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I corali dei monaci in mostra alla Certosa: tesori del ’500, preziosi e monumentali

di Mariagrazia Pizzaluga
da www.laprovinciapavese.gelocal.it
@Riproduzione Riservata del 05 novembre 2021

Quattro graduali miniati, che contengono i canti eseguiti nelle messe, sono esposti fino al 9 gennaio nel monastero.-

CERTOSA. Un drago a sette teste, angeli con la tromba, fiori punteggiati d’oro: sono aperti sulle pagine più preziose i quattro graduali cinquecenteschi, dalle dimensioni monumentali, che da oggi (fino al 9 gennaio 2022) si potranno ammirare nella biblioteca monastica della Certosa di Pavia che ospita Immagini in canto.

Come una matrioska, un evento ne racchiude un altro e un altro ancora: i quattro codici che contengono i canti di accompagnamento delle messe - di grandi dimensioni proprio per poter essere letti dai monaci anche a distanza - sono incastonati in un mobile monumentale realizzato nel 1886 proprio per accoglierli al loro rientro dopo una diaspora che li aveva dispersi tra Milano e Parigi. Il grande scrigno di alta ebanisteria, con cassetti e spazi segreti, è stato di recente restaurato dalla bottega di Luciano Gritti.

E mentre ci si sofferma sulla maestria dei miniatori del ’500 alla corte dei Visconti e degli Sforza, si potrà ascoltare in sottofondo - per la prima volta dopo secoli - il suono delle parole cantate, interpretate dalle voci del Centro di Musica Antica della Fondazione Ghislieri. Le monodie gregoriane rivivranno anche domenica 12 dicembre durante la Messa delle 11.30 cantata dal coro della Schola gregoriana Ghislieri.

«Preferisco non chiamarla mostra, ma evento – avverte Emanuela Daffra, direttrice regionale dei Musei di Lombardia e curatrice dell’esposizione insieme a Barbara Galli –. Viene qui svelato quello che è uno dei tesori meno noti del Museo statale della Certosa. Quattro codici potrebbero sembrare pochi rispetto alle aspettative. Ma questa iniziativa fa in realtà parte di un percorso più ambizioso, legato al progetto Sleeping Beauty lanciato dal Mibact nel 2015 per sistematizzare la conoscenza delle opere conservate nei depositi. Nel nostro caso lo scopo è di recuperare, studiare e infine radunare in una mostra i codici miniati appartenuti alla Certosa di Pavia».

Per il momento sono stati riportati all’antico splendore due dei quattro graduali esposti, i codici 822 e 814, rispettivamente nel 2020 e nel 2009: sono stati entrambi digitalizzati ad alta definizione in modo che il visitatore possa sfogliarli virtualmente, soffermandosi anche sui più piccoli dettagli di ogni pagina. E a breve saranno sottoposti a restauro anche gli altri due codici miniati.

I monumentali libri da coro della Certosa, appartenuti a uno dei più grandi giacimenti librari lombardi (più di 10mila tra codici, manoscritti e incunaboli), erano in origine 39.

«Furono conservati in sacrestia fino alla soppressione del monastero nel 1782 – spiega il professor Pierluigi Mulas, studioso di miniatura e docente all’Università di Pavia –. Furono quindi trasferiti nel 1784 alla Braidense e due anni più tardi, all’inizio del periodo napoleonico, inviati a Parigi. La loro restituzione avvenne solo nel 1816, ma ne rientrarono solo tredici. Di uno si persero le tracce, forse smembrato per essere rivenduto».

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