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COSA SIGNIFICA LA SCUOLA CHIUSA? LO SPIEGANO I BAMBINI

di Roberto Ponti
da www.famigliacristiana.it
@Riproduzione Riservata del 10 aprile 2021

Due genitori hanno chiesto ai figli in Dad di disegnare le loro emozioni. E sono andati oltre. Invitano a riproporre questa iniziativa davanti alle scuole per sensibilizzare e protestare. Col fine di chiedere una migliore organizzazione il prossimo anno e la pianificazione dei centri estivi. A Gallarate i disegni verranno appesi sui cancelli delle primarie sabato 13 marzo.-


È la preoccupazione di Stefano Scotti, ingegnere prestato alla cooperazione internazionale, e di sua moglie Federica Pozzi, medico, impegnati in questi giorno a gestire la DAD per i loro figli, situazione condivisa con i genitori della Scuola Primaria G. Marconi di Crenna (Gallarate – Varese) che li ha portati a lanciare un'iniziativa di protesta contro la delibera della Regione Lombardia e la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado, lasciando aperte invece numerose altre attività aggregative, per rispondere all’impennata dei contagi da Covid-19.

«Abbiamo chiesto ai nostri figli – che sono di nuovo oggetto, senza possibilità di replica, di un provvedimento che li priva del contatto con i compagni e gli insegnanti – di rappresentare, con disegni e scritte, i loro sentimenti». Le loro opere mostrano tutto lo sconforto e lo scoramento di una generazione a cui si sta negando un’esperienza formativa, dal punto di vista culturale e umano, fondamentale.
L'invito è di riproporre questa iniziativa svolta nelle proprie case, davanti alle scuole, in particolare le scuole primarie e dell’infanzia. A Gallarate i disegni verranno appesi sui cancelli della scuola sabato 13 marzo; genitori e bambini saranno presenti davanti alla scuola, presidiandola simbolicamente a turno (per evitare assembramenti).
«Noi tutti avevamo condiviso il ricorso alla didattica a distanza un anno fa, quando, travolti dalla pandemia, non si poteva fare altro che proclamare il lockdown di ogni attività. Gli insegnanti stessi hanno fatto i salti mortali per restare in contatto con gli alunni e tenere delle lezioni quanto più vicine alla “normalità”. I genitori si sono fatti in quattro per accompagnare i figli nella DAD, procurandosi gli strumenti informatici e cercando di ritagliare per loro spazi fisici in casa e momenti appropriati. Non è stato facile, perché i genitori sono lavoratori, impegnati a loro volta a trovare un difficile equilibrio tra vita e impegni lavorativi nel remote working (che di smart ha avuto e ha ben poco...) improvvisato dalle aziende».
La ripresa di settembre era stato il frutto di uno sforzo per assicurare una didattica in presenza che rispettasse le misure di sicurezza. E i bambini si sono dimostrati ovunque straordinari nel rispetto delle regole (mascherine sempre indossate, distanze rispettate, nessun passaggio di materiale), consapevoli che dai loro comportamenti dipendeva l’obiettivo di evitare un ritorno alla situazione dell’anno scolastico scorso. Gli insegnanti sono stati chiamati ad applicare le norme di sicurezze e a garantire una didattica di qualità.
«Consideriamo sbagliato e ingiusto che sia la scuola, dunque i bambini, le loro famiglie e gli insegnanti, a pagare il prezzo – sottolineano i genitori – di comportamenti sconsiderati e irrispettosi delle regole che sono avvenuti al di fuori della scuola. Perché a pagare il prezzo di questi comportamenti devono essere i bambini? Perché la scuola viene considerata un dettaglio, sacrificabile sull’altare delle scelte politiche? Perché la formazione non viene messa in cima alla lista delle attività da tutelare? Il nostro appello e il nostro gesto simbolico non sono certo contro la scuola... Chiudere le scuole dovrebbe essere la misura estrema, ultima, in risposta alla pandemia, a maggior ragione dopo un anno che avrebbe dovuto essere utilizzato dalle autorità amministrative e dai decisori politici per prendere misure che mettessero la formazione in sicurezza in cima alla lista delle priorità».

La protesta ha una finalità propositiva: i genitori chiedono di pianificare la prossima estate, organizzando con largo anticipo i centri per i bambini, e, soprattutto, di non farsi cogliere nuovamente impreparati il prossimo autunno, alla ripresa dell’anno scolastico. La scuola è una priorità, e solo la didattica in presenza garantisce una formazione completa e non discriminatoria ai bambini. La scuola è spazio educativo, di resilienza e di crescita insostituibile.

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