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Bambini e ragazzi in rete

di Dr.ssa M.Costanza Calvio, Psicologa-Psicoterapeuta
EMDR Therapist
Psicologa dell'Emergenza
www.psicologiaperugia.it
@Riproduzione Riservata del 14 ottobre 2018
 

Volgendo lo sguardo verso il passato si può ricordare come i bambini passavano il loro tempo libero a giocare con la palla, con le bambole o alle giostre all’aria aperta; attualmente essi preferiscono stare davanti alla tv o al computer. La creazione e la diffusione dei pc non sono sorte di certo per creare danni alle persone, difatti essi sono degli utili strumenti di conoscenza, degli alleati per gli studi ed oggi, grazie alla nascita dei social networks, delle community, dei forum e delle chat sono un utilissimo mezzo per socializzare.
I ragazzi di oggi non fanno niente di diverso di quello che tutti noi adulti – chi più, chi meno – ha già fatto nella propria giovinezza: solo che lo fanno dieci volte di più e più intensamente. Se vent’anni fa eravamo “quattro amici al bar”, oggi siamo “quaranta amici su un qualsiasi social network” (la piazza o la corte moderne); se trent’anni fa seguivamo, una volta la settimana, la nostra serie di cartoni animati preferiti, oggi non si contano i canali e le repliche di un numero impressionante di cartoons. Tuttavia, questo non significa che ogni interesse “moderno” sia supportato da bassa qualità (non è storia del presente la difficoltà nello scegliere le “buone amicizie”), ma che è disponibile un più ampio ventaglio di potenziali scelte sbagliate, per cui è fondamentale che vengano adottate – soprattutto per i più piccoli – strategie e metodi di controllo efficaci. Tra questi potremmo annoverare l’utilizzo di programmi specifici.

Facebook, costituisce uno dei maggiori fenomeni degli ultimi anni e rappresenta un esempio emblematico delle potenzialità spesso sprecate dei nuovi media:
– anziché essere stimolati a comunicare più agevolmente in tempo reale, disimparano l’italiano con il “codice sms”;
– anziché utilizzare i social network per esprimere opinioni, pensieri e passioni, alcuni li banalizzano con la sintesi e la futilità (si pensi al “cosa sto facendo in questo momento” ed al “mi piace/non mi piace più”);
– la possibilità di incontrare e conoscere altre persone talvolta si riduce alla logica dell’accumulo (avere 400 “amici” virtuali e non sapere cosa farne).

Bisogna, quindi, che i ragazzi imparino a gestire questa “macchina” perché un uso improprio potrebbe creare danni fisici e psicologici.

E se neanche il genitore conoscesse bene lo strumento?
Il 47,6% dei genitori conosce Facebook, ma non è iscritto. Circa il 40% degli adulti lo conosce e ha una pagina Fb, ma il 12,9% di questi non lo utilizza pur essendovi iscritto. Nonostante la fama di questo Social l’1,8% dei genitori non sa che cosa sia.

IL RISCHIO PIÙ GRANDE: RIMANERE TAGLIATO FUORI DALLA VITA DEL FIGLIO.

CONSIGLI:
1) Fatevelo insegnare dai vostri figli;
2) Esploratelo da soli ed informatevi;
3) Frequentate un corso: E’ DIFFICILE INSEGNARE CIO’ CHE NON SI CONOSCE

