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Vaccinazioni in gravidanza, quali vanno effettuate e quali no

di Roberta Raviolo  Roberta Raviolo
da www.bimbisaniebelli.it
@Riproduzionen Riservata del 16 dicembre 2020
Quando si aspetta un bambino, è importante proteggerlo dalle conseguenze di eventuali malattie. È possibile farlo con alcune vaccinazioni in gravidanza.-
Vaccinazioni in gravidanza, quali vanno effettuate e quali no
Durante i nove mesi dell’attesa, una donna fa di tutto per proteggere la crescita del suo bambino e difenderlo da condizioni che potrebbero nuocere alla sua salute. Si sottopone a controlli ogni mese dal ginecologo, cura la propria alimentazione, esegue regolarmente le analisi del sangue.

L’importanza dell’immunità

Un modo per difendere la salute del feto è sottoporsi ad alcune vaccinazioni in gravidanza, considerate sicure anche nei nove mesi. Queste proteggono la donna e, indirettamente, il bambino dalle conseguenze di malattie che possono portare a malformazioni anche serie. È importante essere consapevoli che, teoricamente, una donna dovrebbe affrontare l’avventura della gravidanza già immunizzata da malattie come morbillo, varicella e soprattutto rosolia, che possono superare la barriera della placenta. Una volta raggiunto il feto, possono infettarlo e causare disturbi a cuore, udito, vista. Il rischio è tanto più elevato quanto più precocemente l’infezione viene contratta, ossia nel primo trimestre e in parte nel secondo. Per questo, se una donna non si è immunizzata in modo “naturale” contro queste malattie e non si è mai vaccinata prima, è necessario che lo faccia il prima possibile.  Per ribadirne l’importanza è stato anche pubblicato un documento che riunisce le principali associazioni di ginecologi e neonatologi in cui si chiarisce il ruolo delle vaccinazioni in gravidanza e allattamento.

Cosa fare se non si è immuni

Alcune vaccinazioni in gravidanza infatti non possono essere effettuate, perché potrebbero causare disturbi al feto come la malattia stessa. Il discorso vale soprattutto per la rosolia, l’infezione più seria se contratta durante i nove mesi. Per questa ragione, la donna adulta in età fertile che non esclude una gravidanza dovrebbe effettuare un prelievo del sangue con il dosaggio degli anticorpi per queste malattie. Se sono presenti, può star tranquilla. Se non è immune, si valuta l’opportunità di effettuare i vaccini, ma in questo caso prima di iniziare la gravidanza è necessario lasciar trascorrere almeno un paio di mesi. Se, invece, la donna è già incinta e non è immune, non può essere sottoposta a vaccino, quindi è essenziale che durante l’attesa eviti le possibile vie di contagio con persone che potrebbero essere portatrici. Il vaccino contro la rosolia può essere effettuato in ospedale dopo il parto, prima della dimissione e l’immunità dura per sempre, proteggendo anche eventuali gravidanza successive. Per gli altri vaccini contro morbillo, varicella e altre malattie, è bene parlarne con il ginecologo.

Il vaccino antinfluenzale

Non esiste invece immunità permanente contro l’influenza, il cui virus si modifica leggermente a ogni ondata epidemica richiedendo di conseguenza ogni anno una nuova vaccinazione. L’influenza può essere pericolosa per la donna in attesa, per questa ragione è tra i vaccini che vanno effettuati in gravidanza. I virus influenzali possono infatti causare alla donna complicanze di tipo respiratorio, che richiedono talvolta il ricovero in ospedale con tutti i disagi correlati. Inoltre può passare al feto e causare disturbi al cuore, al sistema nervoso e aumenta il rischio una malformazione chiamata labioschisi o labbro leporino. Senza contare che, se la donna si ammala di influenza a ridosso del parto, può passare l’infezione al neonato. Insomma, il vaccino antinfluenzale in gravidanza è consigliato e andrebbe effettuato da fine ottobre, prima dell’inizio della stagione più a rischio.

Il vaccino contro la pertosse

Tra le vaccinazioni in gravidanza va infine annoverata quella contro la pertosse. Questa malattia infettiva, causata dal batterio Bordetella pertussis, è molto contagiosa e attacca le vie respiratorie, causando una tosse molto fastidiosa e persistente, che però in un adulto di norma viene superata bene. Può però essere pericolosa per i neonati, provocando disturbi respiratori molto seri, che in alcuni casi portano al decesso. I piccolissimi non possono essere vaccinati fino al compimento del terzo mese, quindi esiste il rischio che vengano infettati proprio nel periodo in cui sono più esposti a complicanze. Vaccinare la mamma non espone ad alcun pericolo, anzi permette che nel feto si sviluppino anticorpi contro la pertosse. Questi proteggeranno il bimbo fino al raggiungimento dell’età in cui potrà egli stesso essere sottoposto al vaccino contro questa malattia.

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