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Come insegnare ai bambini a giocare da soli: consigli e suggerimenti

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di Silvia Finazzi
da www.bimbisaniebelli.it
@Riproduzione Riservata del 18 dicembre 2023

Tante strategie utili su come insegnare ai bambini a giocare da soli. Dal lasciarli sperimentare evitando di interferire, al proporre attività perfette da fare anche senza l’intervento di mamma e papà.-

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Ci sono piccoli che amano giocare e intrattenersi anche in maniera solitaria e altri che, seppur già grandicelli, richiedono costantemente la presenza dei genitori. La domanda in quest’ultimo caso sorge spontanea: come insegnare ai bambini a giocare da soli? Niente paura, con un po’ di pazienza e le strategie giuste si può incoraggiare l’autonomia dei figli anche su questo fronte. Il dottor Paolo Grampa, psicologo e psicoterapeuta a Busto Arsizio (Va) e Milano, socio di Associazione Alice ETS, ci fornisce qualche utile dritta.

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Perché è importante insegnare ai bambini a giocare da soli?

Se alcuni genitori non amano particolarmente condividere il momento dei giochi con i figli, altri si entusiasmano sempre all’idea di sedersi ad “altezza bambino” e inventarsi modi divertenti per stare con loro. Anche in quest’ultimo caso, però, è importante favorire il gioco spontaneo e autonomo, perché si tratta di un momento di crescita importantissimo. “I bambini, a qualunque età, quando giocano, fanno molto di più che intrattenersi. In realtà stanno sperimentando, scoprendo, imparando a ragionare e a concentrarsi, metabolizzano emozioni e vissuti, sviluppano il pensiero astratto e simbolico” spiega lo psicologo. “Il gioco è una vera e propria palestra per la mente dei piccoli e, come in tutte le palestre, è opportuno che ci si alleni un po’ in gruppo e un po’ da soli”. Il gioco solitario, quindi, non deve preoccupare o allarmare, perché è una modalità fisiologica nella vita delle persone. È sempre bene incoraggiare i figli a intrattenersi anche da soli, ovviamente con tempistiche e modalità variabili in relazione all’età. Proprio come imparare a lavarsi da soli, è un’attività fondamentale. 

A che età i bambini imparano a giocare da soli?

I bambini piccoli amano essere affiancati nelle loro attività. È normale che anche nel gioco richiedano la presenza dei genitori e in particolar modo della mamma, che in genere rappresenta la principale figura di riferimento, sotto tutti i punti di vista. “Già dal primo anno di vita però il bambino sperimenta alcuni giochi in solitaria. Di pari passo con lo sviluppo delle sue abilità prassiche e motorie, aumenteranno anche i giochi esplorativi che tipicamente si fanno da soli, come il lanciare oggetti, ruotarli nelle mani, smontarli e rimontarli” chiarisce l’esperto. Si consiglia ai genitori di lasciare che i bambini compiano queste esplorazioni senza interferire, ovviamente assicurandosi che siano in sicurezza, in un luogo in cui non corrono pericoli, attenendosi sempre alle regole sulla sicurezza in casa

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Come incoraggiare i bambini a giocare da soli

Il gioco da soli non deve essere un gioco in completa solitudine: lo sguardo dell’adulto deve sempre essere presente, anche a distanza. “È bene che mamma e papà permettano ai piccoli di sperimentare dei brevi momenti di autonomia, lasciandoli liberi di chiedere il loro aiuto o intervento e stando pronti a scendere in campo qualora ce ne fosse la necessità” continua Grampa. Va ricordato però che se un bambino sta serenamente giocando in autonomia è opportuno non intromettersi e rispettare questo suo spazio privato. Ci si può proporre come compagni di gioco, ma essendo pronti ad accogliere un rifiuto. Si può anche pensare di educare al gioco in solitudine, esplicitando già dai primi anni di vita al figlio che lo si lascia solo per qualche istante proponendogli delle attività, qualora questi non avesse iniziative, come i giochi in legno Montessori. Il tempo di autonomia poi può aumentare gradualmente, in base alle abilità del singolo bambino.

Cosa fare con i bambini che vogliono sempre la mamma?

Per alcuni genitori lasciare che il piccolo giochi da solo è più facile: ci sono bebè, infatti, che si divertono tranquillamente anche se i grandi si allontanano. Altri, invece, hanno bisogno di continue rassicurazioni e della presenza costante di qualcuno. Come regolarsi dunque? Cercare di assecondare le inclinazioni del bambino, ma senza esagerare. Compito di mamma e papà è anche spronare il figlio ad affrontare le situazioni che lo mettono un po’ in difficoltà. Per esempio, si può cercare un compromesso: si può iniziare giocando con lui per qualche minuto e poi lasciarlo per qualche istante, evitando di rispondere subito alla sua prima richiesta.

Poi, mano a mano che il piccolo acquisisce indipendenza, allungare questi stacchi. Se le richieste di attenzioni sono costanti, meglio chiedersi quali bisogni potrebbero nascondersi. “Davanti all’avverbio sempre non si può che rispondere no, perché esistono casi in cui è bene non assecondare le richieste di avere necessariamente un adulto o un altro bambino al proprio fianco” afferma lo psicoterapeuta. “Tuttavia, le richieste dei bambini vanno ascoltate per essere capite nelle loro ragioni profonde. Se davanti a rifiuti persistenti di stare da solo viene il dubbio che il proprio figlio abbia delle insicurezze, delle paure o dei blocchi è opportuno parlarne con lui e cercare di capire quale possa essere una soluzione buona per risolvere le cause alla base delle sue necessità” consiglia lo psicoterapeuta.

Quanto tempo giocare con i figli?

Il gioco solitario è molto importante, ma lo è anche quello con mamma e papà. “Il gioco è una parte preziosa nella vita dei figli e sicuramente la relazione genitore-figlio risente positivamente se si condividono momenti di gioco” conferma il dottor Grampa. Detto questo, non serve giocare tutti insieme per delle ore tutti i giorni: ciascuna famiglia deve ritagliare degli spazi in base alle proprie esigenze, ricordandosi che più non è sempre sinonimo di meglio. Quando si tratta di tempo e relazioni è la qualità a fare la differenza. E se i genitori non amano giocare? “Non tutti gli adulti amano giocare e, quindi, nel caso in cui un adulto non si ritrovi in questa forma di relazione è suo diritto non giocare. È però suo dovere trovare un’altra forma per condividere spazio e tempo al fine di creare una relazione con il bambino e giustificare la sua scelta di non giocare, per evitare fraintendimenti e possibili letture errate da parte del piccolo” risponde l’esperto.

In breve

Ci sono piccoli che amano giocare anche in maniera solitaria e altri che richiedono sempre la presenza dei genitori. In quest’ultimo caso, come insegnare ai bambini a giocare da soli? Niente paura, con un po’ di pazienza e le strategie giuste si può incoraggiare l’autonomia dei figli anche su questo fronte. È importante farlo perché il gioco solitario è una vera e propria palestra per la mente, le emozioni, lo sviluppo e la crescita.

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