«TRE FIGLIE IN DAD E LA PICCOLINA IN LEAD: VI RACCONTO LA MIA FATICA A DISTANZA»
di Chiara Pelizzoni
da www.famigliacristiana.it
@Riprtoduzione Riservata del 25 marzo 2021
La mattina davanti a quattro pc e la notte al lavoro. La testimonianza di Chiara che racconta la didattica a distanza vissuta pericolosamente. Con molte sorprese.-
Nella foto di copertina, Chiara Mastromatteo Tiraboschi con le quattro figlie Marta, Anna, Elena e Giorgia nella casa di Carpiniano Sesia in provincia di Novara
Chiara ha quattro figlie dai 4 agli 11 anni. Lei fortunatamente (a detta sua) ha un lavoro part time, molto flessibile «Me la posso cavare con lo smart working notturno. Mio marito fa l'agricoltore, quindi lo vediamo a pranzo e a cena».
La più piccola che è all'infanzia dovrebbe fare un paio d'ore di Lead (legami educativi a distanza); «Ma ovviamente le fa quando può. È l'ultima nella lista delle priorità delle connessioni». La mattina, racconta, è tutto un «“Non sento la maestra, non vedo, non riesco a fare l'esercizio”. Così io, come tutte le mamme, corro da una all'altra».
Il fatto che siano in quattro non le pesa; «Anzi, è un vantaggio perché quando giocano stanno tutte insieme». Rispetto allo scorso anno, però, la terza figlia è in prima elementare «E quindi sta imparando tutto a distanza... Lei è sicuramente la più delicata. La seconda figlia, invece, è passata dalla terza alla quarta ed è stato un salto assolutamente positivo».
Marta, Anna, Elena e Giorgia: prima media, quarta elementare, prima elementare e infanzia. «Dietro a ogni sguardo giochi, litigate, fatiche e pianti! Anche per Marta è stato un bel passaggio; soprattutto per la gestione tecnica. Mettici, poi, negli impegni anche i pranzi e le cene per sei persone... Più le colazioni e la merenda. È tutto un apparecchia sparecchia. Diciamo che da sola assolvo a tutti gli impegni del comparto scuola: dalla mensa, alle bidelle, alle maestre, ai tecnici informatici. La mamma li comprende tutti».
I tablet: «Li ha dati il comune in comodato d'uso a ogni studente. Poi ovviamente abbiamo dovuto prendere altri dispositivi anche perché io pure lavoro in smart working. La connessione va abbastanza bene; certo, quando si collegano tutte insieme ogni tanto una deve usare l'hotspot del telefono».
Poi ci sono le dinamiche psicologiche legate alla Dad: «I tempi di attesa ansiogeni del “Non capisco se devo entrare o meno” e le bambine restano in balia dell'ansia finché non vedono la maestra o la professoressa di riferimento».
E per Chiara cosa resta? «Io lavoro la sera fino a notte. Sono impiegata nella stessa azienda di mio marito, siamo dipendenti. La proprietaria sa che abbiamo 4 figlie; è molto comprensiva e nelle condizioni del contratto c'era la flessibilità. Detto ciò, non è che posso non lavorare. Ora con le vendite online poi siamo travolti! Ho il fiato sul collo del cliente che aspetta l'ordine».
La fatica? «Da uno a dieci direi mediamente un 7 e mezzo, 8. Dover gestire tutto in autonomia. Mio marito che esce alle 7 e torna alle 19, viene a casa per pranzo. Vorrei avere del tempo per lavorare con serenità; lo potrei fare durante il pranzo che c'è il papà. Ma mi dispiace sottrarre quel poco di tempo insieme. Per le bimbe, poi, subentra anche la noia... per fortuna abbiamo un pezzo di cortile, ma come fai a lasciarle giù da sole?».
Rispetto alle chiusure delle scuole sospira: «Il pericolo c'è e non va sottovalutato; ma la scuola stava funzionando bene». Il trucco per gestire le ragazze, invece, conclude: «È dare loro minime certezze e motivarle a non abbattersi. Perché questa mancanza di stimoli e contatti non è definitiva. La didattica non può essere solo insegnare dei concetti. Per loro è importante tenere alta la speranza».