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«Ci siamo licenziate per stare coi nostri bambini e fondare una startup che aiuti mamme e papà a non dover scegliere tra lavoro e figli»

di Hylia Rossi

da www.leggo.it
@Riproduzione Riservata del 08 marzo 2024

Si sente spesso dire che la mamma ha i superpoteri, un'espressione che cela un'intenzione positiva, ovvero il riconoscimento di un valore speciale nel vederla muoversi tra un impegno e l'altro con efficienza e velocità, tanto da farci pensare a delle capacità sovrannaturali.

Eppure, se ci fermiamo un attimo a riflettere sulla realtà, ci rendiamo conto che di sovrumano non c'è nulla se non la determinazione necessaria per portare avanti la propria vita professionale e la gestione della famiglia e dei figli, due attività a tempo pieno da organizzare durante le ore limitate della giornata, un puzzle da completare in cui i pezzi non si incastrano.

Tante mamme, alla fine, si trovano davanti a una scelta: il lavoro o i figli. La carriera o la famiglia. Sonia Zappitelli ed Elisabetta Pesenti sanno bene quanto costi quella scelta, quanti dubbi, rinunce e strette al cuore si devono tenere a bada, nascosti, solo perché la società e le aziende non riconoscono queste problematiche o non hanno interesse a risolverle.

Per questo, hanno deciso di prendere in mano la situazione, alzare la testa e dire basta: basta licenziarsi per poter stare coi figli, basta guardare alla maternità e alla paternità con miopia. La loro startup, La luna del grano, è nata con l'obiettivo di «portare un cambiamento culturale, chiedendo a tutti (colleghi, responsabili delle risorse umane, team leader) di contribuire a valorizzare la maternità, mettendo al centro anche l’importanza di una genitorialità condivisa, in tutte le sue forme», spiega Sonia.

L'equilibrio tra vita privata e professionale

Da una parte la carriera, dall'altra i figli. Una scelta che per alcuni è facile, che si propenda da una parte o dall'altra, e per molti neppure si presenta. Per tanti, però, è un bivio obbligato fatto di rimpianti e rinunce. Sonia è entrata in maternità, ha partorito. Poi è tornata in ufficio e le difficoltà l'hanno subito aggredita: «Non mi concedevano il part-time - dichiara a Repubblica - e non era previsto neppure lo smart working. Stavo fuori tutto il giorno, non vedevo più mia figlia».

Perché questa resistenza nell'assicurare il benessere del lavoratore e permettergli di raggiungere gli obiettivi richiesti nel modo che più gli si addice? Le aziende hanno difficoltà a conciliare il pensiero di un dipendente e il suo ruolo in ambito professionale con la vita che conduce al di fuori. A quel punto, per Sonia, «l'unica motivazione per continuare a lavorare era quella economica». E non è poco... e allo stesso tempo è pochissimo.

Allora, la risoluzione: il licenziamento. Da quando ha avviato la startup insieme a Elisabetta, ha avuto la possibilità di costruirsi quell'elasticità che aveva chiesto a gran voce e le era stata negata, e se anche ora lo stipendio è più basso «ho il tempo sacrosanto per accompagnare mia figlia a scuola, andare a riprenderla e passare con lei alcuni pomeriggi».

La storia di Elisabetta è simile, ma la rottura è arrivata con il secondo figlio. Lavorava a Bruxelles e anche lì «on c’era nessuna flessibilità nei tempi, di smart working neanche a parlarne». Tornata in Italia ha lavorato per un po' come coach freelance, finché non ha incontrato Sonia e i loro obiettivi si sono allineati, concretizzati e hanno preso un nome: La luna del grano.

La luna del grano: la startup innovativa

Sonia Zappitelli ed Elisabetta Pesenti si sono licenziate dai rispettivi posti di lavoro perché impossibilitate a portare avanti una vita familiare in un contesto così stretto e pressante. Eppure, il loro progetto è quello di fare in modo che altre mamme non si trovino in quella situazione e non si sentano obbligate a fare una scelta tra la carriera e i figli.

«La maternità in azienda spesso viene percepita come un problema per i cambiamenti organizzativi e i periodi di assenza che questa comporta - viene spiegato sul sito web de La luna del grano -. Ma spesso il “problema” va oltre arrivando a una totale inconciliabilità del lavoro tale da portare la lavoratrice ad abbandonare il proprio posto di lavoro». Per questo motivo, si propongono una serie di pacchetti e servizi che siano d'aiuto alla neo mamma che decida di rientrare in ufficio, in modo da farlo per step, in modo graduale e non traumatico.

Il problema, poi, non è soltanto l'ambiente esterno, l'eventuale suo rifiuto e le difficoltà che comporta, ma anche «un senso di inadeguatezza» da parte della mamma, che anziché riconoscere come legittimi i propri limiti e i cambiamenti portati dalla presenza di un figlio, sia a livello fisico e mentale che di routine e gestione della quotidianità, se ne fa una colpa.

Inoltre, afferma Elisabetta, è necessario valorizzare tutte quelle competenze che derivano proprio dalla maternità e che «restano anche quando i figli crescono, mentre i problemi sono solo temporanei: per esempio saper capire gli altri con poche parole, o essere più efficienti nell’uso del tempo».

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