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Figli. Infertilità, la coppia messa alla prova. «Ma riprogettare insieme si può»

di Nicoletta Musso e Davide Oreglia sono sposati dal ‘99, hanno 5 figli
da www.avvenire.it
@Riproduzione Riservata del 23 marzo 2023

Oltre la sofferenza della delusione è urgente ridefinire la propria relazione, prima di accertare cause e cercare rimedi.-

Ci accostiamo al tema della fertilità e fecondità inattesa della coppia con molta delicatezza e tenerezza. Nella nostra vita di coppia abbiamo avuto la fortuna sfacciata di essere genitori e di poter avere cinque figli. Ma, per amicizia e per lavoro, abbiamo incontrato tante coppie che hanno vissuto la fatica di non poter diventare genitori come se l’erano immaginato e ci hanno fatto dono delle loro emozioni, dei loro pensieri con i quali abbiamo potuto riempire le pagine di questo libro. Così abbiamo potuto intravedere il lavoro che occorre per prendere in mano una relazione che a sorpresa porta frutti inattesi, o meglio non previsti dal progetto iniziale. Quando non si riesce a diventare genitori non si verifica solo una mancanza, ma è veramente un’assenza. Questo bambino che non arriva non è qualcosa che non c’è. È una presenza che fra di noi avremmo voluto e che nella nostra mente, nel nostro cuore abbiamo già visto, toccato, addirittura ne abbiamo sentito il profumo. Ed è per questo che fa così male non riuscire ad avere un concepimento. Perché è un bambino che in qualche modo nel nostro cuore già c’è, ma all’appello non risponde. Ecco perché diciamo che è un’assenza, non solo una mancanza.

Questa prova nella coppia è molto difficile da gestire e contenere, anche se ciò non viene raccontato di frequente. Le coppie sono obbligate a mettere mano al loro progetto di vita, perché i frutti che desideravano non si materializzano. La sofferenza che questo genera non sempre unisce la coppia: lei e lui soffrono in modo differente. E da questa sofferenza si prova ad uscire con tempi e strumenti che i due raramente condividono, proprio perché hanno un vissuto e una grande differenza che li caratterizza. Ma è proprio questa diversità nel vivere il dolore, nell’uscire dalle fatiche, che si trova la ricchezza delle coppie. In questa diversità c’è la possibilità di porsi ad osservare la propria vita, il proprio progetto da punti di vista distinti che permettono di cogliere meglio le opportunità possibili. Ogni coppia, quando inizia il proprio cammino, riceve una manciata di talenti. Sono semi che non si sa ancora quali frutti porteranno. Perché possano diventare frutti occorre seminarli e coltivarli con attenzione. Forse pensavamo che la nostra coppia avrebbe portato grandi quantità di mele, e invece scopriamo che il seme che ci è stato dato è un altro. Forse pensavamo a una serra intensiva, e invece a noi è stato affidato qualche cosa che è più vicino a una coltivazione di nicchia, prelibata, insomma preziosissima, con delle quantità che sembrano piccole ma sono in realtà un gran regalo per tutto il mondo. Ogni coppia ha un frutto da raccogliere, un seme che viene dato, che deve essere coltivato, fatto crescere. Questo libro è per dire che ogni coppia porta frutto. In che modo?

Non si sa da subito, lo si scopre camminando, ma certamente dipenderà dalla capacità che ha la coppia di «ricalcolare», proprio come ci fanno fare i navigatori quando la via su cui siamo non è più percorribile, magari per situazioni che non dipendono da noi. Eppure il desiderio di continuare il cammino è forte. Lì, in quel momento, il ricalcolo è un’arte. [...] Progettare insieme è ciò che ci fa essere una coppia in relazione. Progettare non vuol dire ottenere, bensì ci aiuta a restare vicini quando le nostre strade si fanno più tortuose di quelle che immaginavamo, e ciò che desideravamo, o pensavamo di poter avere fra le mani in un periodo di tempo anche breve, si allontana. Non sappiamo per quanto e non sappiamo perché. Noi costruiamo un progetto di coppia perché proviamo a delineare una via che ci piacerebbe percorrere insieme.