 
VIDEOGIOCHI E REALTA' VIRTUALE
E’ già noto come i videogiochi violenti possano dar luogo a comportamenti violenti, asociali, disturbi del sonno e anche perdita di empatia, cioè una vera desensibilizzazione emotiva. Danni gravi che possono portare anche a condizioni di simil autismo, disturbi dell’apprendimento e iperattività. In alcuni casi, in soggetti predisposti, si sono verificati anche casi di epilessia e perdita di coscienza.
La recente ricerca illustra come l’85% delle applicazioni comprate negli ultimi anni da e per i bambini siano solo giochi di “comportamentismo”, cioè richiedono di ripetere un’azione in modo automatico e reiterato o di ricordare semplici fatti. Questi compiti semplici e ripetitivi portano ad uno sviluppo neuronale e cognitivo più basso rispetto allo standard medio. Philip Tam, psichiatra dell’università di Sydney, dichiara che le statistiche da loro elaborate vedono moltissimi i ragazzini tra gli 8 e i 14 anni che presenterebbero seri disturbi psicologici provocati proprio dall’utilizzo di questo genere di videogiochi. I segnali possono essere tanti: scarsi risultati scolastici, apatia, forti squilibri, un comportamento asociale, altalenante, ansia, insonnia, scarso autocontrollo con eccessi di rabbia violenta, disturbi ossessivo-compulsivi.
La prevenzione consiste non solo nell’imporre delle limitazioni all’uso di questi giochi, ma soprattutto, proponendo loro attività diverse in cui l’interazione e il confronto naturale tra coetanei possa invece stimolarli e agevolare la loro crescita in maniera sana.
 Se far loro usare i videogiochi è facile, comodo e difficilmente sostituibile, i ricercatori consigliano almeno di proporre giochi che non siano violenti, ripetitivi o scarsamente educativi, ammesso che si possa agevolmente trovare qualcosa che corrisponda a questi requisiti…
Cosa sono le classificazioni?
Le classificazioni in base all’età sono sistemi utilizzati per garantire che forme di intrattenimento quali film, video, DVD e giochi per computer siano chiaramente etichettate per gruppi di età a seconda del loro contenuto. 
Forniscono indicazioni ai consumatori (in particolare ai genitori), e li aiutano a decidere se acquistare o meno un particolare prodotto.

LA REALTA’ VIRTUALE SPESSO CONSENTE CIO’ CHE NELLA VITA REALE NON SI PUO’ REALIZZARE, O ALMENO NON IN COSI’ POCO TEMPO.

Le chat e i social network abbattono le frontiere e consentono di parlare con gruppi numerosi in stanze che la realtà difficilmente rende disponibili, consentendo spesso discorsi paralleli, solo virtualmente possibili. Nelle stanze virtuali si può sperimentare la propria identità in tutte le sue sfumature, cambiando l’età, la professione e perfino il sesso di appartenenza, ascoltando le reazioni degli altri e maturando delle convinzioni, attraverso il confronto con altre personalità più o meno reali. La recita nel teatro on-line diventa perfino dichiarata e condivisa nelle Mud (Multi User Dimensions), in cui il gioco di ruolo viene esaltato ai limiti della fantasticheria e in cui, all’ombra del personaggio che si interpreta, si possono tirare fuori, rimanendo al sicuro, perfino gli istinti più crudeli.

Programmi e giochi, gratuiti e non, come Second Life, permettono agli utenti, rappresentati da avatar (cioè da un personaggio creato dall’utente che lo rappresenta), di interagire gli uni con gli altri.

COSA DICE CHI CI GIOCA:
“Qui non si muore mai”.
“E’ magnifico, qua dentro: i sogni possono essere veri quanto lo desideri”.
“Può succedere anche a te senza mai invecchiare, senza mai stancarti, non c’è mai un ultimo avviso, e nulla accade qui dentro se non lo vuoi tu: e tu puoi fare in modo che accada. Tu puoi.!”

I rischi sono quelli legati ad ogni situazione che consenta di far emergere e di soddisfare i bisogni più profondi e inconsapevoli: si sperimentano parti di sé che potrebbero sfuggire al controllo, soprattutto quando si dispone di uno strumento di comunicazione che consente di rimanere uomini e donne senza volto, una condizione che potenzialmente può favorire la comparsa di comportamenti guidati da una minima morale. Per i più giovani in età di sviluppo e per alcuni soggetti predisposti, il rischio è che l’abuso della rete per comunicare crei confusione nella distinzione tra reale e virtuale (soprattutto nel senso di Sé), che non sia più facile comprendere cosa fa parte di Sé realmente e cosa è possibile sperimentare solo virtualmente, poiché ciò che è concesso in Rete non ha le stesse conseguenze che si produrrebbero nella realtà. In considerazione di ciò, soprattutto i bambini e i giovani dovrebbero limitare il tempo trascorso su Internet ed integrare delle esperienze di comunicazione reale, al fine di evitare di sviluppare delle abilità emotive e sociali prevalentemente attraverso questo strumento tecnologico che, in questo caso, risulterebbero estremamente limitate o deformate rispetto a quelle poi richieste per adattarsi nella vita reale.

