PAPA FRANCESCO : «LA PREGHIERA, PIÙ ANCORA DELLA DIPLOMAZIA, È L'ANIMA DELL'UNITÀ»
di Annachiara Valle
da www.famigliacristiana.it
@Riproduzione Riservata del 20 gennaio 2021
Il Pontefice dedica la catechesi del mercoledì all'unità dei cristiani e ricorda che essa è dono dello Spirito, non frutto dei soli sforzi personali. Poi invita a rivolgerci allo Spirito e a non cedere alle tentazioni del diavolo che, con l'arma del chiacchiericcio, sempre ci divide.-
Superare lo scandalo della divisione. Si può farlo solo con la preghiera, ricorda papa Francesco sottolineando l’importanza della settimana dal 18 al 25 in cui i cristiani pregano secondo quello che Gesù stesso chiese al Padre: «Che siano una sola cosa». Bisogna pregare, spiega il Pontefice, perché l’unità è un dono: «Il Signore non ha comandato ai discepoli l’unità. Nemmeno ha tenuto loro un discorso per motivarne l’esigenza. No, ha pregato, ha pregato il Padre per noi, perché fossimo una cosa sola. Ciò significa che non bastiamo noi, con le nostre forze, a realizzare l’unità. L’unità è anzitutto un dono, è una grazia da chiedere con la preghiera».
Tutti abbiamo bisogno di rivolgerci allo Spirito perché non riusciamo a custodire l’unità neppure dentro di noi: «Anche l’apostolo Paolo», continua Francesco, «sentiva dentro di sé un conflitto lacerante: volere il bene ed essere inclinato al male. Aveva così colto che la radice di tante divisioni che ci sono attorno a noi – tra le persone, in famiglia, nella società, tra i popoli e pure tra i credenti – e dentro di noi».
La soluzione per tornare all’unità, per superare i conflitti, secondo l’insegnamento dello stesso Concilio Vaticano II, «non è opporsi a qualcuno, perché la discordia genera altra discordia. Il vero rimedio comincia dal chiedere a Dio la pace, la riconciliazione e l’unità».
Questo vale per i cristiani, innanzitutto, che possono arrivare all’unità proprio grazie alla preghiera. «Gli sforzi diplomatici e i dialoghi accademici non bastano. Vanno fatti, ma non bastano. Gesù lo sapeva e ci ha aperto la via, pregando. La nostra preghiera per l’unità è così un’umile ma fiduciosa partecipazione alla preghiera del Signore, il quale ha promesso che ogni preghiera fatta nel suo nome sarà ascoltata dal Padre».
E allora il Papa chiede a ciascuno se prega per l’unità. Forse, riflettendoci, ciascuno di noi capirà che non prega «per l’unità dei cristiani. Eppure da essa dipende la fede nel mondo; il Signore infatti ha chiesto l’unità tra noi “perché il mondo creda”. Il mondo non crederà perché lo convinceremo con buoni argomenti, ma se avremo testimoniato l’amore che ci unisce e ci fa vicini sì. Crederà».
In questi tempi di pandemia e di grandi disagi, insiste papa Francesco, «è ancora più necessaria la preghiera perché l’unità prevalga sui conflitti. È urgente accantonare i particolarismi per favorire il bene comune, e per questo è fondamentale il nostro buon esempio: è essenziale che i cristiani proseguano il cammino verso l’unità piena, visibile». Tanti passi in avanti sono stati fatti «nella Chiesa, nei cristiani e in tutti noi», ma bisogna continuare ad andare avanti. «Pregare significa lottare per l’unità. Sì, lottare, perché il nostro nemico, il diavolo, come dice la parola stessa, è il divisore. Gesù chiede l’unità allo Spirito Santo e lo Spirito Santo fa l’unità. Il diavolo sempre divide perché è conveniente per lui. Lui insinua la divisione, ovunque e in tutti i modi, mentre lo Spirito Santo fa sempre convergere in unità. Il diavolo, in genere, non ci tenta sull’alta teologia, ma sulle debolezze dei fratelli. È astuto: ingigantisce gli sbagli e i difetti altrui, semina discordia, provoca la critica e crea fazioni». Dio invece ci chiama per un’altra strada: «Ci prende come siamo, ci ama tato ma ci ama come siamo, ci prende differenti, ci prende peccatori, e sempre ci spinge all’unità. Possiamo fare una verifica su noi stessi e chiederci se, nei luoghi in cui viviamo, alimentiamo la conflittualità o lottiamo per far crescere l’unità con gli strumenti che Dio ci ha dato: la preghiera e l’amore. Invece ad alimentare la conflittualità si fa con il chiacchiericcio, sempre, il chiacchiericcio è l’arma che ha più alla mano, per dividere la comunità cristiana, per dividere la famiglia per dividere gli amici, per dividere sempre. Lo spirito Santo invece, ci ispira l’unità»
Infine il Papa ricorda il tema di questa settimana di preghiera «Rimanete nel mio amore: produrrete molto frutto». Perché «la radice della comunione è l’amore di Cristo, che ci fa superare i pregiudizi per vedere nell’altro un fratello e una sorella da amare sempre. Allora scopriamo che i cristiani di altre confessioni, con le loro tradizioni, con la loro storia, sono doni di Dio, sono doni presenti nei territori delle nostre comunità diocesane e parrocchiali. Cominciamo a pregare per loro e, quando possibile, con loro. Così impareremo ad amarli e ad apprezzarli». Pregare perché, dice il Concilio «la preghiera è l’anima di tutto il movimento ecumenico», per questo l’auspicio è che si preghi davvero perché la preghiera «è il punto di partenza per aiutare Gesù a realizzare il suo sogno: che tutti siano una cosa sola».