Neonati e altitudine: i benefici della montagnaNei luoghi poco affollati e lontani dai centri abitati cittadini si respira
aria più pulita. Ecco perché mamma e papà portano in
montagna, durante la stagione calda ma anche in inverno.
Respirare aria pura, quindi non contaminata da agenti chimici e inquinanti, è il primo motivo per cui i genitori fanno la scelta in portare i
neonati in montagna. E lo conferma anche la
pediatra Nannini:
È importante fare attenzione al periodo dell’anno in cui si sceglie di portare i bimbi in alta quota. È preferibile evitare situazioni di sovraffollamento. Il riferimento è alle mete turistiche più frequentate per eccellenza, prese letteralmente d’assalto nei giorni di Capodanno e in genere durante le festività natalizie.
Un altro importante fattore da considerare è “la possibilità di fare il pieno di vitamina D”. In genere i bimbi piccoli si portano al mare in estate e i genitori escono di casa più facilmente quando le temperature sono più piacevoli. In inverno, invece, le giornate sono più corte, senza dimenticare che il tempo (e a volte anche la volontà) spesso mancano. Eppure, ricorda la pediatra
L’accrescimento osseo e le difese immunitarie sono legate al corretto assorbimento di vitamina D. Esporre i neonati alla luce del sole, anche in inverno e in montagna, ma con le dovute accortezze, è estremamente importante, per permettere loro di assorbire tale vitamina.
Sebbene siano molto piccoli, aggiunge poi la dottoressa Nannini
I neonati potranno beneficiare anche di un buon apprendimento psicomotorio e sensoriale. Non sono ancora in grado, generalmente, di camminare, ma possono osservare e toccare con mano ciò che i genitori vorranno sottoporgli, per tastare davvero la natura circostante. In questo modo i lattanti scopriranno un altro nuovo mondo, ben diverso dalla propria casa e dalla città.
Neonati e altitudine: i limitiLa pediatra raccomanda quali sono i limiti da non superare per quanto riguarda l’altitudine:
Quando i bambini sono piccoli, soprattutto quando sono neonati, non bisogna superare i 1.800 – 2.000 metri di quota. In più bisogna “scalare” la montagna gradualmente, effettuando delle pause, per permettere al corpo di abituarsi e, soprattutto, adattarsi. Per raggiungere, ad esempio, proprio i 2.000 metri di quota, conviene fare una pausa di 3 giorni a metà strada, quindi attorno ai 1.000 metri. In questo modo l’organismo dei bebè riuscirà a far fronte alla minore concentrazione di ossigeno e produrre maggiormente globuli rossi.
Tutto questo vale se le condizioni respiratorie e cardiache del piccino sono nella norma, sottolinea ancora l’esperta:
Nel caso in cui il neonato presenti problematiche respiratorie e cardiache, prima di valutare l’ipotesi di un viaggio in alta quota, bisogna richiedere un consulto allo specialista del bimbo.
In ogni caso è importante ricordare che gli “sbalzi di quota” sono da evitare, anche quando il bambino supera i 2 anni di vita. Ad esempio, come ricorda la dottoressa Nannini
Andare in seggiovia e raggiungere in pochi minuti da 2.000 a 2.800 metri di quota non è assolutamente consigliato. Piuttosto conviene salire in montagna lentamente, ad esempio facendo passeggiate, sempre perché in questo modo il corpo si abituerà al cambio di ambiente e di altezza.
Neonati e altitudine: i 6 consigli della pediatra