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FAMIGLIE NON ARRENDETEVI E FATEVI SENTIRE

di Francesco Belletti, Direttore del Cisf  (Centro internazionale studi famiglia)

da www.famigliacristiana.it
@Riproduzione Riservata del 07 ottobre 2022

La forte astensione alle ultime elezioni ci interroga su quanto questa scelta di “non voto” abbia una sua dimensione familiare. Eppure è proprio in famiglia che si generano due importanti spazi di azione per una cittadinanza attiva in politica e nel sociale: quello educativo verso i figli e quello di condivisione di esperienze attraverso le associazioni (F. Belletti).-

Sono passate poche settimane dalle elezioni politiche del 25 settembre, che hanno delineato una chiara maggioranza parlamentare, e quindi un nuovo Governo (non ancora definito al momento in cui sono scritte queste righe), che ha di fronte compiti e sfide di grande urgenza, rilevanza e complessità, sia sul fronte interno che su quello internazionale. Si tratta di una grande responsabilità, di fronte ai cittadini, alle famiglie, al Paese nel suo complesso, e non a caso anche Papa Francesco, prima delle elezioni, proprio alla parola “responsabilità” aveva invitato tutti i partiti, sia in campagna elettorale, che, a maggior ragione, nell’opera di governo. Anche i cittadini e le famiglie, peraltro, sono chiamati ad essere “responsabili” verso il bene comune, prima ancora che a pretendere dalla politica (vecchia e nuova) risposte adeguate. In questo senso non possiamo dimenticare quel 36% di cittadini che il 25 settembre ha scelto di non votare; scelta legittima, ovviamente, ma che sa tanto, più che di protesta, di indifferenza, quando non di resa: “Non serve  a niente votare, non mi interessa, io non posso – o non voglio – fare niente per cambiare le cose”. E sarebbe interessante verificare quanto questa scelta di “non voto” abbia una sua dimensione familiare, sfidando l’educazione civica presente nelle famiglie; è probabile che in tante famiglie qualcuno abbia votato e qualcun altro no, ma è anche probabile che in tante altre famiglie in tutti abbia vinto l’idea che “non ci interessa quello che si può fare per la società, al massimo ci interessa di noi stessi”Insomma, il contrario di quel “mi sta a cuore-I care”, di cui don Milani è stato maestro.

Appare quindi necessario ricordare che la cittadinanza – anche quella delle famiglie - è costituita da un processo circolare di diritti e di doveri, in cui è necessario essere cittadini attivi, muoversi e agire per il bene comune, e non preoccuparsi solo del proprio interesse particolare.  In questo le tante forme associative e di volontariato oggi esistenti confermano che è possibile vivere bene la propria famiglia e la propria vita da cittadini attivi, e proprio facendo questo si può pretendere che i diritti di cittadinanza siano resi esigibili da chi assume responsabilità di governo. La responsabilità riguarda quindi non solo chi governerà, ma anche ogni singolo cittadino, ogni famiglia, chiamati a generare bene comune. Come ricordava il Presidente John F. Kennedy, “non chiederti cosa può fare il tuo Paese per te, chiediti cosa puoi fare tu per il tuo Paese” (20 gennaio 1961).

In effetti le sfide che oggi devono affrontare le famiglie nella propria vita quotidiana sono di natura molto diversa, e in molti casi, oltre al sostegno dall’esterno, la principale risorsa delle famiglie rimane la loro capacità di adattamento proattivo ai mutamenti, attraverso cambiamenti delle proprie strategie e delle proprie reti relazionali. In altre parole, prima di tutto la famiglia deve “aiutare se stessa”, deve restare protagonista del proprio progetto di vita, senza aspettarsi miracolose soluzioni dall’esterno – pur necessarie. I genitori devono restare nella relazione educativa con i propri figli, non possono arrendersi; poi, certo,  è prezioso incontrare insegnanti che ascoltano i genitori, oltre che i figli, o spazi consultoriali che offrano sostegno psicologico, o luoghi fisici in cui passare del tempo con altre famiglie. Ma prima di tutto, occorre riscoprire e mettere in gioco la propria resilienza.

Le famiglie hanno a disposizione almeno due potenti spazi di azione, per esercitare questa responsabilità pubblica: l’azione educativa e personale dei propri comportamenti nella vita quotidiana familiare e la dimensione associativa tra famiglie. Da un lato, la titolarità educativa dei genitori e delle famiglie può e deve diventare esperienza e testimonianza di uno stile di vita nuovo, capace di inclusione, di accoglienza, educazione ed esercizio delle virtù sociali, ma anche  di consumi sobri, solidali, eco-compatibili. Così la famiglia diventa generatrice di bene comune, comunità solidale per i propri membri e per gli altri, cellula che costruisce il tessuto connettivo di un popolo. Dall’altro, le esperienze di condivisione e di associazione tra famiglie sono uno strumento decisivo per generare una diversa cultura familiare di apertura all’esterno, sia come esperienza di auto e mutuo aiuto, sia come capacità di generare opere sociali, servizi e accoglienza per le persone in difficoltà, sia, infine, come strumento per partecipare attivamente ed efficacemente alla vita sociale e politica del Paese, anche rivendicando diritti e politiche per  la famiglia. In poche parole: “famiglie insieme, per fare meglio la propria famiglia, per fare più famiglia nella società”. Il Governo sarà messo alla prova proprio sulla sua capacità di uscire dalla retorica e di passare dalle parole ai fatti; alle famiglie spetta il rinnovato compito di farsi sentire e di impegnarsi nello spazio pubblico. 

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