IL RISCHIO PIÙ GRANDE: LA PERDITA DEL CONTATTO CON LA REALTA', poichè difficilmente una persona si rappresenterà come realmente è, e vivrà una vita simile a quella reale. Più facilmente si rappresenterà come non è (un suo ideale) e vivrà cose impossibili nella vita quotidiana.

CONSIGLI PER I GENITORI
LA PREVENZIONE E’ SEMPRE LA COSA MIGLIORE

Innanzitutto, è bene precisare che NON SI TRATTA DI CENSURARE, MA DI PROTEGGERE. RICORDANDO SEMPRE CHE OGNI GENITORE E’ TUTORE DEL PROPRIO FIGLIO E HA DELLE RESPONSABILITA’ NEI SUOI CONFRONTI.

L’osservanza dei seguenti consigli dovrebbe essere sufficiente sia a prevenire la dipendenza, sia in caso di sostanziali segnali di allarme:

-Lasciategli la possibilità di accedere ad Internet. L’embargo totale non è consigliabile. Prima o poi nella sua vita tornerà su Internet. Non sono necessarie neanche regole più severe. Questo verrebbe vissuto come punitivo e persecutorio. Potreste semmai concedetegli qualcosa in più, poco, in termini di tempi o di cose che può fare. Siate però ancor più rigorosi nel fare osservare le regole stabilite.

• Usare sistemi di blocco sulla navigazione

• Rimanere vigili interessandovi all’uso che ne fa vostro figlio. Discutetene con lui piacevolmente e mostrandovi coinvolti e interessati.

• Preferite un computer fisso al portatile e sistematelo in uno spazio comune e POSSIBILMENTE NON nella cameretta (non potreste controllare e nuocereste gravemente alla sua salute e al benessere del suo riposo).

• Decidete un tempo massimo di utilizzo (1 ora e mezza al giorno), dopo i compiti e gli impegni. Se il ragazzo sta a casa e non ha molto da fare chiaramente si annoierà, ma non cedete alla tentazione di concedere la navigazione illimitata, piuttosto spingetelo ad altre attività, meglio ancora, qualche sport.

• INSEGNATEGLI CHE UN POST È PER SEMPRE!

Ricordate ai vostri ragazzi che Facebook è una piattaforma pubblica e che tutto ciò che inseriscono (foto, commenti, adesioni a gruppi ecc.) resta per sempre in memoria, anche quando si decide di cancellarsi dal sito (cosa non del tutto possibile fra l’altro). Molte aziende prima di assumere i dipendenti conducono le loro ricerche su Facebook e ciò che trovano può valere più di un bel curriculum.

• Se non segue le regole concordate, dite semplicemente che il suo comportamento non va bene, e che gli chiedete di cambiarlo. Perché? Perché noi siamo i genitori e vogliamo che ti comporti come diciamo noi. Potete parlargli del disturbo da dipendenza da Internet semplicemente come preoccupazione remota per il futuro. In questo caso spiegategli cos’è visitando e leggendo con lui siti dove se ne parla. Spiegategli che volete che lui usi Internet in un certo modo, per lo stesso motivo per cui volete che non mangi troppe porcherie o che faccia sport. Non perché lo ritenete malato, ma perché volete che continui a crescere sano, esattamente come quando gli dite: “Mangi troppo”, “Corri troppo”, “Urli troppo”. L’avverbio “troppo”, in questi casi, si riferisce a certi limiti che possono essere comunemente condivisi e/o regolati da definizioni di buon senso: il troppo mangiare potrebbe portare a obesità; il troppo correre potrebbe causare affaticamenti e/o rischi di caduta; il troppo urlare potrebbe disturbare.

• Spiegategli in maniera precisa quali sono i comportamenti che disapprovate e che deve modificare.Evitate richieste generiche del tipo “vogliamo che ti controlli di più”, o “vogliamo che tu sia più ubbidiente”. Preferite richieste del tipo “vogliamo che tu ti scelga un altro interesse da coltivare a computer spento” o “vogliamo che tu non faccia scenate quando ti diciamo che è ora di disconnettersi”.

