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Il videogame che scaccia l’ansia e il dolore dei bambini malati

di Barbara Millucci

All’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma si sperimenta il videogioco della start up «Tommi». La tecnologia aiuta i piccoli del reparto di oncologia a trasformare la cura in gioco.-

Ogni anno vengono diagnosticati circa 300 mila casi di cancro infantile (leucemie, linfomi e tumori del sistema nervoso centrale). Otto piccoli pazienti su dieci riescono a salvarsi grazie a cure ad hoc. Di certo una buona notizia che non deve però far mai abbassare le difese, visti i tanti rischi di recidive.
Valentino Megale, phd in neurofarmacologia, ha ideato «un videogioco in grado di ridurre ansia e dolore nei bambini malati di cancro, grazie alla realtà virtuale» racconta. La sua start up si chiama «Tommi» e ha vinto il premio Healthcare Challenge di Pfizer durante Frontiers Health a Berlino, una due giorni dove le migliori start up d’Europa del settore farmaceutico e biotech si sono date appuntamento per tentare di porre rimedio alle gravi malattie che affliggono il mondo. «Abbiamo iniziato i primi test presso l’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma nel reparto di neuroncologia con cui abbiamo avviato un progetto di ricerca per la validazione scientifica del sistema, lavorando a stretto contatto con medici, psicologi e fisioterapeuti», aggiunge lo specialista.

Ogni anno vengono diagnosticati circa 300 mila casi di cancro infantile (leucemie, linfomi e tumori del sistema nervoso centrale). Otto piccoli pazienti su dieci riescono a salvarsi grazie a cure ad hoc. Di certo una buona notizia che non deve però far mai abbassare le difese, visti i tanti rischi di recidive.
Valentino Megale, phd in neurofarmacologia, ha ideato «un videogioco in grado di ridurre ansia e dolore nei bambini malati di cancro, grazie alla realtà virtuale» racconta. La sua start up si chiama «Tommi» e ha vinto il premio Healthcare Challenge di Pfizer durante Frontiers Health a Berlino, una due giorni dove le migliori start up d’Europa del settore farmaceutico e biotech si sono date appuntamento per tentare di porre rimedio alle gravi malattie che affliggono il mondo. «Abbiamo iniziato i primi test presso l’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma nel reparto di neuroncologia con cui abbiamo avviato un progetto di ricerca per la validazione scientifica del sistema, lavorando a stretto contatto con medici, psicologi e fisioterapeuti», aggiunge lo specialista.

La tecnologia immersiva è stata messa a punto con la collaborazione di uno sviluppatore software e due ingegneri elettronici e aiuta i piccoli del reparto di oncologia a trasformare la terapia in gioco, coinvolgendo nel videogame i genitori e fornendo ai medici preziosi dati sulle loro capacità motorie e stato di benessere, che permettono monitoraggi accurati. «Il gioco punta a supportare i giovani pazienti sia durante l’ospedalizzazione sia durante il follow up, grazie a video che scorrono dinanzi ai loro occhi raffiguranti spiagge, mare, animali, il cielo. Immagini rilassanti che fanno entrare il piccolo in un altro mondo immaginario, dove si sente meno dolore fisico e dove cambia la percezione del tempo, che scorre più veloce».

Un effetto analgesico che, secondo i ricercatori, scaturisce dall’interazione neurobiologica delle aree del cervello che regolano l’esperienza visiva, auditiva e tattile. La realtà virtuale, realtà aumentata e mixed reality, secondo quanto si è scoperto, è infatti in grado di alleviare mali e sofferenze e supportare i pazienti durante le cure. Ha effetti positivi sulla mente dei giocatori, essendo decisamente più coinvolgente di altre soluzioni o terapie tradizionali. Proprio il coinvolgimento e la profondità dell’esperienza sono fondamentali per distogliere le creature dalle emozioni negative che vivono in ospedale e per rilassarli in un ambiente, quello digitale, di certo più sicuro e controllato. «Come pediatri, sappiamo che quando un bambino oncologico gioca scaturiscono in lui benefici che vanno a coinvolgere tutto il corpo e la mente» dichiara Alberto Tozzi, responsabile di Innovazione e Percorsi Clinici del Bambino Gesù. «Ad esempio sviluppano un maggior controllo del dolore. L’app è stata utilissima nell’alleviare la sofferenza nei bimbi cronici, che devono spesso seguire terapie dolorose, punture e stare isolati per un po’. Siamo sempre in cerca di partnership tecnologiche per sviluppare connessioni e progetti insieme. Spesso le idee partono anche da nostre esigenze e ben venga chi può aiutarci a svilupparle», aggiunge il medico.
La start up nell’ultimo mese si è aggiudicata il primo premio di 15 mila euro come miglior start up 2017 alla pitch competition del Premio NIDI a Imola e ora parte per un nuovo progetto ad Houston, in Usa. «È stato decisivo il periodo di 3 mesi di accelerazione al Merck Innovation Center di Darmstadt, in Germania, dove abbiamo messo a punto l’applicazione, mentre il premio della Healthcare Challenge di Pfizer a Berlino ci ha aperto la possibilità di una collaborazione a lungo termine con l’azienda farmaceutica», conclude Megale. «Per la prima volta – conclude Tozzi – abbiamo uno strumento a disposizione per combattere la malattia che non è una medicina».
da www.corriere.it/buonenotizie
@Riproduzione Riservata del 14 febbraio 2018

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