"L'UNITÀ È SEMPRE SUPERIORE AL CONFLITTO"
di Annachiara Valle
da www.famigliacristiana.it
@Riproduzione Riservata del 17 gennaio 2021
Papa Francesco, nel corso dell'Angelus ricorda la settimana di preghiera per il dialogo ecumenico e sottolinea che Dio ci chiama sempre all'amore gli uni per gli altri.-
Una preghiera per il dramma che ha colpito l’Indonesia. E un ricordo della settimana in cui i cristiani si ritrovano per tendere a quella unità auspicata da Gesù. Papa Francesco conclude la preghiera dell’Angelus sottolineando che sempre «l’unità è superiore al conflitto». Un richiamo all’amore tra fratelli. A quell’amore a cui Dio sempre ci chiama. Spiegando il Vangelo di oggi, l’incontro di Gesù con i discepoli, Bergoglio ha messo l’accento proprio sull’importanza di quel momento. Tanto che, a distanza di anni, l’evangelista ricorda persino l’orario in cui avvenne. Perché gli incontri fondamentali ci restano impressi nel cuore. «Maestro, dove dimori?», chiedono Andrea e Simone. E Gesù non dà un biglietto da visita, ma risponde: «Venite e vedrete», li invita a seguirlo. «Non è difficile», dice Francesco, «immaginarli seduti a fargli domande e soprattutto ad ascoltarlo, sentendo che il loro cuore si riscalda sempre più mentre il Maestro parla. Avvertono la bellezza di parole che rispondono alla loro speranza più grande. E all’improvviso scoprono che, mentre intorno si fa sera, in loro, nel loro cuore, esplode la luce che solo Dio può donare».
È un incontro «così felice, così pieno», dice il Papa e «quando escono e ritornano dai loro fratelli, questa gioia, questa luce straripa dai loro cuori come un fiume in piena. Uno dei due, Andrea, dice al fratello Simone – che Gesù chiamerà Pietro quando lo incontrerà –: “Abbiamo trovato il Messia”. Sono usciti sicuri che Gesù era il Messia, certi».
Il Papa ferma l’attenzione su questa chiamata del Signore a stare con Lui: «Ogni chiamata di Dio è un’iniziativa del suo amore. Sempre lui che prende l’iniziativa e ti chiama. Dio chiama alla vita, chiama alla fede, e chiama anche a uno stato particolare di vita: “voglio te qui”. La prima chiamata di Dio è quella alla vita, con la quale ci costituisce come persone; è una chiamata individuale, perché Dio non fa le cose in serie. Poi Dio chiama alla fede e a far parte della sua famiglia, come figli di Dio. Infine, Dio chiama a uno stato particolare di vita: a donare noi stessi nella via del matrimonio, in quella del sacerdozio o della vita consacrata. Sono modi diversi di realizzare il progetto di Fio, quello che lui ha su ciascuno di noi, che è sempre un disegno d’amore. Dio chiama sempre. E la gioia più grande per ogni credente è rispondere a questa chiamata, offrire tutto sé stesso al servizio di Dio e dei fratelli».
E questa chiamata può arrivare in tanti modi, «attraverso persone, avvenimenti lieti o tristi». A volte abbiamo paura di rispondere «perché essa ci sembra in contrasto con le nostre aspirazioni» oppure temiamo che sia «troppo impegnativa e scomoda: “non ce la farò, meglio una vita più tranquilla”. Ma la chiamata di Dio è amore, e dobbiamo cercare l’amore che è dietro ogni chiamata». Sempre, ribadisce il Papa «si risponde ad essa solo con l’amore».
Ciascuno di noi, se torna indietro con la memoria, suggerisce il Pontefice, ricorderà il momento il cui il Signore si è fatto più presente nella sua vita e avrà anche il desiderio di comunicare questo amore agli altri, per dire, come hanno fatto Andrea e Simone: «Ho incontrato l’Amore”, “ho incontrato il Messia”, “ho incontrato Gesù”, “ho trovato il senso della mia vita”. In una parola: “Ho trovato Dio”».