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Covid, Istat: nel 2020 minimo storico di nascite dall'Unità d'Italia. Mai così tanti morti dal secondo dopoguerra

da www.repubblica.it
@Riproduzione Riservata del  26 marzo 2021
L'Istituto nazionale di Statistica registra un calo di 384mila persone, come se fosse sparita Firenze.-

Nel 2020 si registra un nuovo minimo storico di nascite dall'unità d'Italia, e un massimo storico di decessi dal secondo dopoguerra. Viene rilevato un calo del 3,8% delle nascite: quasi 16 mila in meno rispetto al 2019. Nel 2020 sono stati iscritti in anagrafe per nascita 404.104 bambini. Mentre i decessi sono aumentati del 17,6%: quasi 112 mila in più rispetto al 2019.
Nel 2020 sono state cancellate dall'anagrafe per decesso 746.146 persone. Lo rileva l'Istat nel report "La dinamica demografica durante la pandemia covid-19- anno 2020" diffuso oggi.
Al 31 dicembre 2020, la popolazione residente in Italia ammonta a 59.257.566 unità, 383.922 in meno rispetto all'inizio dell'anno (-0,6%): è come se fosse sparita una città grande come Firenze. Alle conseguenze dirette del virus dovute ai decessi - spiega l'Istat - si sono aggiunte le ripercussioni che le misure, volte a contenere la diffusione dei contagi, hanno prodotto sulla vita delle persone (restrizioni di movimento, interruzione totale o parziale di attività lavorative, limitazione nel numero di partecipanti alle cerimonie).

Covid secondo solo alla 'spagnola' del 1918
Il nuovo record di poche nascite (404 mila) e l'elevato numero di decessi (746 mila), mai sperimentati dal secondo dopoguerra, aggravano la dinamica naturale negativa che caratterizza il nostro Paese. Il deficit di 'sostituzione naturale' tra nati e morti (saldo naturale) nel 2020 raggiunge -342 mila unità, valore inferiore, dall'Unità d'Italia, solo a quello record del 1918 (-648 mila), quando l'epidemia di 'spagnola' contribuì a determinare quasi la metà degli 1,3 milioni dei decessi registrati in quell'anno.
L'impatto che l'aumento dei decessi dovuti all'epidemia ha avuto sulla dinamica naturale, soprattutto nella prima e nella seconda ondata (in cui si sono registrati i saldi naturali di -117 mila e -114 mila unità), insieme alla tendenziale diminuzione delle nascite, ha contribuito a determinare nel 2020 una perdita di 127 mila unità in più rispetto al saldo naturale del 2019 (quasi il 60% in più).
Il deficit dovuto alla dinamica naturale - spiega l'Istat - è riscontrabile in tutte le regioni, perfino nella provincia autonoma di Bolzano (-313 unità), che negli ultimi anni si è caratterizzata per il suo trend positivo in termini di capacità di crescita naturale grazie a una natalità più alta della media.
Il tasso di crescita naturale, pari a -5,8 per mille a livello nazionale, varia dal -0,6 per mille di Bolzano al -11,3 per mille della Liguria. Le regioni che più delle altre vedono peggiorare il saldo naturale (oltre il 4 per mille in meno rispetto al 2019) sono la Valle d'Aosta (-8,6 per mille) e la Lombardia (-6,7 per mille); solo la Calabria (-3,9 per mille) si assesta su valori simili a quelli del 2019.

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