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Giovani e scelte di vita

di Aurelio Molè

Presentata una originale ricerca che mostra il punto di vista dei salesiani sui giovani in tutto il mondo. Le riflessioni del sociologo Franco Garelli.-

Una ricerca sui giovani apre il secondo giorno del congresso internazionale che si svolge a Roma su “Giovani e scelte di vita” alla Pontificia università salesiana. Non sono stati intervistati i giovani ma un campione qualificato di 435 salesiani, cooperatori e laici in tutto il mondo, che hanno espresso i loro pareri con un questionario online. Dalle loro risposte emerge in modo chiaro cosa pensano i salesiani sui giovani del mondo. Il campione non è stato casuale, sono state scelte le persone più adatte che lavorano in modo prevalente con la fascia d’età che va dai 16 ai 19 anni. I risultati sono stati letti e interpretati dal sociologo dell’Università di Torino, Franco Garelli che, al di là delle potenzialità e dei limiti della ricerca, ha cercato di sintetizzare in alcuni concetti chiave le tante condizioni giovanili presenti nel mondo, evidenziando quegli elementi trasversali che esprimono “l’unità generazionale” come diceva il sociologo tedesco Karl Mannheim negli anni ’20.

Garelli evidenzia cinque tratti comuni: la ricerca della felicità intesa come desiderio di star bene con se stessi e con gli altri anche senza avere la possibilità di realizzarla; la tendenza alla radicazione nel momento presente, nel carpe diem, nel mordi e fuggi in un vissuto condensato, frenetico, affaccendato, sempre connesso in Internet, senza reali progetti per il futuro; la moltiplicazione delle esperienze frequentando gruppi diversi alla ricerca di sempre nuove sensazioni dove la dimensione affettiva vale più di quella progettuale; il riconoscimento che i giovani sono portatori di allegria e l’ottimismo che fa, però, i conti con la precarietà del vivere che provoca instabilità e conseguenti dipendenze.

È possibile sicuramente intervenire sui bisogni e sui deficit educativi dei giovani. Innanzitutto con il riconoscimento: non etichettarli, rispettarli e riconoscere che sono capaci di agire nella società. L’altro bisogno che emerge in ogni latitudine, sia nelle società più ricche che più povere, è il bisogno di famiglia, di spazi di dialogo, di vita condivisa. Dalla sofferenza di essere ignorati nasce il bisogno di accompagnamento, di avere accanto a sé adulti maturi umanamente e spiritualmente che abbiano tempo, siano presenti ma discreti, comprensivi ma esigenti, sappiano offrire stimoli e orizzonti. Inoltre è fondamentale che possano dire la loro essendo protagonisti e trovando percorsi originali dentro la Chiesa e nella società con una più ampia apertura di credito. Vogliono, infine, una scuola ad alta capacità formativa che possa inserirli in modo attivo nella società con competenze spendibili.

La ricerca ha il merito, secondo Garelli, di mostrare la tipica ambivalenza dei giovani con una visione non apocalittica o nichilistica, ma aperta alla speranza tipica del carisma salesiano che dovrebbe essere capace di fare più proposte nella sfera pubblica sui temi decisivi dell’esistenza.

da www.cittànuova.it

@Riproduzione Riservata del 21 settembre 2018

 

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