CULLE VUOTE, LA GUERRA (PERSA) DELL'ITALIA
di Francesco Anfossi
da www.famigliacristiana.it
@Riproduzione Riservata del 23 giugno 2019
Il saldo demografico non era mai stato così negativo dai tempi del Primo conflitto mondiale. Guidiamo un tendenza che predomina in Europa. Ma le coppie non hanno smesso di desiderare un figlio. Le cause di questa situazione stanno nella crisi economica e nella miopia dei governi sulle politiche familiari.-
Siamo in guerra. Almeno dal punto di vista demografico. Lo ha scritto il presidente dell'Istat Gian Carlo Blangiardo, presentando l'ultimo rapporto annuale sulla situazione del Paese. Il declino biologico che sta colpendo l'Italia, ormai dal 2015, si sta traducendo in «un vero e proprio calo numerico di cui si ha memoria nella storia d'Italia solo risalendo al lontano biennio 1917-1918, un'epoca segnata dalla Grande Guerra e dai successivi drammatici effetti dell'epidemia di “spagnola”». Dunque per trovare una situazione paragonabile occorre tornare indietro di circa un secolo. Perchè quella che stiamo vivendo è una vera e propria epidemia di bambini mai nati. Non siamo soli in questa guerra. La tendenza alla “natalità zero” colpisce tutta l’Europa. Non a caso papa Francesco alla GMG di Panama ha parlato di “inverno demografico europeo”. Persino la Francia è passata da una media di 2 figli per donna a 1,87, mentre la Svezia è scesa a 1,75. La Spagna è crollata a 1,25.
Ma da noi è un’emergenza drammatica. Secondo i dati provvisori relativi al 2018 in Italia sono stati iscritti in anagrafe per nascita oltre 439 mila neonati, quasi 140 mila in meno rispetto al 2008, cioè dall'inizio della crisi economica che ha influito moltissimo sulle culle vuote. È come se fosse scomparsa una città come Rimini o Ravenna. Una «recessione demografica» che sta colpendo l'Italia fa lunghissimo tempo senza che vi governi corrano ai ripari. D'altra parte il 45 per cento delle donne tra i 18 e i 49 anni, qui i dati si fermano al 2016, non ha ancora avuto figli. Ma coloro che dichiarano che l'avere bimbi non rientra nel proprio progetto di vita sono meno del 5 per cento. Dunque la maggior parte di chi non ha un figlio è perchè ritiene che non se lo può permettere. E qui sta la grande responsabilità di chi non ha messo in atto politiche familiari adeguate. Perchè la denatalità ormai da decenni è figlia della povertà. Il concetto di proletariato si è capovolto: i figli non sono più l’unica ricchezza dei poveri. Sono poveri in tutto.
Nel frattempo aumentano i malati cronici. E se abbiamo difficoltà nel mantenere un sistema di Welfare che già oggi traballa, domani crollerà tutto se non interverremo.
La volontà di mettere al mondo dei figli è un desiderio che viene però smontato dall’ assenza di un Welfare familiare.
Come sempre avviene nei Paesi "vecchi" sono gli immigrati ad attutire il calo demografico. Anche se le statistiche dimostrano che anche gli immigrati di prima o seconda generazione seguono il trend europeo in fatto di natalità. Ha spiegato lo stesso Blangiardo: "Il saldo migratorio con l'estero, positivo da oltre 40 anni, ha limitato gli effetti». I cittadini stranieri residenti in Italia al gennaio 2019 sono di 5,2 milioni (l'8,7 per cento della popolazione). I minori di seconda generazione sono 1 milione e 316 mila, il 13 per cento della popolazione minorenne; di questi, il 75 per cento è nato in Italia (991 mila).
In questo contesto resta il problema dei "bamboccioni" (che poi bamboccioni non sono quasi mai). I giovani escono dalla famiglia sempre più tardi sperimentando percorsi di vita "meno lineari del passato", che spostano in avanti le tappe di transizione allo stato adulto. Più della metà dei 20-34enni (5,5 milioni), celibi e nubili, vive con almeno un genitore. Il saldo migratorio con l'estero degli italiani è negativo dal 2008 e ha prodotto una perdita netta di circa 420 mila residenti.
Sono le contraddizioni di un Paese che non ne vuole sentirne di politiche familiari adeguate, che chiude i porti perchè non vuole più stranieri ma è costretto a vedere emigrare la sua meglio gioventù.