel senso di colpa che ti porta a toglierti il respiro da solo».

E conclude il suo post con un consiglio: «non lasciate mai - per nessuna ragione al mondo - a bordo piscina occhialini, gonfiabili, giochi ecc; sono un forte attrattivo per i bambini che li spingono ad avvicinarsi alle piscine nei momenti in cui non sono ben vigilati».

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