logo sito cav

CAV - Centro di Accoglienza alla Vita Vogherese ODV

Via Mentana n. 43
27058 Voghera (PV)
Tel: 349 4026282
email: cavvoghera@virgilio.it
Visualizzazioni:
60

Ricerca. Giovani e sesso promiscuo, la fertilità è a rischio

 
di Luciano Moia
Indagine della Sifes (Società italiana sulla fertilità e sterilità): stili di vita disordinati sono un pericolo per la natalità. Stesse conclusioni di una ricerca della Cattolica nel 2015.-
Alcol, droghe, fumo, promiscuità sessuale, disturbi alimentari, inquinamento ambientale incidono pesantemente sulla fertilità ma le informazioni dei giovani al riguardo non sono sempre corrette. Al fumo di sigaretta viene per esempio attribuito un indice di rischio minore rispetto agli altri fattori di pericolo, anche se le convinzioni più confuse si aggrovigliano intorno al pianeta sesso. Fertilità, sterilità e giovani sono i temi della ricerca presentata a Roma dalla Sifes (Società italiana di fertilità e sterilità) – su un campione di 1.500 ragazzi e ragazze dai 14 ai 26 anni – da cui emerge che conoscenze superficiali e fonti informative non sempre adeguate sono alla base di una serie di percezioni approssimative sulla salute riproduttiva.
«Dobbiamo far comprendere ai più giovani l’importanza di questi temi, con un linguaggio che sappia avvicinarli e parlar loro senza pregiudizi, ad esempio – ha spiegato il presidente della Sifes, Andrea Borini – vorrei che, a proposito di stili di vita, si parlasse loro seriamente e in modo scientifico dei rischi che comporta la promiscuità sessuale non protetta. Infezioni sessualmente trasmissibili possono rappresentare minacce enormi e spesso sottovalutate per la sterilità. È il caso ad esempio della clamidia: anche se le manifestazioni sintomatiche sono molto leggere, tanto da non essere spesso riconosciute dalle persone che ne sono colpite – ha proseguito il presidente Sifes, che è un ginecologo esperto in procreazione medicalmente assistita – le conseguenze a carico dell’apparato riproduttivo, specie femminile ma non solo, possono essere molto gravi; dal 10 al 40% delle donne con infezione non trattata sviluppano la malattia infiammatoria pelvica, che può condurre alla sterilità».
Il tema dello stretto rapporto tra abitudini sessuali e fertilità – e della vasta inconsapevolezza dei giovani – era già stato sollevato da una ricerca analoga condotta un paio d’anni dall’Università Cattolica su un campione di 8.516 studenti di varie università italiane. «Da quello studio – riferisce Maria Luisa Di Pietro, del Center for Global Health Research and Studies della Cattolica di Roma – era emerso tra l’altro che: il 19,7% degli studenti ha avuto rapporti sessuali anche prima dei 15 anni; il 21,8% delle donne ha usato una o più volte la cosiddetta "contraccezione d’emergenza": il 66,4% del 74% degli studenti sessualmente attivi ha usato contraccettivi; il 2,5% degli studenti ha avuto una malattia sessualmente trasmessa, ma solo nel 63% dei casi è stato diagnosticato da un medico; il 63,7% degli uomini e il 30,9% delle donne non ha mai fatto – rispettivamente – un esame andrologico o ginecologico». Dati che, fa notare l’esperta, che è endocrinologa e bioeticista, mettono in evidenza sia «la sottostima del rischio di conseguenze relative al proprio comportamento, sia l’assenza di percezione dell’importanza della salvaguardia della propria salute e del proprio potenziale di fertilità. Lo scarso ricorso a controlli medici può, infatti, portare alla mancata individuazione di malattie sessualmente trasmesse in entrambi i sessi».
Informazioni superficiali che – come rilevato ieri anche dalla ricerca Sifes – sono alla base di convinzioni poi difficili da sradicare. Come intervenire d’altra parte se le conoscenze vengono tratte per la maggior parte da internet (34,7%) – con ciò che comporta in termini di inesattezza e scarsa scientificità dei contenuti – e poi dalla rete degli amici (29,4%)? Ciò non significa che fertilità e sterilità non siano percepiti come un problema diffuso. Ma purtroppo i giovani preferiscono approfondire il tema sulla rete e sul "sentito dire" piuttosto che rivolgersi ai genitori (20%) oppure ai medici (15,8%).
Così, ad esempio, se un’ampia maggioranza degli intervistati (circa l’87%) dimostra di conoscere la correlazione tra invecchiamento della donna e diminuzione della fertilità, molta più confusione c’è sull’età a partire dalla quale le donne diminuiscono drasticamente la loro capacità di ottenere una gravidanza: tanto che il 47% degli intervistati risponde «oltre i 50 anni». Così come c’è un’errata sovrapposizione tra fine del ciclo mestruale e fine della fertilità, per una percentuale che sfiora l’80%.
E chi pensa di tenere sotto controllo la propria salute riproduttiva? Solo il 17 per cento dei ragazzi.

A quel 27% che invece ha pensato di sottoporsi ad un controllo medico fanno comunque da traino i ragazzi più grandi – maschi e femmine tra i 20 e i 26 anni – mentre i meno interessati risultano i maschi tra i 14 e i 20 anni. E visto che, complessivamente solo il 47% ha partecipato a giornate d’informazione sul tema, il lavoro da fare rimane imponente. «All’inizio dell’anno scolastico – ha annunciato il sottosegretario all’Istruzione Vito De Filippo – pensiamo di diffondere un questionario per almeno 20mila studenti». Un progetto su cui c’è la convergenza sia delle associazioni delle famiglie sia di quelle degli studenti.
da www.avvenire.it
@Riproduzione Riservata del 29 giugno 2017
 

Top