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Reportage. Polistena, la sfida dell'accoglienza: «Qui i piccoli corrono in bici felici»

di Antonio Maria Mira, Polistena ( Reggio Calabria)
da www.avvenire.it
@Riproduzione Riservata del 08 maggio 2022

La “Comunità Luigi Monti” ospita 96 bambini ucraini provenienti da Bucha e Irpin. Una ospitalità che si basa solo sul volontariato e che ora ha bisogno dell’aiuto di tutti.-

Polistena, la sfida dell'accoglienza: «Qui i piccoli corrono in bici felici»

Sono complessivamente più di 110mila (per l’esattezza 110.133) le persone in fuga dall’Ucraina e arrivate finora in Italia da quando è scoppiata la guerra lo scorso 24 febbraio. Si tratta perlopiù di donne (57.266) e minori (38.088). Sono questi gli ultimi dati diffusi ieri dal Viminale, precisando che rispetto al giorno prima l’incremento è stato di 808 ingressi. Dei profughi arrivati, circa 10mila sono accolti da Caritas Italiana, ha detto ieri Oliviero Forti, responsabile dell’area immigrazione, nel corso di un convegno sul tema welfare locale e accoglienza che si è svolto oggi nella sala consiliare del Comune di Portici, in provincia di Napoli. Intanto si moltiplicano sul territorio le storie di accoglienza e integrazione. Come gli oltre 100 profughi ospitati in Toscana, che ieri, con le pettorine della Fondazione degli Angeli del Bello e con le bandiere dell’Ucraina, hanno preso parte all’iniziativa “Grazie Firenze” al piazzale Michelangelo: armati di raccattino e sacchi per differenziare i rifiuti, i profughi hanno voluto così ringraziare la città per la sua accoglienza con un gesto simbolico.

Alcuni bambini corrono in bicicletta tra i vialetti, altri giocano col Lego. Uno di loro mostra sorridendo due 'blocchetti', uno col bianco, rosso e verde del tricolore italiano, l’altro con l’azzurro e il giallo della bandiera ucraina. Siamo nella “Comunità Luigi Monti” di Polistena gestita dai Padri Concezionisti. Come abbiamo scritto il 27 aprile, ospita 96 bambini ucraini e 7 accompagnatrici provenienti dalle città devastate di Bucha e Irpin. Siamo andati a trovarli, parlando con gli operatori e toccando con mano la solidarietà della cittadina calabrese. Mentre osserviamo bambini e ragazzi, arriva un signore con una busta piena di uova. «Sono fresche, raccolte oggi, sono per i bambini». Poi due ragazzi arrivano con alcuni vassoi di dolci ed è un vero e proprio assalto. Anche le biciclette con le quali i bambini corrono nei vialetti, sono dono di tanti cittadini.

«Questa partecipazione è stata davvero un’emozione indescrivibile – ci dice Rita Gerace, coordinatrice della Comunità –. C’è stata una risposta eccezionale di umanità. Pensi che quando sono arrivati i letti a castello per i bambini, c’erano quaranta persone per scaricare». Domenica 1 maggio è venuta la banda del paese. Ci fanno vedere il video mentre suona l’inno ucraino, coi bambini che cantano mettendo la mano sul cuore. Gli operatori ci raccontano i primi giorni. «Hanno visto la luce do- po giorni nei sotterranei. La prima cosa che hanno chiesto è stato di dormire. Ma poi hanno chiesto giocattoli e si sono arrampicati sugli alberi. E si sono messi a giocare a pallone come tutti i bambini ».

Già, come tutti. «Alcuni sono arrivati senza nulla, solo con un piccolo zainetto. Un bambino molto piccolo ha messo nello zainetto un’arancia e un limone, raccolte dalle nostre piante, per loro sono quasi un lusso. Anche altre cose che per noi costano pochissimo. Una delle mamme quando abbiamo proposto di fare pasta e ceci ci ha detto “costa troppo, mettiamo i fagioli”». I bambini hanno voglia di fare. Così quando hanno visto dipingere i ragazzi calabresi ospiti della Comunità, hanno chiesto di farlo anche loro. Hanno disegnato la bandiera ucraina, cuori colorati, hanno dipinto con le mani, ma non hanno realizzato immagini di guerra. Eppure «hanno visto morti, violenze, distruzioni ma non ne parlano».

Anche se alcune reazioni sono un chiaro sintomo di quello che hanno vissuto. «Con il Lego costruiscono soprattutto case. E certo non è un caso…Un bambino piccolo si è fatto male a un dito e quando ha visto il sangue ha cominciato a tremare. I più grandi hanno crisi d’ansia». Rita ci racconta due storie. «Una ragazza di 17 anni mi ha detto: “Io avevo tutto, andavo dal parrucchiere, mi facevo le unghie, ora non più”. È come se avessero perso la normalità. Un’altra ragazzina porta un cappello e non lo toglie mai. È del fratello militare. È come sentirlo vicino ». Anche per questo sono subito iniziati i colloqui con la psicologa, come chiesto esplicitamente dal console ucraino. Ma a vederli giocare sembrano sereni.

«Hanno chiesto di andare a scuola. Stiamo cercando di capire in quali classi inserirli, altrimenti come uditori». Un forte aiuto è arrivato dai ragazzi e bambini calabresi ospiti della Comunità. «C’è una coabitazione bellissima. Sono diventati aiutanti, giocano con loro, traducono col cellulare». Diversa la reazione delle accompagnatrici, alcune mamme dei bambini. «Piangono sia per la tristezza che per liberazione, così scaricano la tensione». Mentre i bambini lo fanno correndo in bici. «Hanno ripreso a sorridere, giocano e passa la tristezza.

Non così per le donne. Quando ho visto una di loro piangere, mi ha risposto che al supermercato aveva visto la gente sorridere. E aveva pensato a quello che stava succedendo nel suo Paese. Hanno i mariti in guerra. Mi fanno vedere le loro case, sventrate e bruciate ». E ora temono «quello che Putin potrebbe fare il 9 maggio. “Se Putin dice guerra, guerra sarà”, mi dicono. Ma ne parlano solo fra di loro. E scoppiano a piangere». Però ci tengono ad aiutare. Cucinano, apparecchiano. “Voi ci avete aperto il cuore, e noi non dobbiamo pesare su di voi”. Ricordiamo che questa ospitalità, che dovrebbe durare due mesi in attesa di organizzare l’accoglienza nelle famiglie, si basa solo sul volontariato, nessun contributo pubblico. Chi volesse aiutare può inviare offerte all’associazione “Amici di Padre Monti Onlus” mediante l’Iban IT10Y0306905066100000003 849.

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