Un ragazzo su cinque vittima di bullismo
da www.famigliacristiana.it
@Riproduzione Riservata del 27 giugno 2025
Il 34% degli adolescenti italiani dichiara di aver vissuto episodi di cyberbullismo. Sono soprattutto i maschi a essere colpiti con ripetitività, mentre le ragazze soffrono maggiormente l’esclusione. I più vulnerabili restano i giovanissimi tra 11 e 13 anni e i ragazzi stranieri.-

Un ragazzo su cinque subisce atti di bullismo con regolarità, quasi uno su tre è stato insultato o escluso almeno una volta nel corso dell'anno. A rivelarlo è l'ultima indagine condotta dall'Istat sui comportamenti offensivi, aggressivi e violenti tra gli adolescenti italiani, un dossier che offre una fotografia allarmante delle relazioni tra pari tra gli 11 e i 19 anni, tra bullismo "tradizionale" e la sua versione più insidiosa: il cyberbullismo.
Il bullismo oggi: frequenza e forme
Nel 2023, il 68,5% dei ragazzi tra gli 11 e i 19 anni ha dichiarato di essere stato vittima di almeno un comportamento offensivo, non rispettoso o violento, sia online che offline, nei dodici mesi precedenti. Ma è il dato sulla continuità di questi episodi a destare maggiore preoccupazione: il 21% degli adolescenti ha subito bullismo in modo sistematico, più volte al mese; l'8% addirittura più volte a settimana.
Si confermano i classici elementi di vulnerabilità: i più giovani sono i più esposti. La fascia 11-13 anni registra il tasso più alto di bullismo abituale (23,7%) rispetto ai ragazzi di 14-19 anni (19,8%). I maschi risultano leggermente più colpiti delle femmine (21,5% contro 20,5%).
Nord più esposto, Mezzogiorno meno colpito
Anche la geografia conta. I ragazzi che vivono al Nord subiscono più episodi di bullismo rispetto ai coetanei del Sud. In particolare, nel Nord-est il 22,1% dei giovani è stato vittima abituale di bullismo, nel Nord-ovest il 21,6%, mentre nel Mezzogiorno la quota scende al 20%. Il fenomeno si manifesta con maggiore frequenza nelle aree più urbanizzate e digitalizzate, dove le occasioni di contatto — e di scontro — tra pari si moltiplicano.
Offese e insulti per i maschi, esclusione per le femmine
Il bullismo assume diverse sfumature. Gli atti più frequenti sono le offese e gli insulti diretti, che colpiscono oltre il 55% dei ragazzi almeno una volta l'anno. Le minacce e le aggressioni fisiche riguardano l'11%, la diffamazione (pettegolezzi e calunnie) quasi uno su quattro, mentre il 43% ha sperimentato l'esclusione dal gruppo.
Le differenze di genere sono evidenti: i maschi subiscono più spesso offese e aggressioni fisiche (16% contro 12,3% delle femmine), mentre le ragazze sono più vulnerabili all'esclusione sociale (12,2% contro l'8,5% dei ragazzi). Tra i giovanissimi 11-13 anni, le offese e gli insulti raggiungono il 58%, mentre tra i 14-19enni prevalgono gli episodi di esclusione (43,4%) e le minacce fisiche (11,2%).
Cyberbullismo: la minaccia invisibile
Il mondo virtuale amplifica il fenomeno. Il 34% degli adolescenti italiani ha dichiarato di aver subito comportamenti vessatori online almeno una volta nell'anno, il 7,8% più volte al mese. Anche qui il divario di genere si fa sentire: sono soprattutto i maschi a denunciare episodi ripetuti di cyberbullismo (8,9% contro il 6,6% delle ragazze).
Gli oltraggi online più diffusi sono offese, diffamazione e esclusione dai gruppi virtuali. Complessivamente, il 30,1% dei ragazzi è stato vittima sia di bullismo online che offline, il 3,8% esclusivamente online. Tra i ragazzi che dichiarano di trascorrere almeno due ore al giorno su internet — oltre il 90% degli 11-19enni — le probabilità di essere colpiti da episodi di cyberbullismo aumentano in modo significativo.
Stranieri più vulnerabili, record tra rumeni e ucraini
I dati Istat mettono in luce anche una componente discriminatoria nel fenomeno. Gli adolescenti stranieri residenti in Italia risultano più esposti al bullismo rispetto ai coetanei italiani: il 26,8% degli stranieri ha subito atti vessatori più volte al mese, contro il 20,4% degli italiani. A soffrire maggiormente sono i ragazzi di origine rumena (29,2%) e ucraina (27,8%), seguiti da cinesi (25%), albanesi e marocchini (oltre il 22%).
Nel dettaglio, gli stranieri subiscono più frequentemente offese e insulti (18% contro il 13,8% degli italiani) e sono più esposti a esclusione ed emarginazione (14,1% contro il 10,3%). Anche nel cyberbullismo la vulnerabilità degli stranieri è maggiore: il 39,8% ha subito almeno un atto vessatorio online, contro il 33,3% dei coetanei italiani.
Il divario si amplia tra le diverse collettività
Tra gli stranieri, emergono situazioni particolarmente critiche. Gli adolescenti ucraini sono i più colpiti online (44,5%), seguiti da cinesi e rumeni (42,8%). Gli albanesi e i marocchini si attestano su percentuali inferiori, pur restando sopra la media italiana. I maschi stranieri risultano più colpiti delle femmine in tutte le collettività, con un divario particolarmente marcato tra gli albanesi (39,5% dei ragazzi contro il 30,2% delle ragazze).

Un fenomeno che evolve con l’età
L’indagine Istat mostra come le forme di bullismo cambino con la crescita. Nei giovanissimi 11-13enni prevalgono le offese verbali e la diffamazione (il 28% dei maschi più giovani ne è stato vittima), mentre tra i più grandi aumentano le minacce fisiche, l’esclusione sociale e il cyberbullismo, in particolare legato all’uso dei social network.
Prevenzione e consapevolezza: la sfida educativa
I dati delineano un fenomeno diffuso, che richiede interventi concreti a livello scolastico, familiare e sociale. La prevenzione passa dall’educazione digitale e dal rafforzamento delle competenze relazionali dei ragazzi. Serve inoltre un’attenzione particolare per i gruppi più vulnerabili, come i giovanissimi, le ragazze e gli adolescenti stranieri, spesso bersaglio di esclusione, discriminazioni e violenze.
Una società più attenta alle relazioni
Il bullismo, conclude Istat, resta un indicatore del clima sociale tra le nuove generazioni. Un fenomeno che, se trascurato, alimenta sofferenza, isolamento e insicurezza, ma che può essere arginato attraverso un investimento educativo, culturale e sociale capace di ricostruire un tessuto di relazioni sane, rispettose e inclusive, sia nel mondo reale che in quello digitale.