• Fategli osservare le regole. Se tende a trasgredirle rimproveratelo, ma mostrate anche di capirlo e di trovare normale che Internet gli piaccia tanto.

• Creategli alternative ad Internet, ed incoraggiatelo ad usarle: attività sociali, occasioni di stare insieme con altri ragazzi, occasione di stare con voi.

• Dategli delle cose da fare con Internet. Assegnategli compiti specifici che servano a fargli capire che non ce l’avete con Internet, e che lo orientino verso un uso controllato e finalizzato dello strumento.

IN BREVE: Molte delle cose che un figlio fa, sono legate ai gradi di libertà che i genitori gli hanno dato negli anni. Come spesso succede, molti figli se ne approfittano. Se vostro figlio fosse un vostro dipendente al lavoro, come vi comportereste con un dipendente simile? Vi arrabbierebbe e basta, oppure passereste a “tagli” concreti? Non sarà semplice, ma chiudendogli i rubinetti, insegnerete a vostro figlio che là fuori, nel mondo, non funziona così e gli farete un favore enorme. Certo, il prezzo da sopportare sarà fatto di litigi, scontrosità e urla e se dovesse essere troppo pesante da sopportare, si può sempre pensare di chiedere un sostegno psicologico professionale.

LE REGOLE PER I FIGLI

Regola 1. Internet non è un giocattolo
I ragazzi sanno che la loro vita sociale si svolge sotto il controllo parentale. I genitori sono presenti attraverso le famose domande: “Cosa hai fatto oggi a scuola? Ti sei divertito con i tuoi amici oggi pomeriggio? Ti sei comportato bene? Mi raccomando!” Ora si dà il caso che un computer con un accesso ad Internet rientri nella sfera delle relazioni sociali. La prima regola che il giovane navigatore deve riconoscere, è quindi che la navigazione e le relazioni su Internet devono svolgersi sotto controllo e secondo regole precise.

Regola 2. I genitori possono controllare
I genitori possono controllare in maniera analoga a quanto avviene nella vita reale, dove in qualsiasi momento i genitori possono controllare, per esempio, se i figli sono davvero dal compagno o dalla compagna di scuola a fare i compiti o se sono andati da qualche altra parte. Può anche essere richiesta la collaborazione attiva dei figli. Niente password sconosciute ai genitori, proibito cancellare la cronologia di navigazione, obbligo di riferire e mostrare, quando richiesto, che uso si fa del computer, quali siti si visitano, quali esperienze si hanno.

Regola 3. Il computer dev’essere accessibile
Compatibilmente con le possibilità logistiche, il computer andrebbe posizionato in un ambiente condiviso da tutta la famiglia, ad esempio soggiorno o sala da pranzo. In questo modo il giovane navigatore saprà di essere sotto controllo e sarà meno soggetto a cedere a tentazioni. Contemporaneamente vanno tutelati almeno gli aspetti fondamentali della privacy. Chi è al computer ha il diritto di fare le sue cose senza che il fratellino, la sorellina o la vicina che viene a trovarvi, possano ficcarci il naso con troppa facilità. Quindi in vista, ma non troppo. I fratelli devono sapere che non è educato sbirciare. Dev’essere un ambiente sufficientemente tranquillo perché il computer possa essere usato anche per attività di studio o anche non di studio, che richiedano tranquillità e concentrazione. In realtà queste condizioni sono difficilmente conciliabili tra loro. Inoltre con il diminuire dei costi dei computer, aumentano le famiglie che hanno più computer (uno per ogni figlio, più uno per i genitori), o che acquistano computer portatili. Decidete voi quindi la disposizione logistica più ragionevole nel vostro caso. Quello che è importante, è che il giovane navigatore sappia che il genitore ha diritto di verificare in qualsiasi momento l’uso che viene fatto del computer, proprio come può controllare cosa il figlio legge, con chi parla al telefono o con chi esce. Quindi se il computer è nella sua stanzetta, mamma e papà possono in qualsiasi momento entrare per guardare in quali acque il cibernauta sta navigando. Poiché la possibilità di controllo cessa quando i genitori sono fuori casa, sarebbe anche consigliabile che l’accesso ad Internet fosse interdetto quando questi sono entrambi assenti.