L’azione più importante da ricordare a questo punto è il percorrere insieme e non tanto il raggiungimento dell’obiettivo. Si tratta soprattutto di una realtà in continuo movimento. Non ci viene richiesto di costruire delle dispense giganti da riempire con obiettivi raggiunti a cui restare inchiodati tutta la vita. Perché nessuno di noi conosce il futuro, nessuno di noi sa la strada che ci sarà da percorrere. Ecco, è più saggio avere un progetto leggero, da mettere nello zaino, per camminare insieme. Tutti noi costruiamo progetti che possono avere dei follow-up di verifica, nell’ambito lavorativo o professionale o di formazione, e nella relazione di coppia facciamo anche così: ci fissiamo obiettivi intermedi brevi, di medio periodo e magari di più lungo, o progettiamo solo pensando alle vacanze, al camper, alla prossima cena che faremo insieme?

La nostra relazione cresce perché raggiungiamo obiettivi? Certamente, ma ringraziando il cielo cresce anche quando non li raggiungiamo, perché lì viene fuori la nostra capacità di cura, di sostegno e di ricalcolo. Una coppia saggia sa ricalcolare. Il ricalcolo spesso è faticoso e impegnativo, ma ci tiene insieme e soprattutto ci aiuta a continuare nel progetto che misteriosamente cambia nelle nostre mani. Ma facendo che cosa si può diventare bravi a ricalcolare? Cessando di essere contemplatori professionisti del proprio ombelico e diventando uomini e donne che osservano con amore chi sta con noi e la strada che abbiamo davanti. [...] Viviamo in un mondo che chiama ragazzi le persone che hanno sessant’anni. Eppure nella nostra vita nessuno ci racconta che si cresce e si invecchia e ogni anno ci toglie qualcosa, anche se ci porta qualcos’altro. E questa gioventù infinita che ci viene narrata forse è un po’ una bugia. E la nostra scoperta di un corpo che cresce, che invecchia, spaventa tutti. [...] Guardarsi allo specchio e percepire le proprie fatiche nella fertilità ci fa vedere meno uomini e meno donne, meno virili e meno femminili, e intacca profondamente anche la nostra sfera erotica di intimità. C’è poi un piano inclinato che fa rotolare la nostra relazione verso una zona non buona per noi, rischiosa.

Magari non ci rendiamo nemmeno conto di questo scivolamento pericoloso. Forse siamo effettivamente convinti di stare facendo il meglio possibile poi, quasi all’improvviso, oppure in seguito a un impercettibile ma continuo declino, capita di trovarci a terra, disorientati, doloranti, in «crisi»: tutte le certezze sembrano crollare e come in una « notte oscura», senza luce, rimaniamo prigionieri dello sconforto e della solitudine. Possono essere momenti legati a fattori «esterni», oggettivi: basti pensare a quanto possono influire nella relazione coniugale la malattia o la morte di una persona cara, il cambiamento o la perdita del lavoro; sono cose che obbligano a reimpostare il rapporto di coppia. Possono essere anche momenti legati a fattori «interni» alla dinamica di coppia, crisi latenti che spesso si trascinano e che esplodono per cause apparentemente banali: senso di insoddisfazione, di frustrazione, di fallimento legato allo scontrarsi della realtà con l’immagine idealizzata che avevamo dell’altro o del matrimonio, alla poca stima di sè, all’avvilimento che fa sembrare inutile ogni tentativo. In genere, siamo portati a considerare questi momenti solo come momenti «negativi», che non aggiungono nulla al nostro cammino di coppia, ma al contrario lo indeboliscono e lo consumano. In realtà possiamo pensare la crisi, anche quella di non riuscire a dare alla luce un figlio, come un’esperienza di «deserto», come l'attraversamento di un luogo che costringe ad andare all'essenziale, a prendere coscienza di ciò che siamo veramente, ad abbandonare pesi inutili.
Non sappiamo perché a qualcuno tocchi di dover affrontare le dune del deserto, ma ci interessa di più chiederci: cosa fare quando ci si trova lì? Partendo da questa domanda proviamo a ipotizzare un percorso di... uscita dal deserto che non preveda tanto di trovare le cause dell’aridità, quanto di trovare oasi per la nostra coppia e possibili vie da percorrere.

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