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IL BELLO DELLA SCUOLA ON LINE

di Francesco Belletti, Direttore Cisf (Centro Internazionale Studi Famiglia)

da www.famigliacristiana.it

@Riproduzione Riservata del 30 marzo 2020

Le lezioni dei figli a casa durante il periodo di isolamento possono essere l'occasione perché scuola e famiglia imparino finalmente a conoscersi e apprezzarsi. Può finalmente cadere il muro?.-

Una delle scelte più difficili e necessarie, in questa emergenza Coronavirus, è stata la chiusura integrale delle scuole, e la contemporanea “clausura” degli studenti di ogni ordine e grado nelle proprie case, in famiglia. Ciò ha sfidato in modo imprevedibile e rivoluzionario sia il mondo della scuola che quello delle famiglie: da un lato professori, presidi e scuole hanno dovuto inventare forme e strumenti di “educazione a distanza”  prima nemmeno sognati – a parte qualche rara e casuale eccezione, per quei docenti o quelle scuole più “smart”, che avevano già in qualche modo digitalizzato i propri insegnamenti. Dall’altro i genitori si sono ritrovati addosso un ulteriore compito di “corresponsabilità educativa” sulle attività scolastiche propriamente dette, che andava a sommarsi alla già complicata responsabilità di “tenere i propri figli in casa”, con tutti i risvolti educativi, comportamentali e gestionali che ciò ha richiesto. Anche in famiglia, in effetti, ci si è dovuti reinventare praticamente da zero una quotidianità di relazioni gomito a gomito 24 ore su 24.

L’entrata della scuola dentro la quotidianità della famiglia tramite un video di computer è stata una grande opportunità, ma anche una sfida molto complessa: che sollievo, per figli e genitori, sapere che c’era un appuntamento fisso con i professori, con i compagni di classe, con quella  normalità scolastica apparentemente tanto disprezzata in tempi normali, ma di cui si soffre così tanto la mancanza, quando non puoi uscire di casa nemmeno per andare a scuola! D’altro canto, non tutte le offerte di formazione a distanza sono state adeguate alla vita familiare: in molti casi ai genitori è arrivato un rinnovato carico di “compiti a casa”, con schede da stampare, compilazione di questionari, lavoretti da fare insieme ai figli…. Insomma, gli stessi modelli di insegnamento della scuola “in presenza”, trasferiti a domicilio. Così troppo spesso i genitori, in ultima analisi, “sostituiscono i docenti”, anziché essere sostenuti da un’offerta formativa progettata per essere svolta in line.  E cosa succede ai genitori (e anche ai sistemi informatici di una normale famiglia, in effetti), quando in una famiglia ci sono almeno due o tre figli che frequentano scuole differenti?

Riflessioni analoghe sono già state sviluppate anche rispetto al cosiddetto smart working aziendale, perché non basta “essere a casa a lavorare”: occorrono meccanismi diversi di distribuzione del lavoro, di verifica dei risultati, di comunicazione tra datore di lavoro e lavoratore e tra lavoratori… Così, non basta fare una lezione leggendo delle slide in video conferenza (anziché proporle dalla cattedra, in classe), per fare “educazione a distanza”. Né tantomeno ci si può aspettare che siano i genitori a fare accompagnamento, verifica, vigilanza sui progressi formativi, ecc.

Però non dobbiamo scandalizzarci di queste difficoltà, né tantomeno rimpallare colpe o responsabilità tra scuola e famiglia: la difficile emergenza che stiamo faticosamente attraversando in tutti gli ambiti di vita e di lavoro ci costringe ad esplorare territori nuovi, ad imparare strumenti che prima sembravano inaccessibili, ad inventare forme operative e modalità relazionali che nemmeno immaginavamo. L’importante è che su tutte queste sperimentazioni venga esercitata poi una seria riflessività, una valutazione serena e spassionata di cosa ha funzionato e di cosa invece non doveva essere fatto. Senza nascondere gli errori sotto il tappeto, ma con l’esplicito obiettivo di fare tesoro dell’esperienza, per rimanere capaci, una volta finita l’emergenza, di rendere ordinarie quelle novità straordinarie che siamo stati costretti a sperimentare.

Ma per fare questo serve un sincero riconoscimento reciproco tra scuola e famiglia, una rinnovata consapevolezza che genitori e insegnanti sono alleati per il bene dei nostri figli/alunni, abbattendo una volta per tutte il gioco a scaricabarile che sia genitori che insegnanti troppo spesso hanno agìto “contro” l’altro. Questo è “il” cambiamento di mentalità che prima di tutto si dovrà rendere operativo per difendere e promuovere l’educazione delle nuove generazioni, quando torneremo ad una “normalità” che certamente non sarà più la stessa di prima.

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