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«Ho vinto il tumore, ora aiuto i bimbi malati»

di Andrea Ballone

Nicolò Zattin, colpito da linfoma a 8 anni, ora ne ha 19: «Sono rinato, lo racconto ai piccoli ricoverati al policlinico di Pavia».-

DORNO. Quando aveva 8 anni i medici gli hanno diagnosticato un linfoma,un tumore che interessa il sistema circolatorio e quello immunitario, dal quale è definitivamente guarito. Nicolò Zattin, 19 anni, oggi gira i reparti di pediatria degli ospedali per raccontare la sua storia a lieto fine e dare una speranza ai bambini che stanno vivendo la sua stessa tragedia.

La missione 

«Incontro tutti i giorni dei bambini che sono malati e non sorridono più. Parlo con loro gli racconto come ce l'ho fatta e li invito a non mollare come ho fatto» spiega Nicolò. Una battaglia contro il cancro vinta. E Nicolò oggi porta il proprio sorriso negli ospedali, in collaborazione con l'associazione Agal che al Policlinico di Pavia si occupa di aiutare i bambini che vengono colpiti da un linfoma. «Frequentavo la terza elementare - ricorda Nicolò - ed ero in fila indiana con i miei compagni di classe in corridoio. Il bambino che era dietro di me mi disse che aveva un rigonfiamento sul collo. Io non ci feci caso più di tanto. Ero un bimbo, non pensavo fosse nulla di grave, ma lo dissi ai miei genitori».

La mamma ha intuito la malattia

Chi non sottovaluta il problema è mamma Antonella Cattin. Subito lo porta a fare gli esami del caso e si scopre che ha contratto un linfoma, una malattia che può condurre alla morte e che bisogna curare senza perdere tempo. «Una volta conosciuta la diagnosi - racconta la mamma - la cosa difficile era dirlo a lui. Stavamo andando in auto verso l'ospedale e Nicolò ha capito che c'era qualcosa che non andava, perchè io sono sempre sorridente. Ma quel giorno no». Davanti ad un panino ed una Coca Cola Antonella ha spiegato al bambino cosa stava succedendo. Da quel giorno, per un anno, è iniziato un andirivieni dall'ospedale per gli esami, le trasfusioni e le chemioterapie. «Un giorno - ricorda la madre - Nicolò mi ha chiesto perchè gli altri fossero tutti tristi. Io stessa in reparto cercavo di scherzare e portare un po' di allegria, al punto che Nicolò a volte era anche un po' geloso».

I momenti più difficili e la rinascita

«La cosa più brutta - spiega Nicolò - è vedere che un bambino non torna più in reparto. Ti dicono sempre che è guarito, ma spesso in cuor tuo sai che non è così. Ancora oggi ripenso a un ragazzino con il quale avevo legato molto e che non l'ha fatta. Una volta guarito ho pensato che io ce l'avevo fatta, grazie anche all'aiuto dei miei familiari. Ma molti invece non hanno vinto la loro battaglia contro la malattia». Per il bambino dornese la guarigione arriva, dopo un anno di terapie, ma ci vogliono dieci anni prima che possa considerarsi del tutto fuori pericolo. Intanto Nicolò ha studio all’alberghiera ed iniziato a lavorare. Domani realizzerà il suo sogno, aprendo un pub a Dorno. -

da www.laprovinciapavese.gelocal.it

@Riproduzione Riservata del 07 settembre 2018

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