Regola 4. I genitori decidono cosa si può fare e cosa no
Se il genitore può controllare, può e deve anche decidere in merito a cosa si può fare e cosa no. Decidete voi se non permettere, permettere o permette solo a determinate condizioni a vostro figlio l’accesso alle chat o la condivisione di file. Decidete anche a quali argomenti può accedere liberamente e a quali no, proprio come decidereste quali vicini di casa può andare a visitare quando vuole e quali no, o quali attività può frequentare fuori casa ed a quali altre deve invece rinunciare. Si lo so che andrà a guardare lo stesso come abbiamo fatto in molti, ma non può farlo con la benedizione genitoriale.

Regola 5. Non si danno informazioni personali
Ci sono molte crepe dalle quali possono facilmente fuoriuscire informazioni personali: le chat (incluse le varie messaggerie e le altre forme di contatti diretti), oppure le pagine del web con moduli che servono ad iscriversi a qualcosa o a fare sondaggi… Un compromesso ragionevole consiste nell’insegnare ai vostri figli quali informazioni possono essere date, quali no e quali possono essere date con cautela. Non si forniscono informazioni personali senza l’autorizzazione dei genitori, i quali prima di darla, dovranno indagare a fondo. Se vostro figlio vi chiede di poter dare informazioni personali ad un coetaneo che ha incontrato in chat, o se vi chiede di poterlo incontrare o di stabilire contatti telefonici, ditegli che prima volete parlare anche voi con questa persona. Un messaggio del tipo “Ciao sono il papà (o la mamma) di Giovanna2005 (mettiamo che questo sia il nick, cioè il soprannome di vostra figlia in quella chat), Giovanna mi ha parlato di te volevo salutarti e conoscerti”, dovrebbe essere sufficiente a scoraggiare la maggior parte dei male intenzionati. Insegnate a vostro figlio che nelle conversazioni non occorre arrampicarsi sugli specchi per riuscire a non dare informazioni. E’ sufficiente dire (scrivere): “Questa è un’informazione che non posso dare”.

Regola 6. Non si fanno acquisti su internet

Regola 7. La posta elettronica 
Almeno fino ai 12 o 13 anni è meglio che non abbiano un indirizzo proprio di posta. Se lo hanno, è meglio che i genitori controllino regolarmente tutta la posta prima di mostrargliela. Forse alcuni messaggi spam a contenuto non pericoloso possono essere lasciati, proprio per mostrargli di cosa non ci si deve fidare. Con i più grandi, ai quali diventa impossibile negare il proprio indirizzo personale ed una certa dose di riservatezza, il genitore deve comunque mantenere diritto di accesso e di controllo, quindi deve conoscere la password.

Regola 8. Riferire ai genitori ogni cosa sospetta
Ogni cosa sospetta o fortemente trasgressiva va riferita obbligatoriamente e d’ufficio ai genitori, i quali a loro volta decideranno se segnalare o denunciare alle autorità. Persone che fanno domande troppo insistenti su argomenti privati, quali il lavoro dei genitori, orari, abitudini e altre cose che rientrano nelle informazioni che non devono essere fornite. Persone che fanno domande o entrano in argomenti intimi o riguardanti il sesso. Siti che hanno come argomento attività sessuali, specie se molto anomale. A seconda dell’età e delle vostre scelte in materia di educazione sessuale, potete essere più o meno espliciti nello spiegare quali siano le attività sessuali anomale. Meglio evitare però di restare troppo sul vago. La maggior parte dei ragazzi e delle ragazze la sa già lunga su queste cose. Se non volete essere troppo espliciti, potete dirgli qualcosa come “Scene di sesso che non sono quelle normali che si vedono nei film, nella pubblicità…”. Capiranno. Vanno anche riportati siti con informazioni illegali o istigazioni a illegalità, reati, o danni contro altre persone o contro se stessi: confezionare bombe, coltivare marijuana, acquistare o consumare droghe, commettere suicidi, scassinare casseforti, odio razziale…

