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Giulia Scaffidi, 17 anni, uccisa dall’anoressia. «Voleva fare la modella, inseguiva la bellezza dei social network»

da www.milano.corriere.it/notizie/lombardia/21_novembre_28/giulia-scaffidi-17-anni-uccisa-dall-anoressia-inseguiva-bellezza-social-network
@Riproduzione Riservata del 27 novembre 2021

La ragazzina era arrivata a pesare 26 chilogrammi. L’appello del fratello Tony: «Il mondo della moda e le fashion blogger diano l’esempio. Si è belle anche con qualche chilo in più». L’acqua bollente, le scale di notte, i ricoveri, il coma: così è morta Giulia Scaffidi.-

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«Attenzione ai falsi messaggi che arrivano dal mondo delle fashion blogger e dai social. Se aspirate ad apparire più belle, non è rinunciando al cibo che lo raggiungerete». Tony Scaffidi ha la voce ferma e sicura. Due ore prima hanno sepolto sua sorella Giulia, 17 anni, uccisa dall’anoressia. Giovedì, nel reparto pediatria dell’ospedale di Lodi dove era ricoverata, Giulia Scaffidi è entrata in coma alle 5 del mattino. Sette ore dopo è morta. Avrebbe compiuto 18 anni tra un mese.

La malattia

Soffriva di anoressia da tre anni, negli ultimi mesi era arrivata a pesare 26 chili. «Ma lei si vedeva perfetta così: si truccava ogni giorno, usava creme per il viso e smalti per far risaltare quella bellezza che, dal suo punto di vista, aveva finalmente raggiunto», racconta Tony, il fratello maggiore 37enne e un lavoro come art director e make-up artist nella moda, proprio quel mondo che Giulia cercava di raggiungere. Costringendosi prima a diete sempre più pesanti e «poi scivolando giorno dopo giorno nell’anoressia». Quattro anni fa era morto suo papà («Ma nonostante il dolore, non credo sia stata quella la causa della sua malattia», dice la signora Elena, la mamma). «Come mia sorella ne ho viste fin troppe — aggiunge il fratello —. Modelle che nella spasmodica ricerca della perfezione fisica vivono una vita di privazioni. Lavorano per ore e ore senza fermarsi mai: non mangiano nulla per tutto il giorno, nemmeno un caffè. Non so come possano reggere».

Giulia e il sogno della moda

«Giulia aveva iniziato così», racconta mamma Elena. Sognava una vita nel mondo della moda. Bella, un sorriso solare e una cascata di riccioli biondi. Ma un tarlo che la divorava dentro, quel sogno della perfezione fisica attraverso la magrezza che poi sarebbe sconfinato nell’anoressia. «Non sa le guerre che abbiamo fatto quando ci siamo accorti che aveva iniziato a nascondere il cibo — raccontano Tony e mamma Elena —. La prima volta l’abbiamo ricoverata a Piacenza. È rimasta in cura per quattro mesi e quando è uscita dall’ospedale sembrava aver imboccato la via della guarigione». Poi le cose sono peggiorate di nuovo. Non mangiava nulla, beveva solo acqua bollente. «Saliva e scendeva le scale di casa in piena notte per tenersi in forma».

I ricoveri a Villa Garda e al San Paolo

Altri ricoveri, due consecutivi nel centro specializzato per i disturbi dell’alimentazione di Villa Garda. «L’ultima volta è stata dimessa dopo un mese. Mi ha detto: “Mamma non ne posso più di medici”. Durante la pandemia siamo state insieme al San Paolo, a Milano, confinate in una stanzetta per cinque mesi per evitare di prendere il Covid. Un inferno». Sia mamma Elena che il fratello Tony non vogliono che altre ragazze soffrano lo stesso inferno. «A dare l’esempio deve iniziare lo stesso mondo che loro cercano di emulare. Le fashion blogger diano l’esempio per prime, evitino di accostare il raggiungimento della forma perfetta ai sacrifici alimentari. Si è belle anche con qualche chilo in più. Io sono pronto a dare una mano se serve. A mostrare le foto di come era diventata Giulia perché altre ragazze non cadano più in quest’errore».

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