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Autostima: 10 cose da non dire ai bambini

di Manuela Magri
da www.bambinopoli.it
@Riproduzione Riservata del 20 agosto 2022

Può capitare di essere stressati e non darci peso, ma certe frasi, pronunciate spesso senza volontà di ferire, ma semplicemente con superficialità in momenti di rabbia o fretta, andrebbero evitate del tutto con i bambini. Il rischio è quello di minare il processo di acquisizione dell'autostima personale, fondamentale per affrontare al meglio le sfide della vita presenti e future.-

La fiducia in se stessi, la consapevolezza di essere in grado di portare a termine qualcosa, di poter contare sulle proprie forze, di riuscire in un'impresa che si è cominciata, sono piccole conquiste quotidiane che un bambino inizia a compiere sin dai primissimi giorni di vita. Ed è, proprio nei primi giorni, mesi e anni di vita, che l'autostima personale ha bisogno di affermarsi e consolidarsi per dar vita all'adulto di domani sicuro di sé, pronto ad affrontare sfide e battaglie, sapendo di potercela fare ma con tutti gli strumenti atti a rialzarsi in caso di caduta.
I genitori sono i migliori alleati nel percorrere questa strada faticosa. Le loro parole, e i loro comportamenti nei confronti del figlio, lo aiutano ad acquisire fiducia in se stesso e, al contempo, nel mondo che lo circonda.

Capita, però, spesso per distrazione, superficialità, rabbia, stanchezza... che certe frasi, certe parole, certe espressioni, apparentemente innocue, pronunciate, magari, con tutte le buone intenzioni del mondo, mettano in serio pericolo la capacità del bimbo di affidarsi alle proprie forze e di credere in se stesso. E, proprio per questo, andrebbero evitate. In tutti i modi possibile. Quindi, attenzione, fate sempre un bel respiro e contate fino a 10, perché sareste le prime a pentirvi di una frase sbagliata buttata lì senza intenzione.

FRASI DA NON DIRE MAI A UN BAMBINO

  1. Ti aiuto, tu non sei capace. 
    Maria Montessori diceva che non bisognerebbe mai, in nessun modo, inibire un bambino che sta cercando di fare. Senza essere montessoriane radicali, è evidente che dire a un bambino che non è capace di fare qualcosa è un modo sbagliato di apostrofarlo come inetto. Il consiglio è quello di lasciarlo fare, intervenendo solo qualora sia il bambino stesso a chiedere il nostro aiuto o a innervosirsi.
  2. Tuo fratello, tua sorella, gli bambini.... si comportano bene, perché tu no?
    Ogni bambino ha una sua personalità, un suo percorso, una sua storia. A nessuno piace essere paragonato ad altri, soprattutto quando il paragone implica una critica. Mai, quindi, cedere a questo istinto. Il bambino va valutato nella sua singolarità, come essere autonomo e distinto.
  3. Sei un bambino cattivo
    A parte che gli aggettivi 'cattivo', 'brutto', 'capriccioso'... andrebbero comunque limitati (cosa significa dire 'cattivo' a un bambino?), è assodato che un bimbo che per tutta la sua vita viene definito 'cattivo' finirà per crederci, assecondando l'idea che gli altri gli hanno imposto di lui. Piuttosto, di fronte a un bambino che fa i capricci, è il caso di fermarsi e non appena si calma, guardandolo negli occhi e con aria calma, chiedergli le ragioni del suo comportamento e spiegare il perché dei vostri no o della vostra rabbia.
  4. Tu sei un maschietto e dovresti fare così. Tu sei una femminuccia e dovresti comportarti così.
    Senza arrivare agli eccessi di Angelina Jolie e Brad Pitt che lasciano alla loro figlio di 8 anni la possibilità di scegliere se vestirsi e comportarsi come un maschio o come una bambina, gli stereotipi comportamentali andrebbero comunque banditi. Non esistono comportamenti maschili e femminili per eccellenza. Esistono predisposizioni naturali che andrebbero incoraggiate incanalando le passioni e gli interessi del bimbo su una strada che possa farlo stare bene.
  5. Smettila, ormai sei grande!
    É una frase che mamma e papà ripetono spesso ai bambini quando hanno l'impressione che questi si comportino nel modo sbagliato, non attinente con le loro aspettative. In realtà ogni bambino è grande o piccolo a seconda delle situazioni in cui si trova e dello stato d'animo che lo attraversa. Caricare un bimbo della responsabilità dell''essere troppo grande' è un modo come un altro per farlo sentire insicuro, in balia del giudizio altrui. Soprattutto se questo succede quando è appena arrivato un fratellino. 
  6.  Sei uno stupido!
    Non c'è frase più umiliante e offensiva per un bambino. Andrebbe evitata sempre e comunque.
  7. Sono molto delusa. Mi aspettavo di più
    Tutti i genitori nutrono aspettative nei confronti dei propri figli. É umano e impensabile che così non fosse. Le aspettative, però, non devono trasformarsi in pretese. Ogni bambino dà quello che riesce a dare e tutti i bambini vorrebbero fare contenti i propri genitori. Laddove ci dovessero essere delle difficoltà, per esempio a scuola, sta a mamma e papà, con l'aiuto degli insegnanti, capire dove si nasconda il problema e intervenire guidando il piccolo verso la risoluzione consapevole dello stesso. Porre la delusione come argomento di monito non fa che demoralizzare il bimbo facendo crollare la sua autostima
  8. .... Con tutti i sacrifici che abbiamo fatto per te!
    Altra frase terribile da dire a un bambino. Che gli inculca il senso di colpa senza aiutarlo mimamente a dare di più.
  9. Sei sempre l'ultimo. Sbrigati!
    Anche in questo caso, non è sempre facile tacere. I bambini sono dei perditempo per eccellenza. É evidente, però, che per loro il concetto di tempo è relativo. Fino all'età scolare non sanno davvero cosa significhi presto o tardi e non hanno o non dovrebbero avere la giornata scandita come la nostra. La fretta che mettiamo loro addosso è solo il frutto di una società che va veloce e che non dà il tempo a nessuno di perdere tempo. É inutile, quindi, attribuire loro responsabilità che non hanno scaricando la nostra frustrazione sul loro desiderio di godere a pieno di ogni istante.
  10. Smettila subito!
    I comandi perentori non servono ad aiutare il bambino a crescere. Ma solo a ottenere nell'immediato quello di cui noi abbiamo bisogno. Di fronte a ogni reazione oppositiva del bambino, si dovrebbe per quanto possibile cercare di capirne le ragione e, quindi, intervenire di conseguenza.
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