Regola 9. Il tempo su Internet 
Circa un ora e mezza (massimo) al giorno se usa il computer in maniera utile e finalizzata. Un ora se non fa nulla di utile. Le ore giornaliere comprendono tutte le attività “al computer”, incluse quelle che non riguardano Internet (videogiochi, ad esempio). Non devono includere, ovviamente, le attività di studio richieste dalla scuola, o compiti specifici eseguiti su richiesta dei genitori, come ad esempio stampare foto o cercare la farmacia di turno più vicina. In qualche caso e per periodi limitati anche un po’ più tempo se un ragazzo ha dei progetti specifici che ritenete validi, ad esempio crearsi la sua pagina web o il suo blog, o creare una presentazione con le foto che avete scattato durante l’estate, a quel progetto può essere assegnato un budget suppletivo di ore. Tra le altre cose, questo lo incentiverà a cercarsi attività utili e finalizzate, piuttosto che bighellonare qua e là per la rete, chattare o fare altre cose senza un obbiettivo preciso. Almeno un giorno alla settimana, almeno uno, imponetegli astinenza completa.

Regola 10. Le sanzioni
Potete stabilire a priori quali devono essere le sanzioni per la prima infrazione e per le recidive. Penso che la sanzione per eccellenza debba essere la proibizione di usare il computer. Diciamo da mezza giornata fino ad un massimo di una settimana. Ovviamente sta a voi decidere.

La navigazione sicura dei bambini
Esistono alcuni accorgimenti che limitano il rischio di esposizione a contenuti inadatti per i minori durante la navigazione su Internet, ma

È BENE RICORDARE CHE:

• Non danno mai affidabilità al 100%. Qualche errore del programma è sempre possibile, si può inoltre trovare facilmente il modo di aggirarlo, sia da parte dell’utente, sia da chi vuole fare circolare informazioni, come pubblicità via e-mail.
• Internet non è la sola fonte di materiale inadatto, e non è neanche il solo canale, attraverso il quale circolano contenuti pericolosi. Questi possono arrivare al minore su CD scambiati tra amici e compagni di scuola, attraverso cellulari, TV satellitari e persino con la cara vecchia pornografia stampata (esiste ancora).
• I filtri impediscono l’acceso ai contenuti apertamente pericolosi, ma il più delle volte non bloccano pagine dove vengono trattati argomenti che possono indurre curiosità o turbamento nei minori, specialmente se bambini.
• Dal punto di vista della sicurezza dei minori, Internet è uno scolapasta: è impossibile bloccare tutti i contenuti a rischio. Quindi, l’utilizzo di filtri ed altri accorgimenti software quindi, sebbene altamente consigliabile, non deve indurre ad abbassare la guardia. Restano valide tutte le altre strategie difensive. In particolar modo le regole da dare ai minori e l’intervento educativo da parte dei genitori.

I FILTRI 
I filtri sono dei programmi che impediscono ai contenuti non adatti ai minori di arrivare fino al vostro computer.
I filtri possono avere diversi livelli di personalizzabilità. Con alcuni si può decidere se impedire l’accesso solo alle pagine inaffidabili del web o se bloccare anche ad altri canali, ad esempio le chat, i programmi di condivisione file (p2p), i newsgroup.

Parental-Control-Internet
I genitori possono avere accesso pieno a tutti i contenuti.
In alcuni casi è anche possibile regolare i tempi di accesso ad Internet con una specie di timer: dalle 17 alle 18.30. Prima e dopo il collegamento è bloccato.
Esistono filtri generali, che controllano tutto, e filtri specifici, ad esempio solo per la posta elettronica o solo per la navigazione.
Per i ragazzi con meno di 10 anni questi programmi funzionano senza controindicazioni. Creano una Rete a dimensione di bambino, escludendo i contenuti a rischio e in qualche caso selezionano addirittura quelli più adatti.
Sopra i 10 anni i ragazzi manifestano insofferenza per i filtri che limitano le possibilità di navigazione e rendono difficoltoso l’accesso anche a siti che, in effetti, non presentano alcun pericolo.

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