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IL PAPA: "BAMBINI SENZA DIRITTO DI GIOCARE E MEDITERRANEO DIVENTATO CIMITERO, NON VOLTIAMOCI DI LÀ"

da www.famigliacristiana.it
@Riproduzione Riservata del 13 giugno 2021

Il Papa ha esortato alla fiducia: "Dalla pandemia si esce con costanza e pazienza" Al termine dell'Angelus ha lanciato un monito: "Non possiamo chiudere gli occhi davanti al lavoro minorile e davanti al Mediterraneo diventato un cimitero".-

«Cari fratelli e sorelle, buongiorno!», ha esordito papa Francesco come di consueto, rivolgendosi ai fedeli in Piazza San Pietro tornata piena di pellegrini dal mondo e ai telespettatori collegati per l’Angelus, «le parabole si ispirano proprio alla vita ordinaria e rivelano lo sguardo attento di Gesù, che osserva la realtà e, mediante piccole immagini quotidiane, apre delle finestre sul mistero di Dio e sulla vicenda umana. Gesù parlava in modo facile da capire, con delle immagini della realtà. Così, ci insegna che anche le cose di ogni giorno, quelle che a volte sembrano tutte uguali e che portiamo avanti con distrazione o fatica, sono abitate dalla presenza nascosta di Dio. Hanno un significato. Allora, abbiamo bisogno pure noi di occhi attenti, per saper cercare e trovare Dio in tutte le cose».

«Gesù», continua, «oggi paragona il Regno di Dio, la sua presenza che abita il cuore delle cose e del mondo, al granello di senape, cioè al seme più piccolo che ci sia, piccolissimo. Eppure, gettato in terra, esso cresce fino a diventare l’albero più grande. Così fa Dio. A volte, il frastuono del mondo, insieme alle tante attività che riempiono le nostre giornate, ci impediscono di fermarci e di scorgere in quale modo il Signore conduce la storia. Eppure – assicura il Vangelo – Dio è all’opera, al modo di un piccolo seme buono, che silenziosamente e lentamente germoglia. E, piano piano, diventa un albero rigoglioso, che dà vita e ristoro a tutti. Anche il seme delle nostre opere buone può sembrare poca cosa; eppure, tutto ciò che è buono, appartiene a Dio e dunque umilmente, lentamente porta frutto. Il bene – ricordiamolo – cresce sempre in modo umile, nascosto, spesso invisibile».

«Cari fratelli e sorelle», incoraggia il Papa, «con questa parabola Gesù vuole infonderci fiducia. In tante situazioni della vita, infatti, può capitare di scoraggiarci, perché vediamo la debolezza del bene rispetto alla forza apparente del male. E possiamo lasciarci paralizzare dalla sfiducia quando constatiamo che ci siamo impegnati, ma i risultati non arrivano e le cose sembrano non cambiare mai. Il Vangelo ci chiede uno sguardo nuovo su noi stessi e sulla realtà; chiede di avere occhi più grandi, che sanno vedere oltre, specialmente oltre le apparenze, per scoprire la presenza di Dio che come amore umile è sempre all’opera nel terreno della nostra vita e in quello della storia. È questa la nostra fiducia, è questo che ci dà forza per andare avanti ogni giorno con pazienza, seminando il bene che porterà frutto. Quant’è importante questo atteggiamento anche per uscire bene dalla pandemia! Coltivare la fiducia di essere nelle mani di Dio e al tempo stesso impegnarci tutti per ricostruire e ricominciare, con pazienza e costanza».

«Anche nella Chiesa», riconosce il Papa, «può attecchire la zizzania della sfiducia, soprattutto quando assistiamo alla crisi della fede e al fallimento di vari progetti e iniziative. Ma non dimentichiamo mai che i risultati della semina non dipendono dalle nostre capacità: dipendono dall’azione di Dio. A noi sta seminare, con amore, impegno, pazienza. Ma la forza del seme è divina. Lo spiega Gesù nell’altra parabola odierna: il contadino getta il seme e poi non si rende conto di come porta frutto, perché è il seme stesso che cresce spontaneamente, di giorno, di notte, quando lui meno se lo aspetta. Con Dio anche nei terreni più aridi c’è sempre speranza di germogli nuovi. Maria Santissima, umile serva del Signore, ci insegni a vedere la grandezza di Dio che opera nelle piccole cose e a vincere la tentazione dello scoraggiamento, fidiamoci ogni giorno di Lui». Dopo l’Angelus come sempre il Papa si rivolge alla piazza alzando lo sguardo su quanto accade nel mondo: «Sono particolarmente vicino alla popolazione della popolazione del Tigray in Etiopia colpita dalla carestia: c’è la fame, affinché cessino le violenze, sia garantita assistenza alimentare e sanitaria, ringrazio tutti coloro che lavorano per alleviare le sofferenze», e qui invita alla recita dell’Avemaria.

«Ieri è stata celebrata la giornata mondiale contro il lavoro minorile, è inammissibile chiudere gli occhi davanti allo sfruttamento dei bambini privati del diritto di giocare, studiare, sognare. Sono 150 milioni più o meno come gli abitanti di Spagna, Francia, Italia: questo succede oggi. Rinnoviamo insieme lo sforzo per eliminare questa schiavitù dei nostri tempi. Oggi pomeriggio ad Augusta in Sicilia ci sarà la cerimonia di accoglienza del relitto del naufragio del 18 aprile 2015. Questo simbolo di tante tragedie interpelli la coscienza e ci aiuti a costruire una comunità più solidale. Non dimentichiamo. Pensiamoci che il mediterraneo è diventato il cimitero più grande d’Europa». L'ultimo pensiero, prima del saluto ai pellegrini sulla piazza, è per i donatori di sangue, per la loro generosità solidale

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