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DIOCESI DI TORTONA: Daniele Lottari

di Daniela Catalano
da www.diocesitortona.it
@Riproduzione Riservata del 05 dicembre 2020
Martedì 8 dicembre nel Duomo di Voghera Daniele Lottari sarà ordinato diacono.-
«L’essenziale è stare nella volontà di Dio» 
VOGHERA - Martedì 8 dicembre, solennità dell’Immacolata Concezione, alle ore 16, nel Duomo di Voghera, si terrà l’ordinazione diaconale di Daniele Lottari.
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Per partecipare alla cerimonia, nel rispetto delle normative anti Covid, occorre prenotare il posto telefonando presso la segreteria dell’Unità pastorale (telefono 0383 1914598).
La funzione, presieduta dal vescovo Mons. Vittorio Viola, sarà trasmessa in diretta da Radio PNR e dai media diocesani e preceduta dal triduo di preghiera il 4, 5 e 6 dicembre, alle 20.30, sempre in Duomo.
Per conoscere meglio Daniele, 35 anni, vogherese, gli abbiamo rivolto qualche domanda.
Come è nata la tua vocazione?
«Dopo gli studi in Scienze ambientali e la laurea ho lavorato come perito assicurativo. La mia vita è sempre stata contraddistinta dal fatto che qualsiasi cosa facessi mi sembrava di non fare abbastanza e facevo fatica a trovare un senso.
Ero come un assettato che non riusciva a dissetarsi, pur svolgendo tante attività anche sportive come il judo e l’alpinismo. A un certo punto, dopo un momento un po’ difficile e di confusione, mi è capitato di accompagnare i ragazzi dell’Oratorio di San Rocco, insieme a don Enrico Bernuzzi, ad Assisi e i frati mi hanno proposto di seguire un corso vocazionale.
Subito non ho accettato ma l’anno successivo, per Pasqua, ho provato a farlo e dopo una confessione, per la prima volta, ho capito che fare il prete poteva essere qualcosa che mi rendeva pienamente uomo e mi faceva sentire realizzato.
Ho sentito l’esigenza di trasmettere agli altri la sensazione, che io avevo provato, di essere amato per quello che ero.
Nel corso dei mesi successivi ho riflettuto molto e ho iniziato ad approfondire il mio cammino.
Nel frattempo mi sono anche innamorato di una ragazza ma vivendo questa relazione mi sono accorto, nuovamente, di provare la sensazione di sete che avevo già sperimentato e allora ho capito che dovevo davvero comprendere se la mia vocazione fosse il sacerdozio.
Ho deciso allora di iniziare l’anno di propedeutica a Torino e ho vissuto uno dei periodi più belli della mia vita, con ampi spazi di discernimento interiore.
Poi sono entrato in seminario nel settembre del 2015 a Valmadonna, dove sono rimasto per tre anni, fino alla chiusura. Sono stati anni di alti e bassi, caratterizzati anche dalla tragedia della perdita di Stefano Giuliano, che era per me un caro amico.
Da due anni sono a Torino, dove mi sono trovato molto bene e ho continuato il mio servizio a Voghera, nell’unità pastorale.
Il 2020 è stato per me caratterizzato dalla sofferenza per la morte di don Enrico, un caro amico, e di Giacomo Jon, un ragazzo dell’oratorio che ho visto crescere.
Da quando ho intrapreso la mia strada mi sono sempre sentito accompagnato dal Signore e, pur nell’incertezza e nella trepidazione, credo che questa per me sia la via giusta».
Che cosa significa ricevere il diaconato?
«Nel momento in cui riceverò il sacramento dell’ordine nel grado del diaconato, abbraccerò il celibato, la forma di amore in cui riesco a dare il meglio.
Nonostante possa essere un sacrificio, per me rappresenta una pienezza. Il diaconato mi pone al servizio del servizio del vescovo, prometto cioè obbedienza al mio pastore e questo è il sigillo dell’impegno che mi assumo in maniera definitiva.
Anche il vescovo, da parte sua, si impegna a mettermi nella condizione di poter svolgere il mio operato».
Dove svolgerai il tuo ministero di diacono e cosa ti auguri in questo anno che precede la tua ordinazione sacerdotale?
«Il mio incarico sarà a Stradella, accanto a don Gian Luca Vernetti e la mia nuova parrocchia sarà per me come la mia terra promessa.
Spero di riuscire a stare in ascolto di quello che il Signore vuole da me. L’essenziale è stare sempre nella sua volontà».

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