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Troppi gli orfani di femminicidio

di Jacopo Storni
da www.corriere.it
@Riproduzione Riservata del 12 ottobre 2019

In Italia viene uccisa una donna ogni 72 ore. I loro figli sono le vittime indirette di questa violenza. Per aiutarli è nata l’associazione Edela.-

Carmine aveva soltanto 14 anni quando, chiuso nella sua cameretta, sentiva le urla della madre. Il compagno la picchiava selvaggiamente e lei implorava aiuto. Carmine li ricorda quei momenti, non potrà mai dimenticarli. Li sogna di notte, sono incubi ricorrenti. Ricorda di quella volta che aprì la porta della camera, fece due passi nel corridoio ed entrò in cucina. Lo vide nitidamente, il volto di sua madre tumefatto dal sangue e dai lividi, le sue lacrime, le sue mani protese ad allontanare quell’uomo. Anzi no, dice Carmine, che oggi ha 22 anni, «non era un uomo, era una bestia». Era una bestia che riduceva sua madre sull’orlo della disperazione.

Ricorda tutto, il bambino Carmine diventato uomo troppo in fretta. Ricorda quella volta in cui vide uscire la mamma di casa per l’ultima volta. «Vado in farmacia e torno» le disse semplicemente. Poco dopo sentì le urla forsennate della nonna, lo spavento del nonno. Carmine si precipitò giù per le scale, poi in mezzo alla strada, corse come un indemoniato fino all’incrocio con la farmacia. E vide quello che ancora oggi ha davanti agli occhi: «I vetri frantumati della macchina, la portiera aperta, il sangue sull’asfalto, i proiettili per terra». Sua madre non c’era, era dentro l’ambulanza che correva verso l’ospedale. Anche lui si precipitò all’ospedale insieme ai nonni. Ma sua madre, quella madre che per lui era tutto, era già morta. Vittima di femminicidio, barbaramente uccisa dal compagno. Carmine è rimasto orfano di mamma a soli 17 anni. Carmine come Andrea, Andrea come Marianna, Marianna come Emanuele. Non ci sono soltanto le donne uccise, c’è anche chi rimane al mondo e combatte per sempre con quel dolore lancinante.

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Sono i figli delle donne uccise, gli orfani di femminicidio. Rimasti improvvisamente soli, spesso torturati psicologicamente dalle violenze di cui sono stati testimoni. E infine privati dell’amore più grande, della donna che li ha messi al mondo. Come Francesco, che aveva soltanto 12 anni quando i nonni lo informarono che sua madre era stata uccisa. Non erano bastate le ripetute denunce al compagno, non erano bastati i carabinieri sotto casa. Oppure i gemelli Mario e Milena, che hanno visto la madre morire dopo 22 coltellate inferte dall’uomo che credeva di amare. E ancora Martino, adolescente con la madre uccisa e il padre killer in carcere.

Vite straziate, da proteggere. Per questo è nata l’associazione Edela, che opera in tutta Italia per offrire supporto gratuito agli orfani di femminicidio. Che sono tanti, duemila ragazzi e ragazze rimasti senza madre. E spesso senza padre. Vengono così affidati ai nonni, o magari entrano in gioco nuove famiglie affidatarie. «In Italia – ha detto la presidente onoraria dell’associazione Edela, Roberta Beolchi – viene uccisa una donna ogni 72 ore. Questo rende necessario una riflessione sui “figli” del femminicidio e cioè i bambini, protagonisti passivi e silenti di un delitto terribile».

L’hastag

Per aiutare e sostenere gli orfani di femminicidio, il prossimo 11 ottobre a Palazzo Parigi di Milano si terrà una cena di gala #inpiedipertutte, con madrina Barbara De Rossi: un evento promosso da Feminin Pluriel Italia, associazione presieduta da Diana Palomba che ha l’obiettivo di creare un network internazionale tutto «al femminile», promuovendo al contempo attività finalizzate all’educazione, formazione e protezione di donne e bambini. «Tutto questo - ha spiegato Palomba – mettendo sempre al centro la prevenzione, forse l’aspetto più importante della questione, una prevenzione che deve necessariamente partire dalla scuola, perfino dall’asilo, affinché possa cambiare un linguaggio sessista che spesso è la prima causa degli atteggiamenti che sconfinano nella violenza». Il ricavato della cena sarà suddiviso tra una serie di realtà impegnate in questo campo: l’associazione Edela, l’associazione Salvamamme (che aiuta le madri vittime di violenza), il progetto Centri Milano Donna del Comune di Milano e la Ginecologia e Ostetricia del Pronto soccorso del Policlinico di Milano.

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