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Roma. L'aborto, le donne e gli "stili di vita incivili": la verità dietro gli slogan

di Antonella Mariani

da www.avvenire.it

@Riproduzione Riservata del 17 febbraio 2020

La frase del leader della Lega Salvini a Roma sulle Ivg plurime "gratis" nei Pronto soccorso nasconde una drammatica realtà: quella dei mancati sostegni alla maternità difficile.-

Le parole del leader della Lega Matteo Salvini sull'aborto fanno discutere. Ecco cosa ha detto domenica 16 a Roma, parlando al Palazzo dei Congressi di Roma: "A Milano, e non a Roma, mi hanno segnalato delle infermiere e delle dottoresse del pronto soccorso - e noi stiamo approfondendo - che alcune donne, né di Roma né di Milano, si sono presentate per la sesta volta per una interruzione di gravidanza", aveva raccontato. "Ora, io non entro nel merito di una scelta che compete solo alla donna. Non è compito mio né dello Stato dare lezioni di morale o di etica a chiunque ed è giusto che sia la donna a scegliere per se stessa e per la sua vita. Però, non puoi arrivare a prendere il pronto soccorso come la soluzione a uno stile di vita evidentemente incivile per il 2020".

La frase ha scatenato numerose reazioni, politiche e non.

Ma cosa c'è di vero e cosa di falso nelle parole di Salvini?

La prima osservazione è che le donne non vanno ad abortire al Pronto soccorso. La procedura è ancora fissata dalla legge 194 del 1978 che prevede una visita ginecologica, anche in Consultorio, un periodo di sospensione di 7 giorni e poi la procedura (sia chirurgica sia farmacologica) in un ospedale o in centro autorizzato entro il termine di 90 giorni dal concepimento. Quindi, niente Pronto soccorso. Se si parla di pillole del giorno dopo, il percorso è diverso ma passa per le farmacie, non per il Pronto soccorso.

La seconda osservazione è sui numeri: le recidive esistono, eccome. Nel rapporto del ministero della Sanità per il 2017 (ultimo disponibile, pubblicato a gennaio 2019), si legge che lo 0,9 per cento delle donne sottoposte a Ivg nel 2017 (in totale 80.733, in costante diminuzione dal 1982) avevano avuto 4 o più aborti precedenti (una percentuale minima, dunque), che l'1,4 ne aveva avuto 3 precedenti, che 5,1 per cento ne aveva avuti 2 precedenti.

La terza osservazione riguarda le straniere, quelle che sono entrate nel mirino di Salvini: nel 2017 le Ivg compiute da donne straniere sono il 30,3 per cento del totale. la percentuale è più alta al Centro-nord del Paese. "Si tratta in ogni caso di donne generalmente residenti o domiciliate nel nostro Paese", spiega la Relazione.

Gli "stili di vita" però non c'entrano nulla, o in minima parte: se è vero infatti che in alcuni casi l'aborto è vissuto come contraccezione d'emergenza (ma soprattutto con l'utilizzo delle pillole del giorno dopo), la situazione più frequente di chi pratica aborti consecutivi è quella di povertà materiale e culturale, solitudine e sopraffazione. Di cui le donne sono più spesso vittime che colpevoli.

Ma c'è un elemento positivo rispetto a questa polemica para-politica: è uscito alla scoperto una piaga nascosta e segretata. La piaga non è quella degli aborti plurimi, che si conosce abbondantemente, ma della solitudine e dell'abbandono in cui si trovano le donne di fronte a una gravidanza indesiderata. Questo sì, dovrebbe far discutere.

"Giù le mani dalle donne", lo slogan scelto dal leader del Pd Nicola Zingaretti per rispondere su Facebook a Salvini è un'altra cosa non condivisibile che si dovrebbe tradurre: braccia aperte alle donne. Con i sostegni per altro previsti e mai attuati dalla legge 194, che non a caso si intitola anche "Legge contenente norme per la tutela sociale della maternità".

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