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La ricerca. Cosa farò da grande? La scelta dettata dal fattore economico

di Cinzia Arena
da www.avvenire.it
@Riproduzione Riservata del 26 giugno 2025

L'ente di formazione non profit Elis ha realizzato un'indagine su 1337 ragazzi delle superiori sulle motivazioni: retribuzioni elevate e conciliazione in cima alla classifica, manca la passione.-

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Sono 520mila gli studenti delle superiori impegnati con la maturità in queste settimane - Ansa

Fare il medico o il magistrato per essere utili agli altri o per il prestigio sociale legato a queste professioni? No, grazie. Le motivazioni, per gli studenti delle scuole superiori - ancora lontani dall'ingresso nel mondo del lavoro e spesso con idee confuse - a contare di più c’è il fattore economico. Seguito a breve distanza dalla possibilità di tenere in equilibrio vita privata e professionale. Elis, ente non profit di formazione e consorzio di oltre 130 grandi gruppi e pmi attivi nel nostro Paese, ha chiesto a 1337 ragazzi tra i 14 e i 18 anni iscritti a 51 scuole superiori quali motivazioni contino di più nella scelta dello studio e del lavoro. Cinque le possibili opzioni indicate con una classifica che vede al primo posto i guadagni futuri messi al primo posto dal 31,712% dei giovani.

I soldi guidano le scelte sul proprio futuro. Un dato per certi versi sorprendente, che va letto alla luce delle difficoltà che molti ragazzi vivono in famiglia in un periodo storico in cui il valore reale delle retribuzioni è in caduta libera. La paura di non avere abbastanza soldi per comprare una casa o vivere in maniera dignitosa è molto diffusa tra i giovanissimi. C’è da dire però che molte altre analisi sul lavoro giovanile evidenzino come i “valori” siano uno dei binari che li guida, una volta diplomati o laureati, nella scelta dell’azienda presso cui lavorare: dal business vero e proprio, con un occhio di riguardo ai temi della sostenibilità ambientale e sociali, ai modelli organizzativi e di inclusione adottati. Certo l’importanza attribuita ai “soldi” e non alla passione per qualcosa e alla possibilità di farli in maniera rapida e senza troppa fatica è una trappola legata alle distorsioni del digitale sulla quale è necessario fare una formazione adeguata in famiglia e a scuola.

Conciliazione come regola di vita. Distanziata di pochissimo la “conciliazione”, indicata dal 30,6%. Altro concetto che probabilmente è frutto dell’esperienza appresa come figli: non si può vivere per lavorare, come ha fatto la generazione dei baby boomers, anche perché dalla pandemia in poi lo smartworking ha smantellato l’obbligo della presenza e spostato l’ago della bilancia sui risultati ottenuti. Al terzo posto, ma in posizione distaccata, l’opportunità di far carriera che viene indicata dal 23,8% degli intervistati. Essere utili agli altri con il proprio lavoro è un desiderio che ha appena l’8,1% dei ragazzi che hanno partecipato all’indagine, mentre in ultima posizione troviamo il prestigio sociale legato alla professione con il 5,78% delle preferenze.

Il sondaggio è stato condotto nell’ambito del progetto Role model, realizzato in collaborazione con Valore D, iniziativa che ha visto il coinvolgimento diretto di 108 professioniste di grandi realtà del calibro di Generali Italia, Fincantieri, Rai Way, Almaviva, Terna, Campari. Tra gli obiettivi del progetto fornire una “panoramica delle competenze e delle figure più richieste dal mercato e la promozione della parità di genere in alcuni ambiti della formazione e dell’occupazione che vedono ancora una preponderante presenza maschile.

L'amministratore delegato di Elis: approccio pragmatico dei giovani. L'amministratore delegato di Elis, Pietro Cum parla di un "ritratto di giovani che hanno un approccio molto pragmatico alla realtà. L’attenzione all’aspetto economico del lavoro risponde a questo approccio ed è una giusta preoccupazione" commenta. "Una scelta lavorativa in grado di appagare i nostri desideri di realizzazione nasce però dalla scoperta più profonda della propria vocazione professionale".

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